Un gesto di amicizia

Speriamo che questo terzo (ed ultimo) numero del '97 vi giunga entro o - per lo meno - non molto oltre la fine dell'anno.
E' la seconda settimana di novembre e Lotta come Amore inizia il suo viaggio in tipografia dopo aver completato l'elaborazione grafica che conclude la "fatica" dello scrivere. Fatica leggera - questa - e desiderata perché mette in comunicazione con tanti amici ad ognuno dei quali vorremmo far giungere un particolare pensiero. Così lo scrivere è appena sospinto dalla necessità di completare il giornaletto entro determinati limiti di tempo e - come lo scorrere lento del fiume in pianura - visita idealmente paesi e città, volti noti e appena conosciuti insieme a indirizzi che si perdono nella memoria e persone con le quali forse non ci incontreremo mai. Può essere anche giudicato spreco questo nostro inviare il giornaletto al di là di ogni segnale di riscontro. Per noi ha il significato di un gesto di amicizia che nulla pretende o richiede. Amicizia per chiunque prende in mano questo nostro foglio, anche fosse solo per accendere il fuoco in un caminetto o foderarci il secchio della spazzatura. L'amicizia è comunque onorata da questo privilegio di poter entrare nella quotidianità della vita e dà il senso di questo nostro vivere - in misure e modi assai modesti e insignificanti - qui nella Chiesetta del Porto.
Qualcuno ci chiede di inserire un modulo di conto corrente per poter facilitare l'invio di un contributo, di un "abbonamento", di un sostegno economico a questo foglio. Vogliamo rimanere fedeli ad una linea che d, molti anni si esprime con la frase "Non chiediamo abbonamenti Chi vuole può dare una mano nel modo che crede più opportuno" .
Sinceramente - senza affatto disprezzare, anzi, ringraziando quanti di voi sono fedeli a, un sostegno economico decisivo per pagare l spese di stampa e spedizione - la mano che chiediamo è prima di tutto nel vivere e diffondere una amicizia semplice e "a gran cuore", una attenzione alla realtà umana e all resistenza contro ogni disumanità. Nei modi, nelle misure che la coscienza personale, le condizioni di vita, le risorse personali e di gruppo lo permettono. E anche oltre ... perché la lotta come amore non è mai un bilancio da portare a pareggio, ma uno stile di vita segnato dalla mano aperta del seminatore che getta il seme nella fiducia di ogni possibile fecondità.
Una amicizia che non si sottrae al desiderio dei segni più o meno consueti della comunicazione. Una lettera, una cartolina, un biglietto, un messaggio sulla segreteria telefonica... riempiono di gioia e di presenza la nostra vita quotidiana assai simile a quella di tanti di voi. Originale e calda ci pare tutta la serie di messaggi, di auguri, di memorie che ci inviate nell'apposito spazio sui moduli dei vaglia postali. Meriterebbe lo spazio di un intero numero del giornalino anche solo un collage di queste straordinarie "strette di mano".
Accogliamo in questo numero due testimonianze assai diverse tra loro per spessore, coinvolgimento, storia. Eppure simili nel raccogliere il seme di una vita che muore per fecondare di speranza la zolla di terra in cui si opera. Il passaggio, delicato e difficile insieme, dell' adolescenza e il mondo rimosso e segregato della vita carceraria sono realtà del tutto dissimili eppure unite dalla condizione di dimensioni della vita in esilio, destinate per lo più a svolgersi "fuori" dalla città degli uomini. Come ogni passaggio - più o meno prolungato nel tempo - che costituisce un confronto con una identità altra da quella disegnata dal sistema di vita imperante. Oltre le mura di una convivenza umana che espelle tutto ciò che non riesce a rendere omogeneo alla propria pervicace volontà di sopravvivere identica a se stessa.
Nell'anno che ci apprestiamo a vivere ricorre il decimo anniversario della morte di don Sirio. Il 19 febbraio 1998 saranno dieci anni. Come tanti di voi in situazioni simili avranno sperimentato, non è facile crederci. Non è facile cioè rendersi conto del passare del tempo e più che increduli si rimane confusi, disorientati. Sembra appena ieri e sono già dieci anni...
Anni della mia vita, anni più o meno decisivi, importanti comunque. Ho portato con me Sirio. Come avrei potuto fare altrimenti? La memoria, il ricordo vivo, la nostalgia. Abito nella sua casa, vivo di quello che è stato anche - e in modo davvero decisivo - il suo lavoro, sono sostenuto da molti amici che ho conosciuto per via di lui... Ma in questi dieci anni la strada è stata la mia, i motivi di vita quelli che ho ritenuto più giusti per me; i muri hanno cambiato pelle inconsapevolmente, inevitabilmente.
Ma dov'è Sirio, ora? Lui, e non l'immagine di lui che mi sono fatto io anche se per portarla più vicina possibile al cuore?
Le paginette centrali si sono dilatate in questo numero. L'incontro - i primi di agosto - con un folto gruppo di giovani capi scout, ha segnato un momento importante e bello sul filo della memoria viva di don Sirio. E Maria Grazia rende conto di quelle conversazioni articolandole per quanto lo permette lo spazio in questo giornale, la reale difficoltà a unire insieme memorie raccontate da punti di vista nettamente diversificati, la sensazione che comunque trattandosi di una memoria viva essa modifica continuamente se stessa...
In un fine settimana di luglio e, successivamente, in ottobre ci siamo incontrati qui alla Chiesetta con Giorgio, Gianni e Roberto per impostare il convegno che i preti operai hanno deciso di tenere nel '98 qui a Viareggio nel solco della memoria di Sirio. E' nato un programma semplice, ma intenso. Da venerdì l Maggio a domenica 3 un incontro intitolato significativamente "Chi lotta e soffre su una zolla di terra, lotta e soffre su tutta la terra". Incontro di preti operai che diventerà nel pomeriggio e nella serata di sabato un incontro aperto a tutti gli amici di Sirio.
Siete tutti invitati a partecipare e sarà festa segnata dalla gioia nella speranza che veramente "la morte non chiude la storia".



Luigi


in Lotta come Amore: LcA dicembre 1997, Dicembre 1997

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