Vorrei tentare di offrire agli amici legati al filo tenue "di queste pagine alcuni pensieri adatti, forse, ad un anno che chiamiamo "nuovo" perché prima il suo "numero" non era ancora apparso sui nostri calendari, ma che nuovo potrebbe anche essere se la novità crescesse come una buona pianta dentro il piccolo spazio di terra della nostra vita. Cercherò dunque di seguire il filo dei pensieri che si sono dipanati intorno ad un'idea che ha accompagnato il percorso dei soci dell' A.RC.A. per parecchio tempo. Si sa, l'A.RC.A. non può navigare troppo in fretta: al massimo, nei giorni di vento buono, i suoi marinai alzano la vela e allora la vecchia imbarcazione fila via liscia e spedita sulle onde. Ma, più spesso, tutto procede al ritmo dei remi e, quindi, molto lentamente...
Per gli amici del giornalino che conoscono meno le varie vicende legate alla nostra piccola storia, l'A.RC.A. è una associazione di volontariato costituita da circa 60 soci, più un gruppo di amici e simpatizzanti sparsi all' intorno, che in qualche modo e in momenti particolari si affiancano con le proprie barchette allo scafo più grande (si fa per dire !) ed insieme vengono progettate piccole iniziative nelle scuole, momenti di incontro, di confronto, di scambio, di "movimentazione delle acque" che, come si sa, tendono spesso a diventare acque stagnanti.
Così, l'A.R.C.A. ha progettato per il '97 (con scadenza al 31 maggio) una raccolta di racconti (veri o fantastici) che descrivono avvenimenti, sogni, piccole storie, utopie nascoste nei vari cassetti che ciascuno custodisce gelosamente. Di tutto il materiale prodotto, sarebbe intenzione di farne una mostra e - se sarà possibile - anche un estratto per una pubblicazione : vorremmo raccogliere tutta una serie di "parole positive", attraverso le quali poter aprire l'anima, il cuore, la mente, la fantasia, le energie più intime; verso orizzonti di speranza concreta e costruttiva. Un tentativo di comporre un piccolo mosaico di pensieri positivi, quasi a voler controbattere (ma il motivo non è solo per essere "contro") tutta una cultura della parola, dell'informazione scritta e dell'immagine fortemente basata sulla cronaca nera, sulla storia più oscura, sugli avvenimenti che grondano lacrime, sangue, distruzione, morte. Non dei racconti "rosa", consolatori, tanto per rendere meno amara la realtà che rimane quella che è nelle sue manifestazioni negative: uno sguardo, invece, attento e partecipe a quella parte della nostra vita (nostra e degli altri), vissuta realmente o fortemente desiderata e immaginata, che porta in sé la parte positiva, ricca di speranze, carica di semi preziosi che spesso finisce per non essere visibile neppure ai nostri stessi occhi. Siamo talmente immersi nell'ombra del "negativo" che non ci accorgiamo più della parte "luminosa" che si sprigiona dentro o intorno a noi.
Vorrei proporre, perciò, dalle pagine del nostro giornalino, a tutti gli amici lettori (volti noti e, per la maggior parte, volti sconosciuti, legati al filo sottile delle parole) di partecipare anche loro a questa proposta, scrivendo un breve racconto ed inviandolo all' A.R.C.A (presso l'indirizzo di Lotta come Amore e cioè) Lungo Canale Est, 37 - 55049 Viareggio. Entro il 31/5/97!
Così, attraverso le parole scritte, tenteremo di allargare il messaggio di fiducia e di luce : i racconti, che dovranno essere necessariamente brevi, avranno la possibilità di rappresentare prima di tutto per chi li scrive il momento per guardarsi dentro e recuperare quella parte positiva, simpatica, carica di speranza e di fiducia di fronte alla vita.
Fra le molte cose che mi hanno colpito nel messaggio del Vangelo, sicuramente ha avuto una grande importanza la prevalenza di una visione fortemente positiva dell'esistenza umana e del suo rapporto col mistero di Dio. La relazione fondamentale su cui Gesù insiste in continuazione è quella di un legame d'amore tra il Padre e le sue creature. Questo filo sottile, ma indistruttibile, dà un significato buono alla vita, anche se essa resta. sottomessa alla debolezza, alla contraddizione, alla sofferenza e alla morte. Ma la "buona notizia" portata da Gesù sta tutta dentro questo percorso faticoso e oscuro, e lo illumina dall' interno, aprendo i nostri occhi alla speranza di un mattino di luce. Uno dei racconti simbolici di Gesù che mi ha sempre affascinato è la parabola del grano e dell'erba cattiva (la "zizzania" di una vecchia traduzione). Essa mi ha sempre indicato un percorso improntato alla positività dell' esistenza, nell' accettazione chiara e scoperta della impossibilità di eliminare la contraddizione del negativo e quindi del "male" : ma l'occhio di Gesù guarda al "buon grano" e ci invita all'impegno per una crescita di tutti i semi ricchi di vita e di energie positive, senza lasciarsi chiudere nella cultura delle tenebre. La notte secondo il linguaggio evangelico, è lo spazio nel quale agiscono le forze oscure della violenza, della distruzione, della negazione della vita. L'invito è molto pressante, invece, ad orientare il proprio sguardo verso la luce, la luminosità che ogni essere racchiude dentro di sé come dono originale del suo Creatore. "Figli della luce" Gesù chiama coloro che cercano nel proprio cammino la volontà di Dio, uscendo così fuori dello spazio dominato dal "potere delle tenebre".
Raccogliere i segni, anche molto tenui e leggeri, di questa luminosità che la vita racchiude in sé, frammenti di una realtà positiva che ci accompagna nel percorso quotidiano, può rappresentare nel suo piccolo una forma di lotta e di resistenza per una umanità più riconciliata e più fraterna. A volte, anche un solo raggio di sole, può essere sufficiente a rendere meno gravosa una giornata gravata dalla nebbia.
don Beppe
in Lotta come Amore: LcA marzo 1997, Marzo 1997
Luigi Sonnenfeld
e-mail
tel: 058446455