Ricordo che, durante i primi giorni della guerra del golfo, amici di diversa provenienza parlando dello sgomento di quei tristi giorni mi abbiano comunicato lo stesso pensiero: "questo a Sirio è stato risparmiato". A significare - credo io - la misura di una amarezza che colpiva corde insondabili dell'animo umano e che nella delicata sensibilità di Sirio avrebbe operato una vera e propria tortura.
Ma credo anche che c'era nell'animo di tanti amici una viva e struggente nostalgia nei confronti un uomo molto amato per la sua capacità di farsi voce collettiva nei momenti importanti, di sapere dire in circostanze gravi e decisive ciò che molti non riuscivano a dire neppure a se stessi.
E scuotere il capo piangendo la miseria del tempo presente (ma chi può mai sapere come il cielo ama e piange la terra?) era come riaprire la ferita di una presenza che deve ora nascondere la troppa luce e la troppa verità per i nostri occhi abituati alla penombra di questa nostra carne. .
Preparando questo numero di Lotta come Amore, venivo raccogliendo un poco per volta vari scritti di Sirio in ordine alla raccolta da ordinare presso l'Istituto Storico della Resistenza e Storia Contemporanea di Lucca. Ne parlammo nell'ultimo numero del 1990 e, anche tramite amici che ci hanno scritto, stiamo lavorando a questo progetto di raccolta degli scritti di Sirio, non solo per una documentazione storica, ma per continuare a rendere viva tutta una fatica e una ricerca che non ha età né luogo particolare che non sia l'umanità intera e la terra tutta.
Così mi è capitato di leggere un articolo pubblicato sulla rivista "La prora" dell'amica Grazia Maggi. E vi ho letto la sofferenza di Sirio di fronte al chiudersi dei cieli e delle speranze storiche. La data dell'articolo la metto in fondo così che anche voi possiate misurare l'effetto delle sue parole e la sua "attualità''.
C'e' molto pessimismo nelle parole di Sirio, o meglio, la sua nota radicalità. E sono parole che sono sicuro di avergliele sentite dire più o meno in altre occasioni. Se si parla di sofferenza, credo anch'io che Sirio avrebbe terribilmente sofferto se fosse stato con noi quella notte in cui, tornando da un consiglio comunale aperto terminato in un modo a dir poco osceno proprio perché sulla pace e sull'ultimatum, accendemmo meccanicamente la TV e vedemmo la guerra.
Ma non mi sembra questo il punto.
Credo che dovremmo ricordare quanto e come anche il pessimismo più feroce non costituisse per lui un freno alla ricerca di qualcosa da fare per tradurre in un vissuto, mai limitato alla testimonianza personale, le aspirazioni di dignità e di umanità che gli gridavano dentro.
E la nostalgia di Sirio è tutta per questa sua capacità di veder nero (e quanto nero a volte) e nello stesso tempo amare con lucida passione la stessa umanità, la stessa vita.
Amare e quindi oltrepassare sempre la soglia del giudizio fine a se stesso per ritrovare energie di opposizione e di proposizione.
La sua pagina che riportiamo è lontana nel tempo, addirittura come di un altro tempo, eppure letta per contrasto alla luce della sua vita, può aiutarci a ritrovare speranza e cioè inguaribile energia e desiderio di autentica condizione umana.
in Lotta come Amore: LcA giugno 1991, Giugno 1991
Luigi Sonnenfeld
e-mail
tel: 058446455