Europa, Europa...

La Rocinha, a Rio de Janeiro, è forse la più grande favela (baraccopoli) dell'America latina con i suoi 350 mila abitanti.
"Immaginate se il 10% di loro scendesse in città", ha detto il generale Joao Figueiredo, ultimo militare ad aver ricoperto la carica di presidente della repubblica, in una intervista a sorpresa. "Sarebbero 35 mila persone e non ci sarebbe né esercito né polizia capace di fermarli. Ci troveremmo di fronte a una esplosione sociale" ha aggiunto, "non c'è forza al mondo che può impedire al popolo di rivoltarsi contro la fame". Solo a Rio, città assediata da miserabili favelas occupate da milioni di persone, dove continuano gli assalti ai supermercati, gran parte della popolazione già si manifesta in favore dell'impiego dell'esercito in funzione di ordine pubblico. I soldati sono stati applauditi quando sono scesi per le strade di un quartiere che si pensava minacciato dalla "discesa" dei favelados.
(Newton Carlos da Rio de Janeiro per Il Manifesto 16/05/92)
"Sono molto triste per i morti, ma la rabbia è un sentimento che non si può controllare. Non credo che i criminali fossero tutti neri, ma la Guardia nazionale è intervenuta perché la gente ha sconfinato dai ghetti. Il bilancio ufficiale è di 56 morti. Ma come sono morti? L'unica immagine che ha fatto il giro del mondo è quella del camionista bianco picchiato dai neri. Quello è un morto, ma gli altri 55 chi sono? Sono convinto che molti neri sono stati uccisi dalla Guardia nazionale e dalla polizia".
(Il regista nero-americano Spike Lee in una conferenza stampa al Festival del Cinema di Cannes '92)

Sono due citazioni raccolte sui giornali quotidiani mentre in Tailandia la rivolta contro i militari al potere sta portando ad una feroce repressione ed a una resa di conti tra le fazioni stesse dell'esercito, in Ruanda, Sudan, Somalia, Etiopia, ma praticamente in tutta l'Africa, ondate di profughi vivono nel silenzio dei mass media il dramma della devastazione e della desolazione che la TV mostra nell'ex Jugoslavia.
Una guerra si è aperta e traversa tutto il mondo e le nazioni al loro interno. Nord e Sud del mondo si fronteggiano ormai a tutto campo. Il Nuovo Ordine Mondiale si trova ad affrontare, prima di tutto, il problema planetario dell' ordine pubblico: come difendere chi ha da chi non ha. E' ormai fin troppo chiaro che sono saltati i meccanismi (culturali, sociali, economici, politici...) che hanno permesso fino ad ora il controllo delle aree di povertà necessarie per permettere le isole della ricchezza o del benessere.
L'Europa bussa con più energia alle porte del nostro paese e lo invita a mettersi in regola. E' necessario spremere mezzo milione dalle tasche di ogni italiano, fin nella culla o sul letto di morte, per entrare in Europa! Ma che cos'è questa Europa?
E' il luogo dove si può sperare di essere difesi dalla marea montante dei poveri del mondo, la linea di demarcazione dell'isola del benessere che consente alla polizia dell'ordine mondiale di distinguere il nemico da combattere.
Se non entriamo in Europa saremo come i coreani di Los Angeles in prima linea a fronteggiare la rabbia dei neri e a rischiare le pallottole della Guardia che difende solo chi è residente nei quartieri alti. Saremo come gli abitanti dei quartieri popolari di Rio, in prima linea ad applaudire i soldati contro la fame dei diseredati dell'est.
Se entriamo in Europa dovremo convivere con la paura dell' assediato.
In ogni caso, una soluzione è speculare all' altra e come uno specchio risponde alle identiche domande:
"Chi è il mio nemico?" e "Come posso controllarlo?"
Una volta, secoli fa, un uomo della strada in un piccolo paese del terzo mondo teneva alto uno specchio. E lo specchio rispondeva alle domande: "Chi è il mio prossimo?" e "Come posso amarlo?" Vi si vedeva l'immagine di uno straniero, un Samaritano, che soccorreva un 'nemico' nel bisogno. E l'uomo che teneva alto lo specchio disse: "Tu va e fa altrettanto" (Luca 1037).
I popoli senza nome e senza terra non hanno mai avuto prima così tanto bisogno della nostra attenzione e noi non abbiamo mai avuto prima così tanto bisogno di specchiarci in una immagine nuova.


La Redazione


in Lotta come Amore: LcA giugno 1992, Giugno 1992

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