Un prete, che aveva occasione di andare a Bargecchia quando Sirio vi era parroco, mi ha già raccontato, almeno due o tre volte, che, passando la notte nella canonica gli era capitato di notare il letto di Sirio ancora fatto al mattino dopo che la sera precedente l'aveva lasciato a pregare in chiesa. E la perpetua interrogata a proposito diceva che non era un'eccezione questo suo passare l'intera notte in chiesa pregando.
Non solo in quegli anni, ma anche in seguito, Sirio ha vissuto queste notti:
«Che vado cercando stanotte?
la porta non è chiusa
la casa è senza tetto
senza volta di stelle il cielo
tutto è aperto e scoperto
è qui e è dovunque
non occorre ricerca
è assurdo chiamare.
È come essere salito
sulla cima di un monte
sul soffice volo di nubi
penetrate le stelle
e sopra ancora ancora
tutto lo spazio
ma mi volgo intorno
e la presenza è qui
io sono nella presenza
e contiene tutto l'universo
e non si disperde
è tutta raccolta.
E ora raccolgo il mondo intero
tutta la storia di tutti i millenni
l'umanità che dorme
o che si agita su tutta la terra
la sento e la vivo
come una sola parola
non ho paura che sia falsa
o semplicemente assurda.
È vera perché la mia Fede
è questa chiarezza
adorazione è questa parola
e poi Amore e poi ancora
Tu Dio sei l'unico tutto in tutti
Tu Dio
Tu
io so che mi ascolti
non sono pazzo
anche se sono posseduto
e stranito stanotte
e come svuotato di vita
eppure mai come in questo momento
mi sento vivente
e segno e realtà di tutta la vita
sì che potrei morire
perché ho vissuto assai
avendo vissuto stanotte».
('Nottata di preghiera', Sirio)
Nel numero precedente di Lotta come Amore, mi chiedevo da quale radice Sirio traeva quel suo approccio con gli altri e la vita che non è apparso mai né ovvio né banale. E, non solo da questo suo pregare a nottate intere, credo sia fin troppo ovvio trovare quella radice in Dio. Troppo ovvio, perché con questa risposta si dice tutto e, nello stesso tempo, si rischia di non dire niente. Il nostro rapporto con Dio è sempre così originale ed unico per ciascuno di noi da non poter essere sem-plificato ed uniformato ad esperienza uguale per tutti ed anche se ci rifacciamo allo stesso Dio come motivo della nostra vita, Egli è per noi infinitamente diversificato nel Dono della Sua vita.
Così dire che alla radice della vita di Sirio c'è Dio, non mi serve a molto se non cerco di entrare in rapporto con il Volto che in questa vita si manifesta. È così nei confronti di ogni uomo e di ogni donna che la vita mi offre di incontrare. E così anche nei suoi confronti.
Il fatto che Sirio, nei suoi scritti per esempio, parli spesso scopertamente di Dio può non essere di per sé un aiuto alla comprensione e all'incontro. Dico questo non perché creda che sia veramente un ostacolo, ma in quanto non è dalla quantità di volte in cui uno nomina Dio che si misura la profondità e la qualità di una Presenza.
Mi sembra più interessante notare come per Sirio Dio sia soprattutto l'ALTRO con i cui pensieri e le cui vie egli si pone in confronto e in ascolto. L'altro non come sconosciuto e temibile, ma come ben conosciuto e amabile. E non da solo, ma come uomo nell'umanità e come creatura nella creazione. Fino al punto che anche gli altri, come ciò che è altro (le cose... ), vengono sempre presi «terribilmente» sul serio! Ciò non vuol dire che venissero, gli altri o le cose, sempre presi per il verso giusto e può essere che fosse preferibile a volte non fare così sul serio, ma certamente non possiamo dire che Sirio non giocasse tutto se stesso, nel bene e nel male, nella relazione.
Il saltare il muro, così emblematico nella sua vita.
E la preghiera non è altro che una dimensione della sua 'lotta come amore', nella ostinata volontà di tener sempre presente 1'Altro, qualsiasi altro. Quell' «altro-da-noi» che è spesso il proprio corpo, il se stesso nella sua spesso trascurata dignità.
Luigi
in Lotta come Amore: LcA ottobre 1990, Ottobre 1990
Luigi Sonnenfeld
e-mail
tel: 058446455