Il cucùlo di Salsomaggiore

Non so se è sempre lo stesso, oppure se è il figlio di quello dell'anno precedente; fatto sta che ogni anno, puntualmente, tra il 25 aprile e il l" maggio, sulla collina dei frati conventuali di Salsomaggiore il cuculo accoglie con il suo richiamo tutto speciale il piccolo numero dei preti operai italiani che vi si ritrovano a "convegno". Anche quest' anno, fedele come un orologio (appunto!), l'amico cuculo ha salutato con grande simpatia e senso di partecipazione i preti operai che si sono dati appuntamento sulla collina per un incontro sul tema: "Memoria per una Prospettiva". Al cuculo di Salsomaggiore non importa gran che la specificità dei temi di riflessione che ogni anno - o quasi - vengono scelti: lui non è una creatura molto riflessiva. E' piuttosto un grande giocherellone e per la verità anche un grande sfaticato, dal momento che si rifiuta addirittura di compiere quello sforzo vitale che dovrebbe essergli connaturato, come "covare" in prima persona almeno le proprie uova! Forse anche per questo canta, con una specie di "animale meraviglia", quando, puntuali come le prime foglioline e le prime spighe di grano, vede giungere sulla collina i preti operai che sono riusciti per qualche giorno a lasciare i propri impegni per riflettere insieme e soprattutto per ritrovare insieme il coraggio e l'energia necessari per "guardare avanti". Almeno per qualche momento anche loro hanno lasciato ad altri le loro uova! E' difficile interpretare in maniera esatta i pensieri di un volatile così "anomalo": ma forse proprio questa potrebbe essere la chiave di lettura della gioia partecipativa che l'amico e compagno cuculo esprime con il suo canto ritmato ed insistente. Il fatto della "diversità", dell' anomalia piuttosto rimarcata di questi uomini che caparbiamente insistono nella loro ricerca di fedeltà a Dio e alla vita della gente che lavora; il fatto del loro persistere nel ritmo di un desiderio e di una volontà che li convince a rimanere "dentro" il tessuto di una vita che molti di loro hanno scelto ormai da trent'anni e che li ha resi parte viva di un'esperienza umana, sociale, religiosa che sicuramente li rende assai "particolari". Forse il cuculo di Salsomaggiore, fatto esperto da una discreta serie di convegni sulla collina, fiuta nell' aria e nel vento di primavera questa diversità e canta felice. Potrebbe darsi che tutto questo succeda anche a causa di queste due "date storiche" cariche di significati particolari: 25 aprile e l" maggio. Si sa, per i cuculi emiliani anche il calendario ha una certa importanza!
C'è un fatto, sicuramente, che l'amico cucù lo non può rilevare, dato che lui vede le cose da una certa altezza: questi uomini che salgono la collina e se ne stanno per molte ore chiusi nella grande casa a riflettere, a spremere il cuore e la mente, ascoltarsi e parlarsi, non sono proprio dei giovanotti! Visti dall'alto dei cedri del giardino possono sembrare tutti uguali ; ma osservati "a piano terra", uno per uno, anche il cuculo si accorgerebbe della situazione anagrafica in cui stanno realmente. Non che siano vecchi, però! Anzi, proprio quelli che hanno più anni, comunicano di solito energia e vitalità, passione per la vita, per la gente, per il cielo e per la terra, per l'oggi e per il domani, per il vangelo e per la storia umana... C'è un'aria fresca, nonostante la fatica e il realismo del peso delle cose, che circola tutt'intorno. Si riflette sulla "memoria", ma per spingere lo sguardo in avanti, scrutando l'orizzonte, come "gente di confine" che cerca di intravedere fin dove l'occhio può giungere i segni di una vita più piena, le ragioni di una scelta che si possano in qualche modo comunicare ed offrire, anche all'interno di una Chiesa che non è davvero molto attenta alla vita di questi suoi uomini che potrebbero portare dentro il "sacro recinto" della comunità cristiana la voce della gente comune, del "mondo" inteso come realtà di attesa, di ansia di ricerca, di bisogno di un Dio che sia amico e compagno sul sentiero della vita. Questi uomini un po' strani hanno vissuto l'esperienza di un dono molto particolare (l'amico pennuto di Salsomaggiore non sa di certo che si usa chiamarlo "carisma"!): il dono di essere stati "evangelizzati", mentre magari credevano di poter essere degli "evangelizzatori". Invece di portare qualcosa agli altri, essi hanno avuto la fortuna di poter "ricevere", di poter accogliere il messaggio di uomini e di donne che, molte volte inconsapevolmente, potevano indicare alla Chiesa un cammino di liberazione verso orizzonti più evangelici, quindi più fedeli a quel Gesù di Nazareth di cui la Chiesa non può fare a meno di essere l'annunciatrice non solo nelle parole, ma soprattutto nei "fatti". Soprattutto, questi uomini già avanti negli anni, attraverso la condivisione di vita con il mondo dei "piccoli", degli operai, degli uomini e delle donne che si guadagnano il pane con la fatica delle braccia (certo, il cuculo non può sapere niente di quell'Uomo di Nazareth dalle mani callose) hanno imparato cose che se fossero accolte, ascoltate, amate a pieno cuore dentro il sacro recinto della Chiesa, potrebbero essere motivo di grande gioia per tutto il popolo (ed anche di sofferenza, come nel parto, per chi sta un po' più in alto). Quest'ultima cosa, forse, il cuculo di Salsomaggiore l'ha proprio intuita: perché - ed anche i frati conventuali lo facevano notare - nei giorni del convegno il suo canto si è fatto molto più insistente del solito, carico di una particolare allegria e preciso come un orologio! Al primo albeggiare, nonostante la foschia poco invitante, si udiva già il suo verso ritmico (cu-cù / cu-cù) come uno che ha tanta voglia di vivere e desidera farlo sapere a tutti. Poi, via via, durante il giorno c'era come un crescendo in questa specie di tam-tam dell'aria: forse il cuculo, fatto esperto ormai da tanti convegni dei preti operai, si sentiva particolarmente carico e desideroso di far giungere a tutti qualcosa che potesse rallegrare la mente e scaldare il cuore. Forse, nonostante la chiara percezione di come stanno le cose, il suo canto appassionato (ecco, era proprio questa la particolare caratteristica del suo cantare) aveva ancora la possibilità di arrivare a qualche orecchio capace di ascoltarlo e di rallegrarsene.


don Beppe


in Lotta come Amore: LcA luglio 1996, Luglio 1996

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