Intervista a Rayek, segretario della Scuola per la

D. - Tu, arabo palestinese, membro del nostro villaggio, come vedi N.Sh - W.S. di fronte al conflitto attuale?
R. - Per me l'Intifada è la lotta di un popolo per l'uguaglianza, la libertà e la realizzazione dei suoi diritti. Di fronte a questa situazione N.Sh.-W.S. pone una domanda e propone un cammino: come trovare una soluzione che crei migliori relazioni tra i due popoli che vivono su questa terra?
Noi siamo persuasi di non avere altra scelta che quella della coesistenza. Il nostro modo di vivere dimostra la verità della nostra opzione. Il conflitto tra palestinesi ed ebrei è speciale, non è soltanto territoriale o geografico, ma assai più centrato sulla qualità dei rapporti tra questi due popoli. Dobbiamo lavorare per rafforzare i vincoli di vicinanza, la comprensione. Non cesseremo il nostro lavoro finché non esisterà tra di noi una vera pace.
Se consideriamo il problema di Gerusalemme, vediamo che né gli ebrei né gli arabi cederanno mai i loro diritti su questa città. La soluzione non potrà venire se non si stabilisce tra di noi più comprensione, più razionalità.
A N.Sh.- W.S. noi "impariamo" gli uni dagli altri e vogliamo costruire un cammino di fiducia. Non vogliamo più combatterci, distruggerci: vogliamo tutti la pace. E la pace - penso anche per gli ebrei - è arrivare a una vita calma, a camminare verso un futuro sicuro. Non essere più spaventati di poter morire, di vedere i nostri figli partire per la guerra...
Si giungerà alla fiducia conoscendoci gli uni gli altri nelle nostre culture. Molti fraintendimenti derivano dalla mancanza di comprensione delle culture. Su questo punto N.Sh.- W.S. è un esempio buono e realista.
Quelli che vengono a vivere a N.Sh.- W.S. non vi sono accettati a motivo delle loro opinioni politiche: ciascuno è libero qui di pensare quello che vuole. Noi vogliamo accogliere delle persone che accettino di vivere rispettandosi mutualmente. Il conflitto attuale è il risultato di una lotta che dura ormai da molti anni. E' lo stadio ultimo. Tuttavia non appare ancora nessun segno che gli uni o gli altri si fermeranno...
Qui noi fabbrichiamo insieme un treno speciale: dimostriamo che e' possibile vivere insieme.

D. - Tu sei contento di vivere qui?
R. - Sono persuaso che questo è il mio posto. Non c'e' nessuna contraddizione tra la mia vita e N.Sh.- W.S. e i miei pensieri personali.
E' difficile accogliere l'altro con i suoi punti di vista e le sue idee diverse. Ma se questa è la condizione per arrivare alla pace, sono disposto a pagare questo prezzo. Forse gli arabi si aspettano che gli ebrei non siano più sionisti e vivano accanto a loro con la loro sola identità religiosa; e gli ebrei che gli arabi lascino l'O.L.P. e abbandonino la loro volontà di indipendenza: ma questo è impossibile. L'amore degli ebrei per Israele non è minore dell' amore degli arabi per la loro terra.
Ognuna delle parti ha voluto distruggere, annullare l'altra, non soltanto fisicamente, ma anche sul piano dell'identità profonda: "Voi non siete un popolo. Non avete dei diritti". Tutta questa lotta può durare ancora a lungo: vorrei abbreviare il cammino che ci condurrà ad una soluzione. Vorrei un'esistenza non soltanto fisica, ma anche "spirituale" .
In fin dei conti non siamo più nel 1948, ma oggi, nelle condizioni di oggi. Bisogna tenere conto di queste condizioni attuali. Dobbiamo prendere un'altra strada, anche se fosse accompagnata da amarezza e sofferenza: dobbiamo accogliere l'altro come lui è, accettare le nostre differenze

in Lotta come Amore: LcA dicembre 1990, Dicembre 1990

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