Una voce nel deserto

(continua dal numero precedente)
"Una voce nel deserto" annuncia:
"Deponi, Figlia di Sion, (4)
la veste della frattura.
Deponi figlia di Gerusalemme,
il velo della dipendenza dalla carne.
Alza il capo,
sta in piedi e guarda.
E' qui il tuo Salvatore.
Egli ti muta le vesti di mestizia,
in toga di letizia.
Sei stata segno dell'umanità contrapposta,
dell'umanità dominata dal potere
della colpa.
Ora sarai segno, alto sulle nazioni,
dell'umanità restaurata,
dell'umanità riconciliata.
Sarai segno per tutti i popoli
della divinità che in Cristo
ha rivestito l'umanità
per restaurarne l'unità, la dignità,
la capacità a costruirsi nella divinità.
Non innalzerà più al mondo
come vittoria il Redentore
cocci conflittuali, contrapposti.
Il Sacramento della divisione
è morto
con il Cristo Risorto.
E la Chiesa,
continuità del suo Sacramento,
rivestirà l'emblema del Cielo e della Terra.

La sua realtà divina
si presenterà nell'unità ricomposta
dall'uomo e dalla donna.
La sua realtà umana
si esprimerà nella distinzione storica
dei sessi.
Si mostrerà Cielo riconquistato,
dove non c'è più né uomo, né donna;
dove l'opera concorde della distinzione
ha conseguito la realtà
divino-umana della Sposa.
Si mostrerà reale sacramento di Cristo
che ha compiuto in terra
ogni divina volontà
nella sua pienezza di creatura umano-divina
composta di tutti i caratteri maschili e femminili.

Ogni donna come ogni uomo
è carne della sua carne immolata.
Ogni donna come ogni uomo
è sangue del suo sangue sparso.
E' creatura rifusa dal fuoco
degli inferi che esce vittoriosa
con la divinità umanizzata
del Risorto.

Dio è venuto come Sposo
e si è fatto Sposa.
Nella Sposa ha assunto
l'uomo e la donna.
L'Incarnato è Sposo ed è Sposa.

Una febbre profetica mi fa gridare:
"Anche noi, anche noi donne
apparteniamo a Cristo.
Il suo sigillo è stampato
sulle nostre fronti di battezzate.
E per salvarci egli non ci chiederà
la nostra perpetua minorità.
E per disporre delle vie regali
dei sacramenti,
non esigerà che sottostiamo
a ricorrenti conflitti interiori
tra le esigenze del proprio carisma
e i ricatti dell'uomo
che avendone il monopolio
li amministra con soggettiva liberalità

Egli oggi ci impone a non subire oltre
un modello salvifico discriminato
in quanto mediato da quella metà
della Creatura umana
che è maggiormente legata
alla ragione del potere.

E' caduto l'ebreo e il gentile.
E' caduto il libero e lo schiavo.
Cadrà ora l'ingenua pretesa
di superiorità dell'uomo sulla donna.

Anche a noi dice, oggi il Signore:
"Venite, discutiamo insieme".
Hai messo, Signore, uomini
sulle nostre teste,
sulle nostre spalle hai caricato
il dominio della carne.
Tu sei risorto
ed hai mandato noi ad annunciarti;
ma gli uomini ci hanno strappato
di mano l'annuncio
e ci hanno imposto il silenzio.
E per essi tu sei uscito vittorioso
dal potere delle tenebre,
ma per noi, siamo noi a saperlo,
sei rimasto nella tomba.

Tu hai lavato i piedi agli apostoli
e li hai esortati a ripetere il gesto.
Ma essi, ancor oggi,
con abili inversioni di significato
e con dotti discorsi,
lo riservano a noi l'onore
di lavare i piedi,
lo consegnano a noi
l'elevato compito della compassione.
Ad essi spetta il parlare.
A noi lo stare zitte e faticare.

Fino a quando, Signore,
fino a quando sopporterai
che una metà e più dell'umanità
venga considerata l'ausiliaria dell'altra?
Non siamo tutti la tua unica Creatura,
Signore?
Ha forse uditori selettivi
la tua unica Parola?
Opera forse nella Chiesa lo Spirito
in considerazione delle qualità somatiche?

