Somalia: che cosa sanno i giovani della fame?

(Questo é il risultato di una ricerca compiuta da giovani americani durante un corso sulla fame nel mondo. La ricerca é iniziata perché, come per il Biafra, il Bangladesh e l'Etiopia nel passato, la Somalia sembrava essere qualificata come il "paese affamato dell'anno". A parte questo nessuno aveva idee preconcette sulla Somalia.
La ricerca é stata pubblicata alla fine del 1992.)

Lo studio della mia classe iniziò da notizie che i mass-media ripetevano costantemente: i Somali soffrono la fame a centinaia di migliaia; presumibilmente la fame è causata da scarsità di cibo, siccità, sovrappopolazione e ignoranza; barbari signori della guerra impediscono che gli aiuti alimentari dell'Occidente raggiungano le popolazioni affamate; i governi occidentali sono preoccupati da questa inesplicabile situazione; l'invio di truppe americane restaurerà l'ordine e salverà delle vite.
Ma la ricerca dei giovani studenti rivelò che le vere cause della crisi somala includono:
La Somalia si trova nel Corno d'Africa, di fronte allo stretto golfo di Aden che separa l'Africa Orientale dallo Yemen e dall'Arabia Saudita. I paesi confinanti con questa regione cruciale hanno sempre interessato le potenze occidentali come la Gran Bretagna, l'Italia, l'Unione Sovietica e l'America. Gli USA hanno anche costruito un porto, sulla costa somala, così profondo da permettere l'attracco delle grandi petroliere e delle navi da guerra.
Perciò la preoccupazione per la Somalia e la restaurazione dell"'ordine" non è - presumibilmente - solo a scopo puramente umanitario. Il mondo sviluppato ha motivi per essere molto interessato. Dopo tutto è in ballo il petrolio. Tutto questo suona molto sospetto.
Gli interessi strategici e petroliferi dell'occidente furono in pericolo nel Corno d'Africa quando, dopo il 1969, sia l'Etiopia che la Somalia passarono dall'area capitalistica all'area socialista. Così esse divennero una pedina di una guerra combattuta per conto dell' America o della Russia.
La strategia americana, per questa guerra combattuta attraverso terzi, fu di dividere e conquistare. Ciò fu favorito da una disputa tra Somalia ed Etiopia riguardo al territorio dell'Ogaden. Mentre la Russia sostenne l'Etiopia, l'America allontana la Somalia dall'area socialista con la promessa di aiuti. Fu la guerra che ne seguì e non la siccità, la carenza di cibo o la sovrappopolazione, a produrre la fame, prima in Etiopia e poi in Somalia. Ignorando questo effetto, l'amministrazione Regan inondò di armi la regione. La Russia rispose nello stesso modo. In questo processo gli USA sostennero Siad Barre, già socialista e dittatore denunciato apertamente da organizzazioni per i diritti umani come Amnesty International. I verbali del Congresso (Americano) sono pieni di discussioni sulla validità di un sostegno a Siad Barre alla luce del suo deprecabile abuso di potere.
Per giustificare il sostegno, alcuni membri del Congresso persuasero Siad Barre a rilasciare alcuni prigionieri politici. Gli stessi uomini politici che avevano suggerito la mossa, interpretarono questo come una dimostrazione della validità della politica USA nel portare la Somalia verso le riforme. Gli abusi di Siad Barre contro i diritti umani continuarono indisturbati.
La Somalia, in altre parole, rappresenta un altro punto critico del genocidio provocato e alimentato dalla politica USA di subordinare il rispetto dei diritti umani ai propri interessi economici e strategici.
Ultimamente uno dei seguaci di Barre, il generale Mohamed Farrah Aidid, si oppose al suo capo e lo depose. Tuttavia, invece di accettare il ruolo di Aidid, le potenze occidentali appoggiarono un (per loro) più malleabile presidente nella persona di Ali Mahdi Mohamed, uomo di affari e proprietario alberghiero. Quando Aidid rifiutò di riconoscere quello che lui considerava un fantoccio della politica neocolonialista, Mahdi entrò anche lui in campo con un esercito presumibilmente armato e sostenuto dai suoi ispiratori. In breve tempo anche Mahdi meritò la censura di Amnesty International per gli abusi contro i diritti umani.
Tre eserciti principali, da allora, combatterono per il controllo della Somalia. In modo diverso, però, ognuno era il prodotto della politica occidentale nel Como d'Africa.
In tutto questo la base del potere reale in Somalia - e cioè i capi dei clan - era stata del tutto ignorata. L'organizzazione in clan è molto diffusa: non c'è un singolo capo di stato con cui negoziare. Inoltre i capi dei clan non hanno mai accettato i valori dell'Occidente e neppure il fondamentale concetto occidentale della nazione-stato. Al contrario i capi delle tribù sono guidati da una visione religiosa del mondo e da un impegno che non permette nessuna aperta collaborazione con il sistema capitalistico. Come nel caso dell'Iran, i capitalisti non possono fare affari con gli integralisti islamici e in Somalia per il 99% sono musulmani.
