I crocifissi di oggi

(Riportiamo questo testo da una relazione tenuta nell' ambito del ciclo di conferenze "Passioni senza resurrezione... " organizzate dalla Nuova Corsia nel marzo '92. Il testo ciclostilato é stato rivisto e riassunto in alcuni tratti.)
A me é stato chiesto di parlare dei 'crocefissi' di oggi a partire dalle due professioni che esercito: faccio il medico e lavoro nell'ambito del tribunale per i diritti dei popoli. Questi i punti di contatto, di tipo culturale e pratico, più diretto con alcune di quelle realtà cui faceva riferimento Mario Cuminetti: quei morti inutili o quegli assassinati che si possono facilmente intravvedere dietro il termine: i 'crocefissi' di oggi. Questo sarà il centro della mia riflessione di questa sera.
Voglio mettere questo tema sullo sfondo di una prima domanda che mi sembra importante e sulla quale ritornerò alla fine: che cosa ha a che fare questo appellativo di crocifissi con questi morti o assassinati oggi?
La risposta é in un certo senso ovvia: dietro la parola' crocefisso' si può vedere una parola che indica un 'fatto' che da sempre fa parte della storia. Sempre ci sono stati dei crocefissi. Sempre ci sono stati morti inutili o in eccesso. Fa parte della storia dell'uomo, nella logica di una evoluzione più o meno violenta, il fatto che ci siano delle vittime.
Il vero problema é di sapere se é lecito e come lo é nella prospettiva della risurrezione, applicare a tutti questi morti un significato di 'crocefissi' che ha molto più a che fare con la parola 'destino' proprio nel senso di 'destinati a'. Destinati, cioè, ad essere portatori, anche se incoscienti, di una profezia, di un annuncio di risurrezione.
Questa é la lettura specifica a partire da quel Crocefisso. Una lettura non semplice perché mancano elaborazioni che tentino di riscattare l'anonimato di quei morti così da non ridurli a semplice fatto, ma dar loro un destino o un senso.
Questa prima domanda dobbiamo tenerla presente: quei morti 'non sono altro che' uno dei tanti modi del manifestarsi di quello che può capitare, oppure fanno parte di una struttura di rivelazione della storia?
Scoprire il senso di quelle morti inutili e dare a quelle morti inutili il significato di polo essenziale della storia é davvero il momento in cui la storia stessa si divide tra quelli che la vivono come un dato e quelli che la vivono come un progetto.
Vorrei partire da questa premessa per ricordare una pubblicazione molto recente che descrive una sperimentazione clinica controllata su un gruppo di bambini in Giamaica.
Sono malnutriti e quindi a rischio di infezioni e di sottosviluppo mentale: rischiano anche di essere sotto stimolati da un punto di vista psichico, culturale e ambientale.
Questi bambini sono stati divisi in quattro gruppi. A un gruppo non si é dato niente; a un altro gruppo é stato dato un supplemento alimentare; al terzo é stata data anche una stimolazione psicologica oltre al supplemento alimentare; all'ultimo gruppo é stata data solo la stimolazione psicologica. I risultati di questa ricerca sono stati prevedibili: i bambini ai quali non era stato dato niente stavano meno bene degli altri; quelli cui é stata data la stimolazione psicologica e anche alimentare stanno molto meglio e si riprendono.
La pubblicazione di questi dati sottolinea che é la prima volta che si dimostra scientificamente che combinando alimentazione e stimolazione psicologica si permette anche a un bambino in cattive condizioni di recuperare.
Perché non lo si fa? Quello che mi sembra caratterizzare l'oggi é che noi in ogni momento possiamo di fatto identificare il bisogno e la risposta al bisogno ma possiamo anche in ogni momento positivamente decidere che non possiamo rispondere al bisogno, pur riconoscendolo molto chiaramente.
Questi crocefissi della storia sono effettivamente oggi crocefissi perché - come per il Crocefisso - la morte non é casuale, un incidente!, ma é una cosa in un certo senso prevista e pianificata.
Se si legge il rapporto della Banca Mondiale o dell'Unicef, esso diventa ogni anno la proclamazione del conto dei morti. Le tabelle sono piene. Se un tempo c'era una geografia dei crocefissi che via via venivano scoperti, la geografia di oggi li mette sempre in primo piano. Non possiamo più nasconderci dietro lo stupore perché la geografia di oggi i crocefissi li mette proprio in primo piano in maniera tale da poter dire: "ma noi l'avevamo detto!".
