Abbiamo ricevuto dagli amici carissimi dell'Abruzzo un piccolo opuscolo che illustra un loro progetto di vita, di lavoro, di impegno culturale nel solco della nonviolenza e della fraternità.
Presentiamo questo "Progetto Speranza" sul nostro giornalino come segno di una partecipazione al cammino di ricerca degli amici abruzzesi ai quali siamo legati da tanti anni di semplice, profonda amicizia. Anche noi avvertiamo chiaramente che occorre raccogliere con gelosa attenzione il seme della "speranza" per continuare a gettarlo a piene mani (e a pieno cuore) nel vento della vita perchè cresca e fiorisca un nuovo cielo ed una nuova terra.
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"Costruite case e abitatele, coltivate orti e mangiatene i frutti. Prendete moglie e abbiate figli e figlie. Crescete di numero lì dove siete e lavorate per il benessere della città dove vi ho fa deportare".
(Geremia 29,5-7)
Collocati nell' esilio del grigiore, della stasi, della superficialità, del soffocamento della fantasia, della fine dei rapporti sinceri, liberanti, gioiosi, occorre continuare a vivere, a progettare, a sperare!
Ci sembra ormai giunto il tempo, per noi, di uscire dal campo delle buone intenzioni, campo in cui facilmente alberga il mugugno e la critica contro tutti coloro che non permettono il nostro decollo, l'impegno, la nostra lotta, la nostra compromissione con la storia.
Tempo di gestazione, il nostro, e quindi epoca di contraddizioni spesso estreme: trepidazione, sofferenza, frustrazione, angoscia, ma anche attesa, speranza, lavorio profondo. Esiste in ognuno come un rifiuto di nascere, di staccarsi dalla matrice calda, accogliente, rassicurante, un rifiuto di affrontare i rischi della vita. Ma c'è anche l'opposto: c'è il bisogno di dar vita e di vivere, il desiderio di accollarsi tutta la responsabilità di venire continuamente alla luce, di acquisire autonomia, di liberarsi e liberare. Tutti siamo coinvolti, in parte gestanti, in parte nascituri.
Consapevoli del nostro privilegio di appartenenti al Nord del mondo corroso dal tarlo della sazietà che cresce a scapito di altri mondi dilapidati, riteniamo doveroso rifiutare "concretamente" questo modello di sviluppo che persegue il puro e semplice soddisfacimento egoistico dei bisogni superflui e non si preoccupa dei pericoli che ne derivano per la pace, per le risorse energetiche, per l'equilibrio della natura, per i costi di vite umane.
Come?
Con una scelta di vita non violenta, da opporre alla imperante cultura di violenza e di morte. Nonviolenza che non sta ad indicare solo opposizione ad ogni militarismo, ma è soprattutto forza della Verità, creatività, lotta, denuncia, progettazione, costruzione. Insieme con gli altri.
Riscoprendo la dignità della propria fatica attraverso modi nuovi di lavorare. La cooperazione, seriamente e coscienziosamente vissuta in settori abbandonati quali l'agricoltura e l'artigianato, può diventare segno di rivolta alle leggi di mercato.
Offrendo la propria disponibilità alle più svariate situazioni di bisogno, uscendo dal chiuso dell'egoismo familiare o di gruppo, per aprire spazi di coinvolgimento e di attenzione agli altri.
Ricercando insieme con gli altri il "senso" profondo dell'esistenza, per il superamento della solitudine. Senza rimanere a guardare e ad aspettare che si moltiplichino i posti per il recupero dei drogati: forse è meglio offrire "prima" un luogo a tanti giovani in cerca di un "senso"; molti credenti vi troveranno il senso della loro Fede, molti non credenti vi troveranno il significato della loro vita. E quando si ha un punto di riferimento e di accoglienza, sarà quanto meno più difficile cedere alla lusinga della droga, di "tutte" le droghe.
Quello che ci proponiamo può sembrare utopistico, non incisivo nei confronti dei meccanismi del "sistema", discriminante nei confronti di chi, come la classe operaia o i lavoratori in genere, deve continuare a "collaborare" per procurarsi la sopravvivenza.
Ma è proprio in questa consapevolezza di essere una minoranza - che va ad aggiungersi ad altre minoranze - la nostra forza di denuncia e di verità. E, comunque, ci sembra quanto meno inopportuno continuare a dirci soddisfatti di una società che si è votata al suicidio.
Per tutti questi motivi, compiendo una rivisitazione del benedettino ORA et LABORA, e poiché non vogliamo ritirarci su un monte, lontani dai problemi di tutti, lo abbiamo integrato con un irrinunciabile PARTECIPA perché, facendo nostre le parole della Scuola di Barbiana, siamo convinti che "il problema degli altri è uguale al nostro. Sortirne tutti insieme è la politica. Sortirne da soli è l'avarizia".
Associazione per una ricerca ed attuazione di vita non violenta Via Buonconsiglio, 2 - TORRE DEI NOLFI (AQ)
in Lotta come Amore: LcA marzo 1991, Marzo 1991
Luigi Sonnenfeld
e-mail
tel: 058446455