Pueblo andino ponte a cantar
pueblo que canta no morirà.
; Sembrar la vida y la paz!
Una canciòn, una canciòn
llena los campos y la ciudad.
; Sembrar la vida y la pazl
El campesino sale a sembrar
la Pachamama se alegrarà.
;Sembrar la vida y la pazl
Quechuas y Aymaras quieren cantar,
eu vida empieza y no morirà.
;Sembrar la vida y la pazl
(canto delle comunità cristiane)
Amici, fratelli, famigliari, tutti sempre carissimi,
come viandante che riposa nel cammino, prendo il mio tempo per salutarvi, per pensarvi, per comunicare con voi. E' bello, di tanto in tanto, sedersi ai piedi di un albero, godere della sua ombra, assaporare l'acqua che sgorga dalla montagna e, ristorate le forze, riprendere il cammino. Camminare insieme, da vicino o da lontano! I giorni, le notti, i mesi, vengono gli anni e lo zaino è sempre più carico di esperienza, di vita, di regali. In piedi, come davanti alla finestra, si apre il vasto orizzonte del mondo. Il mondo della realtà quotidiana, della economia e della politica, degli interrogativi e dogli affetti, dei bambini che giocano e sorridono, delle ombre silenziose, degli anziani incurvati dal tempo e dagli stenti, degli ubriachi che tentano di affogare i loro perché...
Il calendario segna una nuova tappa: dieci anni al di qua dell'Oceano, al passo di questo popolo, superando frontiere, avvicinando culture, balbettando nuove lingue, cercando di dare respiro alla fede, mantenendo viva la speranza... Dieci anni non sono una parentesi! Il tempo e gli anni segnano il dilatarsi della vita e la gratitudine al Dio della vita per ciò che ha reso e rende possibile. Per le attese, per le difficoltà, per i sogni, per i silenzi, per i raccolti in sperati o fatti di niente, per i piccoli semi sommersi su vasti terreni: nella sabbia o sulle altezze andine...
1. La notte dei poveri
In questi anni di crisi si è andati avanti rimandando la soluzione dei problemi di fondo del paese. Era urgente risolvere, nel breve periodo, i problemi della iperinflazione e del terrorismo. Ora ci si trova di fronte ai problemi del lungo periodo, tanto decisivi sia per il presente che per il futuro del Perù.
La inflazione galoppante è stata in gran parte controllata, però oggi, in Perù, ci sono più poveri di prima, e i poveri stanno diventando sempre più poveri. L'occupazione è scarsa. Molti posti di lavoro sono andati perduti. Aumenta il lavoro informale, occasionale, ambulante. Tutti devono lavorare per vivere. Anche i bambini!
I salari stanno al di sotto dei minimi vitali. Si sopravvive per mezzo della solidarietà spicciola, per il paternalismo e populismo del governo, per l'intervento di istituzioni ("comedores populares", ONG, Caritas, organizzazioni popolari) che avrebbero dovuto intervenire per un tempo corto, per situazioni di emergenza, che in realtà diventano permanenti perché la crisi è sistematica.
Gli interventi di investimenti nazionali (scarsi) e stranieri non si sono orientati finora ai settori che danno occupazione. La bilancia commerciale è sbilanciata! Le importazioni sono molte di più delle esportazioni.
La popolazione scolastica cresce annualmente del 2/3%. Lima ha oggi circa 7 milioni di abitanti. Nella stessa città, tutti i giorni, 20mila bambini lavorano per strada e mille bambini, ogni notte, dormono per strada. Altra faccia occulta del Perù è la morte silenziosa dei bambini: il tasso di mortalità infantile è del 133 per mille.
Cosa significa, poi, l'abbassamento dei livelli di inflazione, se contemporaneamente aumenta la tubercolosi nel paese?
2. La necessità di una utopia
In questo "mare magnum" che oggi viviamo, sia sulla scena nazionale che internazionale, i potenti di turno (cfr. la bestia apocalittica) vorrebbero affossare ogni possibilità di alternativa, di cambio, di trasformazione della situazione attuale. Fine dell'utopia? Essi stessi dichiarano prigioniera l'utopia e vogliono imporre sul piedistallo della storia le utopie conservatrici e neoliberali del capitalismo attuale.