Anche quest'anno il rapporto della Banca Mondiale sulla povertà dimostra che rispetto al 1990 le cose vanno ancora peggio. Tuttavia di fronte a questo peggioramento la Banca Mondiale non cambia la formula del finanziamento. Il rapporto dice infatti che non c' é un' altra formula: anzi, la stessa formula viene estesa anche ai paesi dell'Est. Questi paesi chiedono di entrare in questa situazione di dipendenza economica che non produce più dei drammi e delle tragedie bensì produce delle tabelle.
Una situazione tale non riesce più a far cronaca: la tragedia é ormai incorporata nella normalità, non riesce più a diventare un evento, qualcosa di fronte a cui reagire, perché la sua traduzione moderna é la statistica, la contabilità.
Ad esempio, gran parte dell' Africa viene programmaticamente esclusa dai piani di cooperazione con vari meccanismi, cambiando le regole, tassando i finanziamenti, abbassando i prezzi delle materie prime... e tutto nel più puro anonimato.
Non solo questi crocefissi sono privati della possibilità di essere un evento, ma sono anche privati della possibilità di avere una originalità e una identità: sono all'interno di meccanismi che permettono di conoscere in anticipo la loro sorte.
Anche la liberazione viene espropriata e non é più un progetto per il quale si può lottare e morire: é solo l'effetto delle azioni prodotte dalla pianificazione. Sono la Banca Mondiale e i nostri governi che ci dicono quali sono le regole per la liberazione. Dopo aver fatto i conti, beninteso ...
E' importante considerare tutti i morti di questi ultimi anni diversi da quelli dei genocidi avvenuti nelle Americhe. Noi non abbiamo più un mondo da scoprire: tutti i morti di questo nostro tempo li conosciamo perfettamente e non possiamo neppure più dire che tanto sono indios. Noi li abbiamo incorporati nella nostra conoscenza scientifica del mondo; li abbiamo dichiarati alla pari e per questo li dichiariamo perseguibili ed eliminabili perché ci servono. La violenza é chiamata diritto. I costi sociali, che sono i costi umani delle vite spezzate di cui non si parla mai, nelle tabelle diventano percentuali in crescita o in diminuzione, diventano statistiche. E' difficile dire a coloro che sono destinati a morire dalla pianificazione dei modelli di sviluppo che c'é la resurrezione. Loro non sanno neppure di morire: non sono crocefissi e quindi neppure possono risorgere. La nostra storia sta incorporando il fatto di avere dei morti senza futuro. A coloro che stanno per morire perché inevitabilmente compressi nelle tabelle, la nostra civiltà non sa altro che dire: "Fate in fretta ad uscire dalla vostra povertà, altrimenti per voi non c' é più speranza". Non c'é più nessuna possibilità di vedere in loro dei segni di liberazione.
E' chiaro che se noi crediamo, la speranza gliela attribuiamo. Ma con una variante. Abbiamo elaborato per questi morti, anche per quelli morti esplicitamente per la liberazione, il modo di non parlare troppo di 'crocefissi' e di 'risorti'. Ci sta troppo a cuore salvare l'impunità perché le statistiche non soffrano di contraddizioni.
Noi siamo in una civiltà che sta cercando di cancellare la possibilità del crocefisso e sta ancora cercando di evitare che sia visibile l'unica resurrezione della storia che é quella del racconto e della memoria.
Le storie dei 'crocefissi' non sono più narrabili, non sono più cose che muovono il cuore: sono prevedibili effetti che possono essere letti nelle statistiche.
Il problema diventa, forse, strettamente 'teologico'. Per questo sono pochi - ma così importanti! - coloro che, nei termini loro consueti, parlano ancora della storia dei 'crocefissi' cercando di ridare loro la dignità della crocifissione e quindi la possibilità di essere annuncio di qualche cosa.
Persone come Galeano che vanno a ritrovare il quotidiano della gente, degli anonimi morti, in modo tale da poter ritrovare in quel quotidiano la forza di un annuncio.
Senza però offrire facili resurrezioni, perché evidentemente il nostro mondo ormai scettico non avrebbe altro da dire se non chiedersi: "Ma resurrezione da che cosa e per che cosa?".


Gianni Tognoni


in Lotta come Amore: LcA novembre 1992, Novembre 1992

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