L'ora attuale

Penso e sento l'umanità come una immensa folla in cammino. E' un andare avanti senza soste, senza riposi. Il tempo è una spinta irresistibile. La storia costringe ad un avanzamento incessante. E a volte si ha l'impressione d'essere poveri pezzi di legno portati via da una corrente vorticosa, travolgente, di una fiumana sterminata. Foglie in balia di un vento impetuoso, spietato.
E' difficile fare una sosta, ottenere una pausa di calma serenità. Non ne abbiamo più il tempo noi perché ci è ormai quasi impossibile concederci la libertà di prendere del tempo per impiegarlo nel fare una sosta, una pausa, cioè per vivere un momento di silenzio, un abbandonarci alla pace, un'esperienza di contemplazione, una seria profondità di preghiera. Ma nemmeno le cose, i doveri, gli impegni, le urgenze, l'ingranaggio spietato della vita dal quale siamo mangiati ogni giorno, ci concede il tempo di fare una sosta, ci permette il tempo di un riposo tranquillo, ci consente di guardare dentro di noi con calma e di dare un'occhiata intorno per approfondire una vera conoscenza e realizzare un onesto e serio adeguamento.
Dare un giudizio ad un periodo storico passato (o anche semplicemente ad una vicenda della nostra vita trascorsa) è sicuramente più facile che dare un giudizio sul momento che passa, sull'ora attuale. Qui tutto è in movimento, in agitazione, in un farsi precipitoso e urgente e si ha l'impressione che la materia ci sfugga continuamente di mano, come ad uno scultore che tentasse di fare statue col fumo.
Perché l'ora attuale è di una fluidità impressionante. E' acqua di torrente, improvvisa violenta e dopo poco sono secche di sabbia riarsa e di ciottoli bianchi. E' come il tempo di marzo fatto di squarci di azzurro prepotente, bellissimo e subito dopo di nuvoloni neri, minacciosi di tempesta. Viviamo un periodo di storia terribilmente provvisorio. Sembra che andiamo rimediando una storia fatta di giorno in giorno. Assolutamente senza sicurezze, senza programmi.
La vita umana sempre più è tutta nella speranza. Ma disgraziatamente non una speranza serena e gioiosa determinata da premesse concrete e sicure, ma una speranza fatta di fatalismo, di occhi bendati, di abbandono irrazionale, non soltanto per un non sapere ma anche e specialmente per un non Amore, cioè una speranza senza consenso, senza scelta. E l'inevitabilità è davvero un'immensa tristezza.
Il nostro mondo attuale è troppo privo ormai di possibilità di iniziativa personale. Siamo dei costretti. La posizione attuale è quella di subire. E ne viene una passività che non è rassegnazione, ma piuttosto resa incondizionata. Perché è vero che abbiamo alzato le mani ad una resa incondizionata.
Chi è che non prova, suadente e allettante, la tentazione dell'adattarsi, dell'abbandonarsi alla corrente, del lasciare andare le cose come vogliono andare?
A volte si ha l' impressione tanto dolorosa, sgomentante, d'essere tutti stanchi. Gente che ha sperato seriamente, ha creduto dal più profondo, ha sognato con entusiasmi ardenti e poi si è afflosciata, ripiegata e raggomitolata in se stessa con dei vuoti immensi di stanchezza, di delusione.
E la risoluzione è chiara, sempre più diventa scoperta, evidente: sta affermandosi sempre più un individualismo sconcertante. S'impone quasi come l'unico modo di concretezza, di realtà d'esistenza. Sta convincendo come unica possibilità di salvezza.
L'ora attuale è un'ora di povertà impressionante di stima vicendevole, di fiducia nelle istituzioni, di speranza nel valore umanità. Siamo sempre più dei frammenti di umanità, E ci stiamo contentando della compiutezza d'immagine umana che riusciamo a mettere insieme ciascuno per conto proprio, aiutandoci con le nostre risorse fatte di chiusure culturali, di grettezze di cuore, di egoismi sociali, di formalismi religiosi.
Sento così l'ora attuale. E vi vedo come riflessa in uno specchio l'immagine del mondo... e gli esempi potrebbero continuare fino al numero corrispondente a tutta l'umanità perché ognuno è e soffre un dramma, indicazione fedele del gran dramma che travaglia il mondo del nostro tempo. Perché ormai tutto è a misure universali, cosmiche.
Non so. Penso che in questo nostro tempo ci sarebbe bisogno di santi, di uomini luce, di uomini totali, di uomini di Dio. Ma non so nemmeno immaginarli in questo nostro mondo attuale. Non so come farebbero ad essere santi: uomini attraverso i quali Dio incide di un suo segno la storia. Perché mi sembra che il nostro tempo è spaventosamente capace di cancellare tutto, come il vento le orme lasciate sulla sabbia del deserto...

Sirio Politi
da "La Prora", aprile 1965


in Lotta come Amore: LcA giugno 1991, Giugno 1991

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