Ricordo di aver letto, in gioventù, un libro molto interessante che credo sia stato scritto dallo spagnolo Calderon de la Barca dal titolo significativo e attraente: "La vita è sogno". Questo titolo è riaffiorato in modo quasi inspiegabile dai meandri della memoria mentre ero alla ricerca di dare forma ad un grumo di pensieri non molto ordinati che volevo cercare di esprimere.
Mi sembra di avvertire con grande intensità il bisogno di non abbandonare l'appassionata ricerca di quella "terra di sogno" che ciascuno avverte come reale possibilità e concreta realtà, anche se tutto all'intorno porterebbe a convincersi del contrario. Abbandonarsi al "sogno" non significa per me lasciarsi cullare dall'illusione ed inseguire fantasmi che scompaiono di fronte alla forte luce dell'evidenza di come stanno veramente le cose. Il sogno è fratello gemello dell'utopia: essi possono alimentare dentro al cuore la speranza mai del tutto sconfitta che le relazioni umane - e quindi la Vita - siano costruite non su rapporti di forza e di dominio del più forte sul più debole (in senso economico, culturale, fisico, religioso...) ma su rapporti fondati sull'amore reciproco e sul riconoscimento del grande valore della "differenza" tra tutte le creature che popolano la Terra. Per cui essere "diversi" per razza, lingua, cultura ecc. anziché costituire motivo di lotta terribile e spietata, ragione di scontro e di oppressione, dovrebbe poter significare arricchimento vicendevole, completamento reciproco, gioia di contemplare la variopinta sovrabbondanza della creazione.
Per questo ho trovato motivo di rinnovata fiducia e spinta a non abbandonare il "sogno" nascosto da tanto tempo nel profondo dell'anima, nel secondo "Libro della Pace" di un grande sognatore qual'è Bernard Benson (ediz. Gruppo Abele) dove "si racconta che il ragazzino del Libro della Pace, crescendo, ha intrapreso un nuovo compito, ancora più difficile del primo... perché egli si accinge a liberare in un sol colpo Tutto il Mondo dalle Armi, come Regalo di Compleanno per tutti i bambini del Mondo per l'anno 2000". Il sogno e l'utopia di Benson, affidati alle accorate e fragili proposte del figlio della sua mente e del suo cuore, possono essere spazzati via con un semplice sorriso di realistica valutazione delle cose. Oppure possono acquistare lo spessore di un'energia positiva dirompente come il soffio della fiamma ossidrica che con la forza tenace della sua luce concentrata riesce a perforare alti strati di dura lamiera.
Per chi ardentemente crede nella possibilità e nella necessità di liberarsi dal mostro della guerra, occorre credere all'utopia dell'impossibile che Benson affida al cuore generoso e limpido del suo protagonista per dimostrare in modo scientifico e poetico che l'impossibile può diventare possibile, perché oltretutto è necessario. Il ragazzino di Benson è nello stesso tempo immagine di ciascuno di noi e di noi tutti insieme: è importante dargli pieno credito e cercare di mettersi in cammino verso la direzione indicata. Dal mio punto di vista, il secondo Libro della Pace di Bernard Benson è come una grande parabola laica e moderna di tutto l'antico messaggio dei profeti d'Israele ("non impareranno più il mestiere della guerra") e di ciò che Gesù ha racchiuso in quelle parole senza inganni né possibili equivoci: "amate i vostri nemici". Questi antichi messaggi che provengono dal cuore stesso del mistero di Dio attraversano con la forza del "sogno" la notte della storia umana abitata dalla cruda e spietata realtà della guerra e ne propongono il coraggioso e deciso "ripudio". Anche il messaggio di coloro che quasi 50 anni fa stipularono il nostro patto costituzionale stabilisce all'articolo 11 che "l'Italia ripudia la guerra... ": parole che portano dentro il sogno e l'utopia di uomini e donne segnati a fuoco dall'esperienza di una guerra terribile e lacerante.
La via da percorrere ha certamente bisogno di questi due straordinari compagni di viaggio, sogno e utopia, che hanno la capacità di farci comprendere l'urgenza del Disarmo Totale come meta storica raggiungibile. Certamente bisogna disarmare la mente e il cuore: ma perché ciò sia visibile e credibile occorre costruire una vera "forza disarmata di pace" formata da uomini e donne che non facciano più affidamento sulla potenza distruttiva delle armi. Un "esercito di pace" pronto a calarsi dentro il dramma della fame, delle malattie, del bisogno di istruzione, di cibo, di condizioni di vita disumanizzanti. Sogno indubbiamente formidabile: "Certamente non era facile - conclude il ragazzino di Benson - le cose importanti raramente sono facili, ma era POSSIBILE".
La parabola laica del fisico e filosofo Bernard Benson, dedicatosi a seminare forti semi di pace, interpella la coscienza degli uomini e delle donne che vogliono tradurre in realtà storica il suo stimolante "progetto 2000" per calarlo dentro gli spazi della cultura, della politica, dell'economia ed anche della visione religiosa cristiana tuttora ancorata fortemente a quell'assurdo ed antievangelico connubio tra la croce e la spada che dura da circa 16 secoli. Forse è proprio il tempo di cambiare strada!
don Beppe
in Lotta come Amore: LcA agosto 1994, Agosto 1994
Luigi Sonnenfeld
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