"Aùn cuando se nos llame locos,
cuando se nos llame subversivos, comunistas
y todos los calificativos que se nos dicen,
sabemos que no hacemos màs que predicar
el testimonio subversivo de las Bienaventuranzas,
que le han dado vuelta a todo
para proclamar bienaventurados a los pobres,
bienaventurados a los sedientos de justicia,
bienaventurados a los que sufren".
Mons. Oscar A. Romero, 11/05/1978
(15 anni prima di morire assassinato)
Lampa (Perù), marzo 1995 (n 12)
Carissimi,
il mio saluto giunge sempre con affetto a tutti: fratelli, famigliari, amici, gente solidale nei sentimenti e nei gesti di generosità, persone conosciute e meno conosciute, coloro con i quali è più facile o più faticoso il camminare insieme. Non si finisce mai di amare. C'è sempre bisogno di imparare ad amare.
Il regalo crea incontro, amicizia, solidarietà. Il regalo va al di là delle cose. Regalo è l'altro, gli altri, Anche il povero è regalo: regalo scomodo!
Mi rimane difficile trovare regali adeguati: siamo - noi stessi - regali irripetibili. Ci regaliamo, ci comunichiamo anche con la nostra vita, con quello che Siamo.
Da lontano, queste lettere vogliono essere comunicazioni nella vita, nel camminare quotidiano, nella gioia di fare nostro tutto ciò che ci viene messo sulle mani, nel vivere le vicinanze e le distanze, nel condividere l'allegria, il dolore, la speranza e i sogni.
La festa di Carnevale sulle Ande
La vita, a quest'altezze e su dimensioni culturali diverse, offre un incontro pieno di significato per i ritmi ed i tempi andini: il carnevale. In quechua il carnevale si chiama "puqllay",
Nella nostra zona, inizia il 20 gennaio, per la festa di S. Sebastiano. Questo giorno si chiama "carnevale piccolo", perché ne costituisce l'inizio. Sono i giorni in cui i giovani, ragazze e ragazzi, si riuniscono per fare il loro "kashuay'' nelle notti di visita,di casa in casa. Nelle settimane successive, le settimane dei compadri e delle comadri, i vari rituali di festa culminano con la celebrazione delle usanze, come quella di "ch'allar" (aspergere) la santa Terra o Pachamama.
L'ultima settimana di carnevale è l'esplosione della festa e vera celebrazione della vita: dall'ultima domenica di carnevale fino alla prima domenica di quaresima! (carnevale grande). Ogni giorno di questa settimana è dedicato alla celebrazione della casa, della famiglia, degli animali, delle piante, dei frutti della terra. Ogni giorno di festa è accompagnato da un rituale di festa.
Il mondo andino è una rete di relazioni, è una unità del tutto che esclude ogni separazione: il carnevale vuole rafforzare queste relazioni! Vuole celebrare la vita che viene dalla Terra, vuole celebrare la presenza di Dio, ringraziandolo; vuole celebrare questo tempo forte di comunità (famiglie che si uniscono invitandosi e condividendo quello che hanno; partecipazione senza esclusione di nessuno) e di riconciliazione (si chiede perdono agli animali, alle piante; si rinnova la solidarietà con la Madre Terra).
Si può parlare di un calendario andino, che inizia con la celebrazione della vita (in carnevale) e che culmina con la celebrazione della festa della vita dopo la morte (festa di tutti i Santi).
Dadi. perché te ne sei andato?
Dadi è la storia di un amico. Per me e per molti. L'amico è sempre canto di gioia e di gratitudine!
Un amico che entra nella nostra vita è segno di allegria. Un amico che se ne va mette in discussione... la stessa amicizia, segna la vita di dolore, di sofferenza, di pianto.
In Dadi, c'è stato regalato un amico.
Ora se n'è andato, sta facendo un altro cammino... E ci lascia interrogativi.
Dadi l'ho conosciuto nelle varie tappe della vita. Da bambino, da giovane, da grande. Anche quando la gioventù porta con sé la tormenta. Anche quando il vento di gioventù solleva terra e rena che- ferisce gli occhi, li fa chiudere o li acceca, per molto tempo. Perché se ne sarà andato, Dadi?
