La quaresima brasiliana si apre ogni anno con la proposta di un tema che la C.N.B.B. (conferenza dei vescovi del Brasile) presenta come "campagna". La proposta vuole unire le due linee che danno senso alla quaresima. La penitenza e la carità, secondo il suggerimento biblico: "Il digiuno che preferisco e... : rimandare liberi gli oppressi e rompere ogni giogo... spezzare il pane all'affamato, introdurre in casa i poveri senza tetto" (Isaia 58,7). Quest'anno il tema è espresso nella domanda che i discepoli rivolgono a Gesù nel primo incontro: "(Maestro) dove stai?". La chiesa brasiliana invita i credenti ad ascoltare la risposta che danno i poveri come risposta che dà oggi l'interpellato Gesù. Il primo giorno la chiesa locale di Foz do Iguaçu ci ha convocato ad assistere a una videoregistrazione in otto parti; dalla ricerca di dimora del primo uomo che muove i suoi passi sulla terra fino alla dolorosa ricerca di domicilio della famiglia brasiliana oggi. Si voleva fondare il diritto alla casa e alla terra su cui erigere la casa, come un diritto "naturale" dell'uomo e soprattutto della famiglia. Impossibile pensare la famiglia senza casa.
Come strumenti per presentare la campagna e coscientizzare il mondo cattolico, erano stati disposti simmetricamente una lavagna e un televisore; e della loro presenza simultanea voglio parlarvi. La lavagna presentava il problema casa in cifre: quanti senza tetto in ogni stato, quanti 'favelati' (baraccati), quante nuove abitazioni popolari costruite per anno, ecc. Il videoschermo presentava volti scavati, piedi scalzi o appena calzati di una suola, che avevano percorso centinaia di chilometri in cerca di un tetto e pochi metri quadri di terra nel paese di quasi otto milioni di chilometri quadrati di superficie, di bambini ammassati sotto i ponti metropolitani di Sao Paulo, di vecchie sedute davanti a una porta avvolte nel fumo delle braci sparse sul suolo. Pensavo che il tema svolto in immagini si avvicinava al metodo di Gesù quando cerca di smontare il cervello del dottore della legge abituato a includere il tema del prossimo nelle sue categorie legalistiche dissolvendolo in distinzioni sottilissime per sfuggire alla sua responsabilità. Il Vangelo ci dà due tocchi che dimostrano la reazione dell'uomo di tutti i tempi. Il dottore va da Gesù "per metterlo alla prova" in atteggiamento di difesa e rivolge una domanda "volendo giustificarsi": vuole sbrigarsela senza pagare un prezzo troppo alto. Gesù gli risponde in immagine: dalla lavagna allo schermo. Un uomo moribondo sulla nazionale Gerusalemme-Gerico; non ha carta di identità; potrebbe essere uno dei "tuoi" come un estraneo, uno straniero. Tu puoi farlo "prossimo" o condannarlo a morte come uno con cui non hai nulla a che fare. parrebbe logica la conclusione: il metodo visivo è molto più evangelico di una predica. Ma è noto che milioni di spettatori vedono morire, boccheggiando per fame, gli scheletri ieri del Biafra ed oggi della Somalia, reagendo con 1'indifferenza, ripulendosi gli occhi con lo spettacolo successivo di corpi bellissimi e di ambienti senza problemi. O cercando di scaricare il morso sempre meno irritante della vespa-colpa sul governo che "deve intervenire urgentemente", o sull'ONU che "non si sa bene che ci stia a fare" o sul "superfluo" preparato per i centri di soccorso. Gli elementi laici e quelli cristiani che compongono la nostra cultura si accordano nell'insegnarci il metodo di sfuggire alla nostra responsabilità: trascrivere sulla lavagna come notizia, o, come tema per un programma di assistenza, l'immagine.
La grande rivoluzione cristiana non è ancora entrata nella storia. Si tratta di una inversione di marcia: non è chi sta bene che va incontro al povero; è il povero che va all'incontro o allo scontro con l'altro. A quelli che si stanno palleggiando da anni la scelta dei poveri cadendo nel ridicolo, basterebbe dire - perché passassero dall'allenamento al gioco vero, - che "non siete voi che dovete scegliere i poveri; sono i poveri che devono scegliere voi. E il fatto che voi rimandiate la scelta di anno in anno non sarebbe il segno che non siete stati scelti? E non sospettate di essere vittima di quell'umorismo di Dio che fa trovare a mani vuote quelli che erano al sicuro di essere gli eredi legittimi?". Ai bisogni messi in cifre sulla lavagna, può provvedere 1'uomo con le proprie risorse: non c'è assolutamente bisogno di fede, di religione, di Dio. Inquadrare la scelta dei poveri in un programma religioso è quasi offensivo per i laici. Le stesse reazioni che si hanno in Italia le ho colte anche qui: "bisogna interessare il governo, bisogna che i politici conoscano il problema" . Quello che può rendere significativo il cristianesimo oggi non è assolutamente la scelta dei poveri, ma è questa capacità di fare del povero che ci viene incontro il contenuto della nostra storia di fede e della relazione con il trascendente. Tutti i biografi di Francesco d'Assisi cominciano la sua storia dall'incontro con il lebbroso che da estraneo e separato egli rende "prossimo" . L'energia che lo muove all'abbraccio è la colpevolezza di essere uno che ha fatto del lebbroso un separato, un lontano. Un filosofo ebreo ha capito perfettamente questo: non ho mai trovato prima di lui e fuori di lui un esegeta che abbia capito la rivoluzione del Cristo come lui. Non so che fortuna avrà Levinas nell'Occidente cristiano, ma io non vedo altra possibilità per il cristianesimo di essere significante - specialmente per la gioventù -, della proposta rinfrescata da Levinas di partire dal volto dell'uomo segnato dalla morte che, accusandoci, ci offre la possibilità di scoprire l'amore come unico senso della vita. Prego questo per me e per voi in questa Pasqua dolorosa e piena di speranza.
Vostro
fratello Arturo
in Lotta come Amore: LcA maggio 1993, Maggio 1993
Luigi Sonnenfeld
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