Lo scorso 9 giugno, Beppe ed io abbiamo accompagnato, insieme a tanti amici, Padre Umberto Vivarelli nel piccolo cimitero di Fontanella a Sotto il Monte accanto a Padre David. La morte ha colto Umberto all'improvviso e noi facciamo ancora fatica a rendercene conto perché conserviamo un ricordo molto vivo dell'ultimo incontro con lui, i primi giorni dell'anno proprio a Fontanella. Aveva molto insistito Umberto che lo andassimo a trovare nella casa che divideva con il fratello a Sotto il Monte e, negli ultimi tempi, mi ero abituato ogni tanto a sentire il suo vocione al telefono che mi trasmetteva un intenso desiderio di comunicazione. E quando siamo arrivati a casa sua, abbiamo dovuto reggere un diluvio di parole e di annunci di impegni e di viaggi tipico del migliore Umberto. Lo abbiamo abbracciato per l'ultima volta alla fine di un pranzo dai suoi amici dell'Abbazia di S. Egidio, dopo che - manco a dirlo - lui ha tenuto banco seppellendoci sotto una valanga di giudizi, inviti e energici richiami agli ideali del vangelo e della nonviolenza evangelica. Povero vecchio testone bianco, gli occhi sempre lucidi di intensa passione per il messaggio ed insieme increduli di fronte alle resistenze, ai dubbi, alle complicazioni, alla altrui diversità. E questa sua vita senza una "casa" ed una identità personale che non fosse il suo canto! Così conclude P. Abramo Levi nella omelia della messa del giorno dei funerali (vedi AD/STA n.50 del 25 giugno '94): A far da colonna sonora alla vita di padre Umberto non fu il culto della regola bensì il cantico del Magnificat. La seconda parte del Magnificat (quella più tumultuosa e rivoluzionaria) rappresenta il tratto scoperto della sua vita, quello più pubblico e tumultuoso. La prima parte del Magnificat rappresenta invece il camminamento segreto della sua vita. Egli stesso ebbe coscienza di questi aspetti paralleli, tanto che ne fece una sorta di Magna Charta del cristiano: "Primo impegno: rompere frontalmente con tutti gli equivoci e gli scandali che passano sotto il nome e l'etichetta cristiana. Secondo impegno: inserire il fermento cristiano anche nella minima disponibilità spirituale e morale"
(La difficile fede cristiana, ed. CENS, p. 77).
in Lotta come Amore: LcA agosto 1994, Agosto 1994
Luigi Sonnenfeld
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