Quale viaggio avrà voluto intraprendere, senza avermi avvisato?
Forse, uno scherzo dei suoi? Come quando passava per casa, in via S.Andrea, 4, suonava il campanello, gridava il saluto al salire le scale, si sedeva per bere un bicchiere insieme e... ripartiva!
Dove sarà andato, Dadi?
Senz'altro ci rivedremo. In piazza, in casa, al centro sociale, per strada. A parlare ancora. Di tutto! Dei nostri interrogativi, della vita, di politica, di fede, dell' America Latina, dell'amicizia, dei nostri sogni, dell'amore e di altri demoni ...
Dadi, ti aspetto ancora, al ritorno dal tuo lungo viaggio! Con amicizia!
...a porte chiuse!
Tempo fa hanno passato una notizia per radio. Per l'anniversario della fondazione di Lima, nella cattedrale della città, è stata celebrata la Messa a porte chiuse.
Una Cena non per tutti, ma solo per alcuni. Per il sindaco e per gli invitatil, per la gente in festa e per quella in cravatta. Non per gli operai! Gli operai municipali fuori! A reclamare salario, migliori condizioni di vita, possibilità di dialogo e di contrattazione.
Nel cuore della storia è il suo centro di azione della chiesa. Dovrebbe! Laddove si giocano le sorti di tutti. Soprattutto dei più deboli, dei poveri, degli impoveriti di oggi, di coloro che hanno fame di pane e di lavoro, di coloro che hanno fame e sete di giustizia.
La Eucaristia fa e costruisce la chiesa. La chiesa fa e costruisce la Eucaristia. La Eucaristia dovrebbe costruire la chiesa, la comunità, la famiglia. La chiesa dovrebbe sentirsi in costruzione nella misura in cui si mette al servizio degli altri, nella misura in cui lava i piedi agli altri. Soprattutto al povero!
"Andarono a vedere dove viveva" (Gv.1.39)
Anche il nonno, seduto al tavolo, con la pipa in bocca ed il bastone al fianco raceontava ... Ed io ascoltavo! E' successo, anche a me, di raccontare novelle ai bambini e ai non più bambini. Come quella del bruco e della mela!
Ai bambini piace ripetere: "e poi?... e poi?... e poi?". Come se il racconto non dovesse mai terminare. Come un racconto, senza interruzioni, sono venuti gli anni del servizio, a tempo pieno, nella chiesa. 25 anni! Senza accorgermene! Gli operai dei cantieri, gli anni dello studio, la gente delle mie valli, gli uomini della sabbia e delle altezze Andine mi hanno condotto per mano.
"Che cosa cercate?" - domandò Gesù.
Giovanni non dimenticò questa prima parola che gli rivolse il Signore.
Noi vogliamo sapere chi è Gesù c lui ci domanda che cosa portiamo in noi, con noi, dentro di noi: nulla servirebbe averlo incontrato se non fossimo disponibili a camminare con lui!
Gli uomini e donne che hanno cominciato a vivere insieme a Gesù di Nazaret, vanno, vedono qual'è la sua vita, osservano chi sono i suoi amici, lo seguono, camminano insieme, si stancano, cercano, amano, progettano, scoprono significati di vita... Con il tempo scopriranno che è anche il Maestro, il Messia, il Figlio di Dio.
Anche noi, mentre andiamo camminando, cresciamo nella conoscenza di Gesù di Nazaret; con un orecchio appoggiato al vangelo e con l'altro in ascolto della vita! Anno dopo anno...
Il mio saluto giunge a tutti e sempre con affetto e gratitudine, nel pensiero mutuo, ehe ci fa sentire vicini e solidali nella vita quotidiana E che possiamo essere sempre benedizione, gli uni per gli altri! Con affetto.
GIOVANNI GNALDI
APARTADO 321
Julìaca (Puno) PERÙ
in Lotta come Amore: LcA novembre 1995, Novembre 1995
Luigi Sonnenfeld
e-mail
tel: 058446455