Nuove alleanze per la dignità del lavoro

Alla fine dello scorso anno, si è tenuta a Pisa, promossa dal Centro Nuovo Modello di Sviluppo, una Conferenza Internazionale che ha visto intervenire 150 delegati di organizzazioni del lavoro e della solidarietà provenienti da 30 paesi del mondo. L'incontro è stato guidato da un'intuizione: le multinazionali, apparentemente indipendenti da ogni regola di mercato, insofferenti a ogni rivendicazione dei lavoratori per migliori condizioni di lavoro, di salari e di vita, insensibili a ogni vero bisogno dei consumatori e a norme di commercio più eque, possono essere condizionate nelle loro scelte, se consumatori del Nord e lavoratori del Sud sviluppano comuni strategie di solidarietà e di pressione.
A Pisa è stato posto un seme. Niente potrà essere più indifferente, neppure la sponsorizzazione della Nazionale di Calcio che oggi è garantita dalla Nike, di cui è stato mostrato l'incredibile e cinico sfruttamento dei lavoratori asiatici.

Noi, delegati del Sud e del Nord, in rappresentanza di organizzazioni sindacali, di associazioni per i diritti umani, di organizzazioni per la cooperazione internazionale, di associazioni del commercio equo e solidale, di associazioni di consumatori, di Chiese, di associazioni, per i diritti dei minori, di associazioni per i diritti delle donne, di associazioni ambientaliste, a conclusione dell'Incontro che abbiamo tenuto a Pisa l' 1-2- 3 ottobre 1995 sul tema "Nuove alleanze per la dignità del lavoro", dichiariamo:
1. Nel momento in cui l'economia mondiale si sta integrando sotto il dominio di grandi multinazionali che sfuggono a qualsiasi controllo e a qualsiasi regolamentazione sociale, riconosciamo l'urgenza di rinsaldare i legami fra forze sindacali e sociali del Sud, del Nord e dell'Est del mondo per riuscire a programmare azioni comuni in difesa dei fondamentali diritti umani, sociali, economici e ambientali che in tutto il mondo sono sempre più calpestati.
2. Riconosciamo che l'informazione e la possibilità di comunicare rapidamente sono due condizioni di fondo per poter costruire valide alleanze internazionali e per poter organizzare prontamente delle iniziative a difesa della dignità umana nell'ambito del lavoro. Per questo ci impegneremo per rafforzare i collegamenti fra le organizzazioni del Sud e del Nord e dell'Est, utilizzando tutti i mezzi possibili compresi quelli più moderni della telematica.
3. Mentre confermiamo l'insostituibilità della contrattazione collettiva e dello sciopero, ribadiamo la necessità di utilizzare anche altre forme di pressione sulle imprese come le campagne di lettere, le campagne di stampa, le azioni attraverso il consumo e il risparmio.
Riconosciamo che le campagne di consumo sono particolarmente efficaci perché provocano un danno economico alle imprese. Per questo ci impegneremo per fare aumentare la sensibilità sociale dei consumatori e dei lavoratori, per rafforzare le reti del commercio equo e solidale, per introdurre i marchi di garanzia sociale. Ma ci impegneremo anche ad approfondire altre forme più potenti di condizionamento delle imprese, come il boicottaggio, per capire come si possono utilizzare senza provocare effetti indesiderati sui lavoratori.
4. Pretendiamo che le multinazionali adottino codici di condotta completi e controllati democraticamente. Ribadiamo che i codici di condotta possono avere un impatto positivo solo se sono concordati con le forze sindacali e se le multinazionali si sottopongono al controllo di commissioni indipendenti formate da sindacati e altre organizzazioni non governative.
5. Riconosciamo che è fondamentale indurre i governi di tutto il mondo a garantire gli standard minimi di lavoro e ci impegneremo per trovare degli strumenti internazionali di natura istituzionale capaci di esercitare pressione sui governi inadempienti evitando tuttavia il rischio di sottoporre i paesi del Sud a forme di ricatti o di strumentalizzazioni da parte dei paesi del Nord.
6. Riconosciamo, infine che, mentre dobbiamo impegnarci nel quotidiano per difendere e ripristinare i fondamentali diritti lesi, nello stesso tempo dobbiamo impegnarci in un progetto più ampio per la costruzione di un nuovo modello economico che non veda più il commercio come un fine in se stesso, ma come un mezzo per garantire a tutti gli abitanti della terra una vita più dignitosa.




in Lotta come Amore: LcA luglio 1996, Luglio 1996

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