Maria, unas donna "companera"

Maria CavalIeri era nata a Boltiere (BG). Ostetrica, è stata in vari paesi come volontaria (Libano, Palestina, Mozambico... ); gli ultimi 7 anni in Nicaragua come cooperante del MLAL, con incontri con gruppi di donne in altri paesi del Centro America, specialmente del Salvador. Colpita da una forma grave di linfoma, è morta nell'Ospedale Maggiore di Bergamo il 5 febbraio '94.
Di famiglia povera, come migliaia e migliaia delle famiglie delle provincie di Bergamo e Brescia 30-40 anni fa: operaio il papà, operaia la mamma perché senza papà a nove anni. Scuole popolari fino alla maturità professionale lavorando fino al primo lavoro nell'inaugurando reparto ematologia, dove morirà. Piuttosto inquieta, "si prende le sue libertà" e gira il mondo, ma pare che per ferie-turismo sia andata solo in Thailandia. Poi in Libano al tempo dei bombardamenti di Sabra e Shatila; nei cruciali Mozambico e Zimbabwe; in Irpinia per il terremoto; e finalmente in Messico e nel Nicaragua libero, ma aggredito. Come portata dal suo magnete gravitazionale a essere presente sempre nei punti geopoliticamente caldi.
Riuscì a comunicarci questo spirito attraverso uno dei suoi documenti epistolari più alti, noto come "il parto di Estela": lunga attesa in famiglia (ostetrica Maria, attiva con le ostetriche popolari per un nascere dolce, un partorire in casa secondo l'antica sapienza indigena) per la nascita di una bimba, proprio nel giorno in cui il popolo nicaraguense era costretto a votare in tempo di fame per la lunga guerra di aggressione ìmpari e impunita, in nome di convenzioni internazionali solo formalmente democratiche; lunga attesa mentre continuavano ad arrivare via radio inesorabili i dati della "sconfitta"; il segno della volontà di vivere e di rifare la storia, colto nella bimba finalmente nata.
Il traumatico precoce rientro definitivo in famiglia Cavalleri-Pilenga, per la quinta volta in questi anni così duramente messa alla prova per tumore.
La sua lotta-resistenza-voglia di vivere anche col "drago dentro"...

INTERROGATIVI SUL SIGNIFICATO DELLA SUA VITA
1 ° - Cosa può essere una vita, la sua, la nostra, se non protesa in una profonda ricerca di libertà interiore? Maria "andava" per imparare a concentrarsi. "Camminava sempre", ma puntando all'essenziale. E "arrivava" ad essere profondamente presente a sé e alle altre e agli altri. Con i pregi e le difficoltà del suo essere quel tipo di donna...
Quindi tutta-una-troppo-breve-vita come una strada, un per-corso di ricerca di sé?!
2° - Ma tenacemente fedele alle cose serie, come ognuno di noi tenta di fare. Fedele alle sue origini povere e "popolari". Partì da questo popolo e approdò ad un altro popolo.
Si vuol far credere che siamo in tempi di ipermutazioni. Ma di fatto non è cambiato nulla, anzi: qui come là, allora come adesso, fatte le debite proporzioni, i povericristi e le poverecriste che lottano per un pezzo di terra o per un posto di lavoro di cui viveresopravvivere, esuberi erano ed esuberi sono per i pochissimi padroni della terra e del "vapore" ora elettronico, perciò a base occupazionale della piramide sociale sempre più ristretta...
3° - Approdò ad un altro popolo, e nel popolo approdò alle donne e con loro da infermiera a ostetrica; dalla salute alla fonte della vita.
Ma dentro la loro reciproca storia, fatta anche di teatro e poesia; alfabetizzazione con memoria e utopia diventate anche strumenti di socializzazione: un programma radiofonico femminista "finalmente posso prendere la parola"; ricerche epidemiologiche per i collettivi interni e latinoamericani; la pubblicazione di una "Cartilla" (sillabario) da autodidatta ma avvalendosi della collaborazione di una antropologa indigena e dell'Istituto Negri di Milano e del confronto con collettivi di ostetriche di qui e dentro il MLAL (Movimento laici America latina).
Al riguardo le testimonianze sono unanimi: delle volontarie internazionali era una delle più inserite. "Cooperante" per passaporto, ma di fatto semplicemente la Maria del Collettivo delle donne del popolo, come la donna della nuova alleanza di Geremia 31 ,22b. 4° - Grazie a questo sapiente e sano rapportarsi, riusci ad appartenersi e a realizzarsi in ulteriori saggi progetti...
5° - Ma questa saggezza bergamasca, temprata alla scuola dei poveri in giro per il mondo, e con la quale affrontò e accettò l'imprevisto traumatico della prova del cancro a 37 anni, è forse diversa da quella su cui dobbiamo far leva e solidarietà nelle nostre più" normali" famiglie, quando anche noi veniamo ripetutamente messi alle varie prove che sono senza esauriente risposta?

PROSPETTIVE CHE LA SUA VITA RILANCIA APERTE PER NOI
Maria, come figlia di questa Comunità di Boltiere, con la sua storia che potrebbe essere la nostra storia, si è presa a cuore un'altra comunità, un altro popolo del Centro America (Guatemala - El Salvador - Honduras - Nicaragua - Panama) che solo negli ultimi 15 anni ha subìto centinaia di migliaia di morti ammazzati e desaparecidos e milioni di desplazados, nonostante Esquipulas-Contadora-Ocse-Onu...
Quindi la nostra etnia di qui esprime persone che migrano-vanno-diventano sorelle di un'altra etnia, india, dell'antica civiltà Maya...
E senza tradire noi stessi possiamo fraternizzare, arricchendosi reciprocamente come persone e come popoli..
Non è forse una possibile attualizzazione di Cantico dei Cantici 8,7: "Chi darà tutta la sua vita per Amore la salverà e non la perderà, perché Amore è più forte di Morte" e può essere riconosciuto da donne come "Mariam" di Giovanni 20,1l-18?
Tutta la vita di Maria, così atipica ma anche così "nostra", esprime e rilancia un futuro possibile. Anzi necessario.

Andrea Marini, prete
operaio 8 febbraio '94
su MISSIONE OGGI n.6/94


Come sono fragili le esperienze come quelle di Maria. Partire, vivere nel Nicaragua con i gruppi di donne, sperimentare con loro nuovi modi di vivere dove il sopravvivere è già miracoloso, tornare, ripartire, tornare e poi basta.
Rispetto alla grande nave della Missione o dei Progetti, questa vita è una barchetta di carta; rispetto ai potenti aerei di chi porta il messaggio, è un aquilone fragile.
Fragile e "confusa". Nella sua vita, la ricerca di sé e lo stare con gli altri, sono profondamente tessuti insieme, inestricabili. Vivere con le donne di quel paese, nella ricerca di essere madri, di trovare nuovi modi di essere nel femminile e, insieme, ascoltare Mozart, leggere Eckhart. Essere una semplice ragazza bergamasca e insieme a suo agio nel mondo vertiginoso dei Taraumara.
Né suora né semplice tecnica... Alla brutale domanda: "Maria che cosa portavi in Nicaragua?" non avrebbe saputo rispondere mentre tutti sanno rispondere: il tecnico, il Papa, il Nunzio, l'industriale, il finanziere, il missionario... Testimonianza di che cosa, di quale idea, di quale progetto?
Allora la sua è una esistenza "perduta" come si perde poca acqua tra la sabbia?...

Roberto Berton,
Aerei potenti, fragili aquiloni,
su Servitium n.93/maggio-giugno '94




in Lotta come Amore: LcA agosto 1994, Agosto 1994

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