E avremmo subìto l'imposizione,
avremmo atteso la Parusia in silenzio
se il tuo Spirito oggi
non ci imponesse di svegliarci
dal sonno di secoli
e non ci percuotesse in petto
il richiamo:
Uomini di Galilea,
calate nelle mani, i principi di uguaglianza
che tenete saldi nell'annuncio.
Ricomponete l'unità sacramentale
di Cristo.
Rinnovate la veste
che avete fatto indossare alla Chiesa.
La chiamiamo madre
ed è composta di padri.
La diciamo sacramento di Cristo
e la vediamo un Cristo diviso a metà.
La consideriamo mistero
e si mostra barricata nel Sacramento.
La annunciamo Sposa
e presenta una mente maschile
nel magistero, nella pastorale,
nei sacramenti.
La predichiamo cattolica
ed è discriminata in se stessa.

Non temete la voce del profetismo femminile.
Non temete la presenza responsabile
della donna nella Chiesa.
Sovvertimento dell'ordine divino
non è la sua presenza,
bensì la sua assenza.
Quando compare la donna
nella storia dell'umanità,
l'uomo si apre alla coscienza di sé
e della sua dipendenza da Dio.

Una febbre divina mi spinge
a declamare:
è finita l'egemonia sacramentale
dell'uomo;
è finita la dipendenza salvifica
della donna.
I mezzi efficaci della grazia saranno
ugualmente aperti
nella comune azione ecclesiale.
Non dipenderà più per lei
dalla misura o dal criterio di lui
la larghezza sacramentale
del dono di Cristo.

Lo Spirito ci ha dato coscienza
della nostra diretta appartenenza
a Cristo.

Ed ora ci sollecita a rimuovere
la condanna.
Abbiamo da sempre subìto l'imposizione
perché non ci era consentito di parlare.
Ora il silenzio unilaterale cade.
E fino a che non avremo conseguito
lo scopo
non deporremo la profezia,
non smetteremo di dire
che,fatte coscienti della nostra dignità,
non possiamo più accettare di considerarci
"terra" dominata da un "cielo"
fatto esso pure di terra.
Siamo chiamate ad alzarci
e a correggere quella dottrina maschile
che predica la donna finalizzata
a completare l'uomo.
Ci leviamo a correggere l'errore,
non a rovesciarlo dall'altra parte.

La Donna salirà nei cieli.
L'Uomo è come l'erba:
sarà consunto dal sole di giustizia
che assorbirà nella sua luce
tutto ciò che è servito al tempo
a edificare la "sposa".

Dio dà oggi voce
al profetismo femminile
perché abbatta quel culto umano
che rapina i diritti di Dio.
Il Risorto
mette in mano alle donne
la sua forza
per demolire quell'altare profano
che si è collocato
tra il Cristo e la sposa
e che le richiede doppio scotto
di sottomissione salvifica.

Siamo di Cristo,
non di Paolo, o di Apollo, o di Cefa!
Dobbiamo assumere la nostra posizione
di figlie di Sion,
tra i figli di Israele.

Un nuovo cammino si apre
di dialogo fraterno,
di comunione con la sorellanza.

E' superata la posizione storica
della donna che guarda all'uomo
come a emblema di Dio,
mentre l'uomo guarda indietro
nell'intento di recuperare
quell'assoluto umano ch'egli era
quando "in principio" scorazzava
con gli animali.

L'uno e l'altra,
come figlio e figlia dell'unico Dio,
saranno aperti alla reciproca accoglienza;
saranno attenti al reciproco ascolto;
l'uno e l'altra
avanzeranno lungo la storia
guardando avanti
alla "nuova creatura" personale
da far crescere.
L'uno e l'altra saranno impegnati
a realizzare nella Chiesa
le qualità della Sposa del Verbo.

La Novità del Risorto
collocherà la donna nella Chiesa come
inizio di un nuovo impulso,
cammino nell'unità,
segno di riconciliazione,
dinamica nell'armonia,
pegno di ricchezza,
splendore di bellezza,
annuncio di tempi messianici.
(Continua)
(4) La figlia con la lettera maiuscola sta ad indicare la Chiesa; con la lettera maiuscola rimanda alla donna.



in Lotta come Amore: LcA aprile 1994, Aprile 1994

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