Le ragioni storiche, il senso di colpa per la fame e l'etnocidio richiedono troppo tempo, un sacco di complicazioni e molto imbarazzo. Una soluzione militare e molto più semplice. Provvede a controllare una situazione definita caotica. Sarà un passo immediato per identificare i capi con cui avviare una collaborazione verso ben pubblicizzate elezioni tra i pochi scelti. Un processo 'democratico' così attentamente diretto stabilirà il tipo di governo con cui gli occidentali possono fare affari; non un governo tribale o islamico. Sarà più un governo neocolonialista che somalo.
I media hanno mancato del tutto il compito di aiutarci a comprendere una complessa situazione da Terzo Mondo. Il loro approccio astorico e superficiale nei confronti del problema somalo li rende responsabili unitamente ai nostri leaders politici per la crisi di quel paese. Con un sottile razzismo i nostri quotidiani, le riviste, gli opinionisti delle TV parlano di "signori della guerra", "tribalismo" e "caos".
Questa caratterizzazione ignora completamente il fatto che i principali signori della guerra sono creature dell'Occidente. Ciò autorizza tutte le parti interessate a ignorare la reale leadership della Somalia. Nello stesso tempo l'ignoranza prodotta dai media fa rivivere convinzioni quali la "barbara" natura delle popolazioni africane e il loro bisogno della continua tutela da parte dell'Occidente (quale "fardello dell'uomo bianco"!)
Questa ricerca di giovani studenti suggerisce che:
1. I nostri leaders dovrebbero accettare la loro corresponsabilità per la crisi della Somalia.
2. Dovremmo analizzare bene i fatti prima di mandare allo sbaraglio le truppe per un altro "fiasco" nel terzo Mondo.
3. Impariamo dal passato. Se si pensa seriamente alla Somalia non possiamo non sottolineare le similitudini con altri "peccati" dell'Occidente:
a. - Il problema somalo risuscita lo spirito delle Crociate: l'imposizione della civiltà occidentale sull'Islam la cui visione del mondo e i cui sistemi di governo l'Occidente ha rifiutato di comprendere e di accettare. Questo stesso rifiuto traspare continuamente nella politica israeliana verso i palestinesi, nelle relazioni americane con l'Iraq e nella guerra dei cristiani serbi contro i musulmani in Bosnia.
b. - Dal momento che i loro governi non seguono le categorie politiche del 'moderno' Occidente, le tribù somale - come d'altra parte i loro corrispettivi nelle Americhe - sono considerate "primitive" e i loro popoli sono costretti a cambiamenti radicali senza alcuna consultazione. c. - La politica americana in Somalia contraddice propositi difesi recentemente e senza compromessi in Iraq. "Reclamando" l'Ogaden Siad Barre, protetto dagli USA, ha agito esattamente come Saddam Hussein che nel 1990 ha invaso il Kuwait reclamandolo come parte integrante dell'Iraq. Nel caso di Hussein gli USA hanno chiesto rispetto per i confini imposti all'epoca coloniale che Hussein rivendicava come mai riconosciuti dai popoli tribali della regione. In netto contrasto, sostenendo le mire di Siad barre sulla regione etiopica dell'Ogaden, gli USA hanno rifiutato di rispettare le frontiere imposte dagli europei. La guerra fredda ha giustificato questo doppio criterio di giudizio.
4. Sarebbe bene consultare i somali prima di inviare truppe. Le organizzazioni internazionali degli aiuti come Save the Children sono tra quelle che più si sono opposte all'uso delle truppe USA od ONU per risolvere i problemi della Somalia. Un portavoce dell'organizzazione Africa Watch ha criticato l'ONU per non aver capito la complessità della situazione.
5. E' necessario fare del dispiegamento di truppe in Somalia solo e veramente l'ultima risorsa. I signori della guerra dovrebbero essere chiamati al tavolo della conferenza di pace usando la persuasione e le pressioni possibili.
6. Con i signori della guerra, creature dell'Occidente, dovrebbero essere chiamati in qualsiasi conferenza di pace anche i capi dei clan.
7. Una volta che gli aiuti alimentari abbiano alleviato l'attuale crisi somala, tutti i paesi del Corno d'Africa dovrebbero poter sviluppare le loro politiche di autosufficienza alimentare per nutrire i loro popoli, prima di impegnare risorse agricole per l'esportazione. L'opposizione all'autosufficienza alimentare sta al centro dei conflitti tra il mondo sviluppato e il cosiddetto mondo in via di sviluppo. La politica dell'autosufficienza alimentare dovrebbe essere permessa anche se interferisce con i principi del libero mercato o introduce elementi di socialismo o anche se chiude i porti all'utilizzo militare o commerciale da parte dell'Occidente.
La storia della Somalia è una vecchia storia con tutti i consueti elementi che costantemente si riaffacciano nelle crisi del Terzo Mondo: colonialismo occidentale, esperimenti del Terzo Mondo con il socialismo e ricorso alla soluzione favorevole all'Occidente con la forza delle armi. Prima che inizi quest'ultima impresa, dovremmo essere già in grado di riconoscerla per quello che è!

D. Michael Rivage-Seul



in Lotta come Amore: LcA maggio 1993, Maggio 1993

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