Vamos a caminar cantando...

"Hay una sola cosa en la vida
mas importante que Dios:
que nadie escupa sangre
para que otro viva mejor...".
(Atahualpa Yupanqui)

Amici sempre cari,
il saluto giunge cordiale e con affetto, da vicino e da lontano. La vita offre sempre motivi di incontro, di gratitudine, di ringraziamento. Questa volta predomina il ringraziamento personale e corale. Il tempo, gli anni, la vita sono regalo, possibilità, speranza, utopia, realtà.
Un anno da poco iniziato ci fa brillare gli occhi, ci fa sprizzare allegria da tutti i pori della pelle. Il tempo regalato (e non... comprato!) ci dà la possibilità di giocare la vita sui binari dell' amore e della giustizia.
Qualcuno mi dice che non gli piace più questo mondo. Ne abbiamo fatto luogo dove la vita non vale più niente, nessuno rispetta più né valori, né persone. Ai soldi, al potere vanno le preferenze. Le famiglie sono per lo più deboli, non dicono mai "no" e i ragazzi crescono senza credere più in niente.
Ci vuole una brutta scoppola, come la morte di un figlio, di un fratello, di un amico perché si torni a pensare, a cercare il silenzio, a guardarsi intorno, a capire che è giusto, oltre che bello, spendere la propria vita, i propri soldi per chi non potrà restituirti niente.
In altri contesti umani e sociali ci si rallegra anche del poco. A volte del niente. Una carezza, la presenza di un amico, una caramella, un telefono per comunicarsi, un pane per riempire lo stomaco, la luce di notte, un giornale tra le mani...
Celebrare il tempo, ringraziare e benedire la vita, accarezzare le rughe della nonna, abbracciare l'altro invece che sparargli in faccia, sorridere al nuovo giorno, coltivare "fiori", raccogliere con il palmo della mano le lacrime di una gioia incontenibile... perché finalmente abbiamo imparato ad amare! Impariamo dal campesino: si inginocchia davanti al sole, toglie il cappello davanti all'acqua, accarezza suo figlio nel Cristo Crocifisso, balla sul corpo della terra - la Madre Terra! - perché mai si dimentica di dare il pane quotidiano a tutti i suoi figli... Grazie per questo nuovo anno, 1993.
La vedova di Gerusalemme e il nostro tempo. Leggiamo nel Vangelo (cfr. Mc.l2,41-44) che un giorno Gesù, mentre stava con i suoi amici, non da solo, si mise a sedere davanti al tempio di Gerusalemme, proprio davanti alla porta del tesoro del tempio, ed osservava curioso quello che succedeva, la gente che andava e veniva.
Rimase impressionato dal fatto che alcune persone depositavano molti soldi e altre pochissimi. Dice Gesù che una donna, una vedova (la vedova, nel linguaggio biblico, è una figura concreta per esprimere chi è il povero) che ha deposto appena due monetine, ha dato molto di più di quelli che hanno versato una gran quantità di denaro nel tesoro del tempio.
Dice il vangelo che Gesù si mise seduto, ad osservare! Un richiamo valido anche per noi, oggi. Osservare quello che succede, per poter esercitare il diritto a pensare, a riflettere, a cambiare. Riflettere e pensare a partire da chi soffre, dalle speranze e progetti dei più poveri. Sederci per osservare, per ascoltare, senza la pretesa di ridurre gli altri al silenzio. E' importante parlare, sempre e quando però, sappiamo stare zitti prima di parlare.
Non basta metterei seduti, unicamente per osservare. Bisogna sapere dove ci sediamo! Se uno si siede in un luogo non adatto per osservare, non vede niente. Bisogna sapere dove ci mettiamo per leggere la realtà (Gesù scelse un luogo preciso: la porta del tesoro del tempio). Giustamente perché Gesù seppe scegliere il luogo adatto per l'osservazione. Da lì poté distinguere e notare quanto dava colui che possedeva molto e quanto dava la povera vedova. Come pensare senza osservare dal punto giusto di osservazione? A volte, non sarà che ci sediamo davanti a uno specchio e siamo capaci di vedere unicamente noi stessi? Il diritto a pensare va insieme con il diritto a vivere, con il diritto a sperare! Situarci nel mondo di oggi, nel Perù di oggi, nell'Italia di oggi, non solo per riflettere, ma anche per avere la forza di lottare, di impegnarci, di cambiare, di sperare.

