La terra è bassa

Sembra appena ieri il giorno in cui abbiamo completato la spedizione del precedente numero di Lotta come Amore (il primo di quest' anno) e siamo già alla stesura di questo secondo numero che arriverà ai nostri amici lettori nel cuore dell'estate.
Un filo sottile eppure intenso quello che ci lega, nella pochezza delle nostre cose, a questo foglio e, tramite questo foglio, a ciascuno di voi, lettori reali o immaginari!
Questo giornaletto parla molto di noi. Non delle cose che facciamo (quasi sempre non sono dissimili dai tentativi di sopravvivere di tanti...), ma dei sogni, dei desideri, delle fantasticherie spesso assai arzigogolate che raccontiamo a voi. Vi ringrazieremo sempre della pazienza con la quale ci seguite. Ci siamo resi conto con il passare del tempo che questo sforzo di comunicazione ci rende più attenti nell'ascoltare gli altri. E' vero che non c'è un dialogo diretto attraverso le pagine del giornaletto, ma filtra ugualmente attraverso le maglie della vita quotidiana, dei mille piccoli rivoli che irrigano il campo dei rapporti umani.
E' nella vastità dei sogni e delle speranze, nei silenzi che abitano le grandi distanze, nei gesti quotidiani che segnano la vita di tanti, che noi comunichiamo.
Speriamo che gli amici lettori percepiscano questo e siano stimolati a lavorare con passione o
almeno a riprendere in mano gli attrezzi della speranza per fecondare questa terra - ogni zolla di terra dove sia dato di vivere! - di semi di umanità, di amicizia e di comunione.
Non è facile oggi. Ma quando mai è stato facile? La terra è bassa non solo per i contadini, ma anche per tutti coloro che si lasciano gonfiare da interessi spirituali, elette idealità, convinzioni di bene assoluto e si dimenticano così che il primo gesto di chi si accinge a seminare qualcosa è un compassionevole chinarsi verso il basso. Compassionevole nel significato letterale di chi lascia che le passioni cantino i loro richiami e che altre voci si uniscano.
Non possiamo coniugare compassione con indifferenza, freddezza, rassegnazione e così via. Ugualmente non possiamo essere compassionevoli ed insieme pieni di sé. E non importa se di superbia o di umiliazione, di senso del potere o di tantissima paura.
Nella tradizione monastica si insegna a pregare insieme in modo che ognuno con le proprie orecchie ascolti il suono delle voci degli altri mentre unisce la sua al coro. Una fusione plastica che dà forma all'armonia.
Vivere la propria vita, "ascoltando" nello stesso tempo quella degli altri, è dunque preghiera, fusione di carne e di sangue che dà forma all'umanità nell'umana compassione.
Non dimentichiamo che il chinarsi verso il basso che ha dato alla compassione il significato distorto dell' opera buona, è il chinarsi verso il basso di chi si colloca nei cieli. Di chi si crede esonerato dalla concretezza del proprio corpo e liberato ad ambizioni e desideri angelici. Siano questi anche l'esser come Dio. Di chi giudica niente ciò che è in basso; niente!, salvato, nella sua assoluta insignificanza, unicamente da ciò che risiede nell'incontaminato azzurro dei cieli.
La terra è bassa, ma chi vi semina guarda al basso non come un supporto inerte, ma come una dimensione viva e ricca di energie. Le sole energie che possono fecondare quello che il seminatore ha in mano e nel cuore.
La terra è bassa, ma chi vi si china sopra con amore sa che è dal basso che il seme deve essere visto e accolto. Sono gli occhi della terra che vedono il cielo!
E' così difficile convincerci di questo?
E' così difficile guarire dai terribili morsi dell' onnipotenza che ci hanno fatto delirare di poter ottenere tutto e subito?
Chi guarda le cose dal basso (e sono i poveri della terra, i dannati della storia, i relitti delle guerre e delle competizioni liberiste all'ultimo dollaro) cerca di sopravvivere; ed è fatica terribile, ogni giorno.
Vogliamo compatirli?
Abbiamo due strade: quella della carità e della compassione buona che ha senso solo quando è il primo passo che ci libera dalla pietra tombale dell'indifferenza, ma rischia, se coltivata per se stessa, di farci salire al cielo del nostro merito. E quella della compassione dura che ci spinge a guardare la realtà - come loro! - dal basso. Lottando anche noi nella nostra realtà storica per quella stessa dignità che per l'affamato è un pezzo di pane; per la stessa libertà che per l'uomo dilaniato da una pallottola è quella di morire stringendo la mano di un altro uomo, negando così la ragione stessa del suo morire ...
E' difficile? In questa società complessa, in questi rigurgiti di individualismo esasperato, in questo campo di battaglia chiamato libero mercato? E' difficile chinarsi sulla bassa terra, quando tutta la nostra attesa è concentrata sul momento in cui ci spunteranno le ali.
E' difficile. E allora?



La Redazione


in Lotta come Amore: LcA luglio 1995, Luglio 1995

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