Elogio dell'Anarchia

Ricordo con particolare simpatia il racconto di alcuni scaricatori di porto di un'epoca che sembra lontanissima anche se si tratta soltanto dei primi anni '60: sono stato a stretto contatto con diversi di loro e così ho potuto sapere di un fatto molto indicativo della sensibilità operaia e popolare durante un periodo storico tra i più "pesanti" di questo nostro secolo. Gli amici scaricatori raccontavano di una ragazza piuttosto bella e "vistosa", di nome Anarchia. Il padre, anarchico militante, aveva voluto chiamare così la figlia in modo che il nome fosse una continua professione della sua fede politica. Così, gli scaricatori di quel tempo, per esprimere il loro risentimento ed il loro rifiuto verso il regime fascista approfittavano del passaggio per la Darsena di questa avvenente ragazza e la salutavano con voce forte, gridando: "Viva l'Anarchia!". Nessuno poteva dir niente in contrario, perché l'Anarchia in questione stava passando per la strada ed era davvero bella. Questa piccola storia popolare, molto simpatica, mi è tornata in mente durante il periodo estivo mentre leggevo un libretto assai stimolante e ricco di spunti e riflessioni, dal titolo "Anarchia e Cristianesimo" (Jacques Ellul, ediz. Eleuthera-Milano) La lettura ha risvegliato in me quello "spirito anarchico" che da sempre mi accompagna e che ha avuto una notevole importanza come orientamento nel percorso della mia vita. Così, lungo il filo dei vari argomenti trattati da questo autore interessante e ben documentato, mi si è chiarita - almeno mi sembra - la possibilità di un "matrimonio" che a prima vista potrebbe apparire del tutto impossibile. Come possono stare insieme il diavolo e l'acqua santa? Oppure, con un'immagine più laica, come si possono integrare in un tutt'uno organico l'olio e l'aceto? Forse, dice l'autore, queste due realtà - Cristianesimo e Anarchia - sono meno inconciliabili di quanto potrebbe sembrare e, pur restando distinte nella loro specifica sostanza, possono divenire due buoni compagni di viaggio. A questo, appunto, vorrebbe condurre il mio s emplice ragionare: tessere l'elogio di questa "dimensione dello spirito" qual' è certamente l'Anarchia nella sua radice più profonda, per vederla molto ben accompagnata con una visione della Fede che si rifaccia alla limpida sorgente della libertà evangelica L'elemento principale della mia riflessione si fonda sulla difficile - se non impossibile - "compatibilità" tra la visione cristiana così come si respira negli scritti evangelici e nei primi secoli dell' esperienza storica dei cristiani e la realtà del potere politico, qualunque sia l'espressione concreta, organizzativa, giuridica in cui esso si struttura. Oggi, il potere politico è rappresentato per la quasi totalità del mondo dagli "Stati": mi sembra di avvertire in modo sempre più chiaro che il rapporto tra il cristiano e lo Stato non può che essere ispirato ad un sano, intenso, vivo sentimento anarchico, tale da poter consentire di rimanere sempre in atteggiamento di vigilanza nei confronti del potere che spesso assume aspetti oppressivi e devianti camuffati da "legalità". Nell'esperienza storica delle comunità cristiane di tutte le confessioni, questo elemento di compromissione con il potere, di "concordato", di intesa più o meno scoperta, ha sicuramente giocato un ruolo decisivo a scapito di un cammino di liberazione da una situazione sociale oppressiva. Le varie "benedizioni" dei sistemi politici (monarchie, repubbliche, dittature...) e delle loro strutture economiche, culturali, militari, hanno prodotto un concetto di obbedienza e di - sottomissione certamente molto distanti dal soffio della libertà evangelica.
Tutta la "vita di Gesù" che i vangeli ci testimoniano raccogliendo la predicazione degli apostoli e l'esperienza di fede delle prime comunità cristiane disperse nei vari "imperi" del momento, offre una buona base per una "concezione anarchica" del rapporto tra fede nel Dio vivente e obbedienza ai "poteri di questo mondo". Basti una sola espressione che riporta il pensiero di Pietro (la cui esperienza è di una intensità particolare su questo piano) ed è nello stesso tempo un "comandamento" per il credente: "Bisogna obbedire a Dio piuttosto che agli uomini".
Questo richiamo all'anarchia come ad un principio ispiratore di un atteggiamento pratico ed anche come "energia interiore" di ricerca e di attenzione alla vita, non vuol dire - per me essere perennemente e per partito preso all'opposizione di tutto e di tutti. Esprime però una maniera di essere dentro le strutture in cui necessariamente ci troviamo a vivere, sapendo che occorre stare molto attenti perché la forza principale di ogni potere (anche di quello "religioso"!) consiste proprio nella sua enorme capacità di camuffamento. Partendo proprio dalla visione evangelica dei valori, della vita, delle ragioni profonde che devono nutrire i rapporti tra le persone, cresce la convinzione che una buona visione anarchica della società possa essere davvero come l'aceto necessario a completare il condimento di tutto l'insieme della realtà sociale.
Per impedire che la "ragion di stato" e degli Stati ci conducano a quelle terribili tragedie che sono sotto gli occhi di tutti e che senza dubbio dipendono da molte ragioni, prima fra tutte una distorta concezione del potere. L'istinto profondo di rifiuto della guerra, della sopraffazione, dell'ingiustizia, del soffocamento della libertà, che non ha mai abbandonato il cammino umano, spesso viene represso e spazzato via da un'assurda convinzione che bisogna "sempre" obbedire alla legittima autorità, senza riservarsi l'ultima possibilità di salvezza che risiede nel diritto al proprio "libero pensiero". "Credere, obbedire, combattere" non è solo un motto fascista e quindi datato storicamente: mi sembra che esso ispiri una grandissima parte dell' agire di massa ad occidente come ad oriente.
Il buon aceto dell'anarchia, la rivendicazione del diritto primario di ogni persona ad essere una "creatura pensante" (al contrario de "gli ordini non si discutono") qualunque sia il ruolo nella società, può preservarci dal cadere nella rete - a volte quasi invisibile - che i vari "poteri" tessono intorno alla nostra vita- Ed in modo particolare il vento dell'ispirazione anarchica può aiutarci a liberare Dio stesso dalla gabbia dove tante volte lo abbiamo rinchiuso, rendendolo "complice" delle molteplici energie di morte e di oppressione che hanno schiacciato l'umanità. Così, il Dio della Liberazione, dell' Amore, della Comunione, della Pace, si è trovato in compagnia dei Padroni, dei Signori della guerra, dei Capi di Stato, dei Dittatori che hanno spinto i popoli verso gli abissi della desolazione, della sofferenza più atroce e della morte. Il vento del Vangelo soffia con forza nella direzione opposta! E' vento di libertà, di abbattimento delle barriere, di apertura di spazi d'incontro e di accoglienza, di superamento degli steccati della "legge" e del "tempio". Perché "Dio vuole essere adorato in spirito e verità".
Per testimoniare tutto questo Gesù Cristo accetta consapevolmente di essere schiacciato dai poteri di questo mondo, sia da quello religioso che da quello civile. La sua croce è testimonianza indiscutibile di un amore che non si tira indietro e segno continuo di provocazione e di salvezza, perché colui che vi è stato appeso ha distrutto le Potenze della morte. Forse proprio da qui può nascere la forza e l'energia per una autentica "concezione anarchica" della vita, unita ad una robusta convinzione di fede nel Dio vivente.


don Beppe


in Lotta come Amore: LcA novembre 1995, Novembre 1995

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