Il vecchio tonto
Una antica novella cinese racconta che molto tempo fa, viveva nel nord della Cina un anziano conosciuto come il vecchio tonto delle montagne del nord. La sua casa era rivolta verso sud e, davanti alla casa, interrompendo il cammino, si elevavano due grandi montagne: il Taijang e il Wangwu. Il vecchio tonto decise di andare con i suoi figli, a smuovere le due montagne a colpi di pala. Un altro anziano, conosciuto come il vecchio saggio, li vide e, ridendo, disse loro: "Che pazzia state facendo? E' assolutamente impossibile che voi, così pochi, possiate rimuovere montagne così grandi!". Il vecchio tonto rispose: "Dopo la mia morte continueranno i miei figli; quando loro moriranno, rimarranno i miei nipoti, poi i figli, i figli dei loro figli... e così via. Sebbene siano molto alte, queste montagne non crescono e ogni parte che stiamo scavando le fa diventare più piccole. Perché pensi che non posiamo spostarle?". Dopo aver respinto la falsa idea del vecchio saggio, continuò a scavare giorno dopo giorno senza venir meno alla sua decisione. Dio, commosso di fronte a questo fatto, mandò sulla terra due angeli che, a spalla, si portarono via le due montagne.

Testimonianza del vangelo con mezzi poveri
Avvenimenti, situazioni che si verificano, modi di essere, esperienze di chiesa, scelte personali, opzioni politiche, ecc. anche in questa lontana terra fanno riflettere. Ripetutamente emergono pagine evangeliche, incontri e insegnamenti di Gesù di Nazaret. Ai suoi amici - pescatori, gabellieri, agricoltori, pastori - raccomanda di essere lievito nella massa. Un lievito capace di fermentare lentamente, in silenzio, tutta la massa, ogni giorno. Raccomanda loro di essere sale che si scioglie nel cibo, dandogli il giusto sapore. Raccomanda loro di essere luce: non una luce protagonista, ma una luce che illumina il cammino degli uomini, che illumina le notti oscure... Queste sono le "sicurezze", i punti di forza, gli "appoggi" necessari per il cammino!
La debolezza dei mezzi umani è motivo di forza, secondo la logica evangelica. La presenza di vita e di azione, in contesto sociale di disagio e di povertà, porta continuamente a rivedere forze, metodi, modelli di intervento. La convinzione che sempre più si va consolidando è che solo il povero salverà il povero! Conseguentemente siamo chiamati a scegliere l'essenziale più che l'accidentale, a scegliere la qualità più che la quantità, a scegliere la profondità dell' efficacia più che l'efficienza e la spettacolarità. I mezzi portatori di vita passano attraverso la vicinanza della presenza, il lavoro nascosto, l'impegno prioritario per la giustizia, la dimensione personale, le tappe silenziose, i tempi oscuri...
Purtroppo siamo educati - a tutti i livelli - ad occupare i primi posti, alla produttività, all'attivismo, alla competitività, al successo individuale, all'arrivismo, a creare dipendenza...
Riusciremo ancora ad aver il tempo per assaporare il pane quotidiano, per assumere il presente come il nostro fine e il gran canale di comunicazione con il tutto e con tutti, per accettare l'ultimo posto come "nostro" e come luogo fecondo per poter lavare i piedi agli altri?

Carissimi tutti, anche questi pensieri, sentimenti, scambi di vita contribuiscono a ridurre sempre più le distanze, le separazioni dell"'al di qua e al di là" dell'oceano; a rendere attenta e sensibile la comunicazione; a vivere questa nostra storia in una forma solidaristica e aperta sempre alla speranza.
Nelle altezze andine siamo proiettati nel clima allegro del carnevale che coinvolge tutti, specialmente il mondo campesino, in una festa comune e familiare alla Madre Terra. Purtroppo anche nella nostra zona le gelate precoci hanno già pregiudicato, in parte, il prossimo raccolto dei frutti della terra (specialmente patate). Ma la festa continua...
Il suono dolce e triste della "quena" accompagna il campesino... E' festa per la Terra, ed è festa per tutti!
Fraternamente.

Giovanni Gnaldi
Apartado 321
Juliaca (Puno)
Perù


Giovanni Gnaldi


in Lotta come Amore: LcA ottobre 1993, Ottobre 1993

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