Un grande maestro, José Carlos Mariàtegui, pensatore e politico peruano, del quale quest'anno si celebra il centenario della nascita, è certamente un punto di riferimento obbligato se vogliamo parlare del Perù di ieri e di oggi. Egli affrontò il tema della congiuntura - quella del suo tempo, della decade degli anni 20 -, però ebbe il coraggio di guardare lontano.
Mariàtegui si impegnò profondamente per una trasformazione del Perù. Fu molto cosciente che non bastava l'analisi della realtà, l'osservazione delle forze sociali presenti, ma che era necessario avere presente anche un progetto. Questo progetto egli lo chiama "mito".
A questa parola sottintendeva un progetto storico, una utopia, cioè segnalava la possibilità di qualcosa di diverso dall'attuale, l'essere convinti che è possibile cambiare le cose.
Oggi, per i paesi poveri e per quanti con motivazioni diverse ci vogliamo collocare in questo cammino a partire dai poveri, questo livello del mito e del progetto è molto importante. Infatti, certe tendenze ideologiche dell' economia e della politica vorrebbero espropriare la propria utopia, la propria capacità di credere in qualcosa di diverso.
Al contrario, è possibile un diverso modo di vivere in società! Si tratta di restituire al popolo l'utopia della libertà, della giustizia, della solidarietà, della dignità umana, di una società nella quale anche la bellezza sia importante: l'amore alla giustizia e alle rose!
3. Lampa. nell'altipiano sur-andino del Perù
In quest'angolo di terra, al sud del Perù, più vicini alla Bolivia che al centro del Paese, si estende la provincia di Lampa. Per chi viene da Juliaca, verso nord, in un percorso di strada sterrata lungo 35 Km, si avvicina lentamente a Lampa. Solo dopo l'ultima curva, che copre l'abitato, appare Lampa, paese tipicamente coloniale. Ne sono testimonianza la maestosa chiesa del 1685 e le case coloniali che ancora rimangono in piedi, qua e là, nel centro del paese.
La giurisdizione ecclesiastica della Parrocchia "S.Giacomo Apostolo" di Lampa, comprende quattro comuni: Lampa, Palca, Vila Vila e Ocuviri.
La popolazione si aggira sulle 17mila persone, residenti, oltre che nei centri di Comune, in circa 50 comunità campesine, disseminate dai 4000 fin oltre i 5000 metri della cordigliera andina.
Il cammino pastorale ha il suo ritmo, i suoi alti e bassi, a piedi, al passo del campesino: un passo lento e tenace, con lo sguardo in avanti, sicuramente illuminato dal sole di giorno e dalla luna di notte!
4. Al suono della quena...
La società e la civiltà di oggi è malata. I poveri sono sempre più maggioranza e per loro le cose non vanno bene. La speranza, a volte, non si riesce a trovarla rapidamente. Le sofferenze, però, non hanno potuto e non potranno affogare la speranza di questa gente e di questa terra. La fede continua a nutrirsi della Madre Terra (Pachamama), viene vissuta nel lavoro comune (faena) e viene coltivata tra lacrime e sorrisi.
...Il suono dolce e triste della quena giunge lontano! Dalle altezze delle Ande ci delinea il cammino di un popolo tra sofferenza e allegria, ci parla del giorno e della notte, della pioggia e della siccità, della semina e del raccolto, del sole e del freddo, di distanze e di dolcezza, di dolore e di tenerezza.
Il suono della quena ci ricorda che Dio ha memoria viva e fresca del piccolo e del dimenticato ... Il povero non è soltanto il destinatario privilegiato dell' annuncio del Regno, ma è lui stesso il portatore della Buona Notizia.
Il suono della quena ci ricorda che il povero deve essere finalmente trattato orizzontalmente, a tu per tu, da persona a persona.
Ed il cuore, intanto, dalle altezze e dal silenzio della cordigliera andina ama, ama e ama.
Il mio pensiero di saluto e di affetto, a tutti.
Giovanni Gnaldi
in Lotta come Amore: LcA marzo 1995, Marzo 1995
Luigi Sonnenfeld
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