...Non abbiamo cambiato niente nella Chiesa, nel sindacato, nel mondo... E' vero: può essere questa la nostra resa di fronte alla storia nella quale ci siamo immersi con tanta foga, con spirito giovane, senza riserve. La storia della classe operaia, sul finire degli anni '60.
Ma ci siamo legati alla normalità della vita, ad una vita tutta vista dal basso. Abbiamo fatto del quotidiano il nostro chiostro.
La scoperta che ci ha sorpreso e ancora ci sorprende, è che questo non ha spento le tensioni. Non è stato un rientrare nei ranghi per aver sofferto quell'essere a parte che caratterizza la crisi attuale del prete. Non ci ha fatto mollare.
Per anni abbiamo arato il campo, ma oggi possiamo dire che una pianta è nata. Tra i rovi, forse, ma questo dà ragione della serenità di fondo che oggi esprimiamo, mantenendo aperta la speranza.
Alla radice, il rifiuto di Dio come oggetto.
Quel Dio mai raggiunto e sempre ricercato. Quel Dio che è Grazia e quindi Amore per tutta l'umanità e Libertà di poter essere questo amore.
E come frutto, la consapevolezza che questa libertà di Dio possa incontrare la libertà dell'uomo e della donna. Nella Parola di Cristo, unico mediatore.
Gesù Cristo, libertà non esercitata per se stessa come nell'esperienza umana dopo la caduta, ma, in novità di vita, per far essere l'altro/altra.
Il sentiero che si è aperto è quello di un servizio reso alla diminuzione del potere delle mediazioni che offuscano l'unica mediazione. A cominciare dalla mediazione del prete e, più in generale, di quella del potere ecclesiastico.
Diminuire fin dove? Fino a che punto?
Qui si apre tra noi una forbice. Essa parte da lontano e si alimenta in teologie assai diverse tra di loro. Da una parte c'è chi, attraverso questa diminuzione, spera in una Chiesa finalmente serva e povera. Dall'altra chi la sente come misura di resistenza verso una Chiesa in cui sembra predominare un istinto di conservazione di se. Dall'altra ancora chi la vede come l'azzeramento necessario di ogni vecchio otre, perché il vino nuovo dell'adorare Dio in spirito e verità è possibile solo in nuovi contenitori: quando e quali?
La forbice si allarga - se possibile - ancora di più quando si passa ad esaminare quella realtà ormai a dimensioni mondiali che coinvolge la vita economica e culturale. Eppure ci si potrebbe aspettare una posizione convergente in un unico realistico atteggiamento: quello di rinuncia perché non c'è nulla da fare. Ma dal micro di ciascuno cresce una voglia di analisi per capire e aiutare gli altri a capire.
La presenza tra noi di posizioni tanto diverse per situazioni di vita e di lavoro, per scelte politiche e sindacali, per idealità di segno opposto, ha condizionato, fino ad oggi, un certo silenzio. Come un passarci sopra per troppa sofferenza. Tutti i presenti nel gruppo sono intervenuti, ed è stato come un primo confronto che ha aperto spazi per un prossimo incontro dove scambiare analisi, prospettive per poter resistere.
Dagli interventi:
- Occorre dirci i nostri angoli di visuale.
- Chi non si oppone e non organizza il dissenso è orientato quanto meno alla collaborazione passiva.
- Guardando avanti, qualcuno dovrebbe dirmi che non sono solo uno che ha scelto di lavorare, ma uno che vuole vivere. Perché il livello di vita è così asfittico...
- Il dissenso va contestualizzato: rispetto ai contratti di lavoro, rispetto alla difesa della salute, rispetto alla dignità della persona.
- Il peso del primo mondo cresce sempre più: con le mie lotte cosa scarico nel terzo mondo?
- Riascoltiamo quella voce di profeti che all'inizio ci ha permesso di capire. Di chi sarà il Regno?
- Un modo caratteristico di essere insieme poneva problemi agli altri. Ci riusciamo oggi?
- A noi del nordest dicono che siamo ricchi, ma la nostra ricchezza è frutto del pensiero unico, del mercato.
- Si è avviato un processo economico il cui punto d'arrivo neppure i grandi proprietari riescono a scorgere.
- Stiamo vivendo un periodo di transizione in cui possono prevalere gli elementi negativi. Ma anche elementi di speranza.
- Dobbiamo darci luoghi di pensiero su scala mondiale: tocca a chi si accorge di non poter più fare il piccolo cabotaggio...
Se si vuole andare avanti insieme occorre confrontarci sulle tematiche che queste considerazioni sottintendono. Anche per capire se vogliamo veramente sottrarci al confinamento nella zona grigia che permette una via d'uscita in una opposizione puramente intellettiva. Se siamo in grado di esprimere un' opzione e quindi una volontà di azione.
in Lotta come Amore: LcA luglio 1996, Luglio 1996
Luigi Sonnenfeld
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