Siamo ormai alla metà del mese di giugno e stiamo ancora aspettando un po' di sole vero. La sensazione di un freddo ancora incollato alla pelle ci perseguita. Non sappiamo quanto queste anomalie atmosferiche influenzino la consapevolezza di vivere in un tempo deludente e difficile da interpretare insieme. Storia di un dopo guerra che sembra piuttosto l'inaugurazione di un epoca attraversata da terribile e cinica frenesia intorno a nuovi ed inquietanti equilibri di potere sulla terra.
Abbiamo creduto per un certo tempo, forse tutti gli anni '80, di poterei sottrarre agli effetti destabilizzanti dell'equilibrio del terrore nucleare tramite l'utilizzo intelligente dei beni di consumo, la razionalizzazione delle risorse personali, l'austerità intesa sia sul versante etico (e cioè come 'stile povero')che sul versante estetico (e cioè come 'stile di classe'). Gli anni '90 hanno fatto crollare anche questo muro. Ora tutto è molto di più allo scoperto e non consente di indugiare in territori apparentemente neutrali. Non è più possibile destreggiarsi in un mondo che vuole contarsi. Dove cioè appare sempre più decisivo sapere se si vuol essere del Nord o del Sud (ammesso che lo si possa scegliere) per erigere nuovi e più efficaci sistemi di difesa e di separazione.
Chi sono i nostri vecchi-nuovi padroni che stanno tirando le fila degli scenari che animano (si fa per dire...) la vita politica, economica, culturale delle nostre città, dei nostri paesi? Chi sono e cosa vogliono coloro che stanno guidando e incanalando processi così marcatamente deflagratori da rendere i paesi potenziali tremende polveriere? Appare difficile credere che un mondo in continua evoluzione, con spinte e controspinte tali da liberare energie di masse diseredate ribollenti ai confini del benessere, non abbia occhi assetati di potere pronti a cogliere ogni possibile interconnessione per dirigere la storia verso nuove-vecchie forme di schiavitù.
Non è possibile in questo nostro tempo contrastare i venti cupi e tesi del predominio con speranze accuratamente limate nelle attese e attestate su obiettivi di basso profilo. Il quotidiano non è il luogo del rasserenamento, il dolce sciabordare delle acque nel porticciolo del privato o del piccolo gruppo spontaneo. La tuta multicolore che indossiamo per rilassarci ci apparenta ad atleti famosi dal fisico eternamente giovane; il telefonino cellulare impone ritmi artificiosamente gonfiati alla produttività dei nostri rapporti personali... E' avamposto di lotta anche il 'personale'. Tutto sommato forse non credevamo che in così poco tempo potessero avverarsi tali e tante occupazioni del potere nei confronti degli spazi dove si pensava di poter essere 'diversi'.
Ci rendiamo conto che, se mai poteva essere così, oggi, ancor meno di ieri, è possibile pensare di delegare la propria presenza, il proprio atteggiamento, il proprio schieramento. Sappiamo di aver subìto pesanti espropriazioni su questo terreno, ma ormai, chi se ne rende veramente conto sa che non vale la pena attardarsi in isolette corporative quando è nel grande mare dei senza identità che siamo continuamente ributtati. Tanto vale prenderne atto e cercare di abituarsi alla compagnia perdendo anche gli ultimi vizi di una nobiltà decaduta che si crede separata per divina volontà dal destino del popolo. Occorre quindi cercare di prendere veramente sul serio ogni goccia della nostra vita perché può essere piccolo, fragile eppure importantissimo anello che ci collega ai grandi nodi del vivere umano in questo nostro tempo. Non possiamo tirarci indietro di fronte a questo impegno che non ci richiede altra conversione che quella di guardare con occhi nuovi al nostro stesso vissuto. E non perché sono nuove le cose che possiamo fare, ma perché nel nostro angusto e soffocato quotidiano possono splendere preziose perle, concrezioni sapienti e ricche di una misura umana che non è in se bella perché piccola, ma, al contrario, è bella perché capace di esprimere la novità di un sentire comune.
Il territorio infinitamente piccolo del nostro io può esser luogo di passaggio di moltitudini e gli elementi di condivisione così forti da farci scoprire con stupore quali aggregazioni stanno nascendo attraverso i grandi rivoluzionamenti politici ed economici di questa nostra era di crisi.
E' allora possibile allargare le braccia come in croce non per esprimere inappellabile resa di fronte al turbinio di avvenimenti, ma per cercare di stendere al massimo le dita raggiungendo altre dita, sfiorandole in una suprema tensione di incontro, come tra cielo e terra.
La Redazione
in Lotta come Amore: LcA giugno 1991, Giugno 1991
Luigi Sonnenfeld
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