"Non amo le città a piano terra"

Tutte le volte che un termine è inflazionato desta sospetti, e significa allora che è arrivato il momento di «rovesciare i calzoni». Termini come handicap, barriere architettoniche, suonano oramai come la parola «democrazia», vocabolo svuotato dell'originario intendimento e, come la moneta inflazionata, con scarsa capacità d'acquisto sul mercato della comunicazione.
Innanzitutto le «barriere» non sono più solo «architettoniche», come del resto l'handicap non ha più solo le classiche connotazioni «fisiche o psichiche»; e inoltre le barriere, quelle che separano, che interpongono «barre» tra l'io e il proprio agire ma anche tra l'io e gli altri, queste barriere possono essere superabili o difficili da superare o insormontabili secondo il soggetto e secondo il contesto in cui il soggetto agisce e comunica.
Cosicché, come per l'handicap (e non solo rispetto all'handicap) le barriere si presentano sotto quattro aspetti:
1) insormontabili sia per il soggetto che per la comunità; 2) superabili sia per il soggetto che per la comunità; 3) insuperabili per il soggetto e superabili o inesistenti per gli altri; 4) superabili per il soggetto e ostacolanti per gli altri.
D'altronde anche l'handicap può essere «grave» oppure «leggero» per chi ne è soggetto e/o in rapporto agli altri, e così può essere quasi inesistente per sé e reso grave per il contesto (si pensi per es. all'handicappato in classe) o, viceversa, può essere soggettivamente «grave» e «alleggerito» da un ricco contesto socializzante.
Voglio dire che è arrivato il momento di sostituire «barriere architettoniche» con «barriere della comunicazione», perché tutto sommato la «barra» più terribile è quella che impedisce i rapporti interpersonali.
Non amo le città a piano terra, né vorrei che le Piramidi adottassero l'ascensore, anche se vado matto per l'archeologia; diffido grandemente della tecnologia di cattivo gusto, quella supplente l'uomo e la sua pigrizia; e temo altresì quelle efficienze nordiche (chi non ricorda Hetdorp, la città olandese di soli handicappati?) le quali ti assicurano ogni assistenza possibile a scapito però del dialogo, separando così mansioni, competenze e linguaggi. Invece sono d'accordo quando la tecnologia, la modifica architettonica, l'accorgimento infrastrutturale sono a supporto della convivenza: diventano allora, con efficace gioco di parole, protesi alle protasi dei dialoghi, degli incontri, alle occasioni della comunicazione. Per quanto mi riguarda, preferisco un braccio amico per salire le scale dell'Arengo o di Re Enzo che un ascensore «tutto per me», preferisco un autobus affollato dove la gente mi aiuta a salire che un «bus speciale» per soli handicappati magari con l'autista in camice bianco, preferisco persino il mare inquinato dove sguazzare con la gente che una piscina appositamente riservata con l'istruttore pagato dalla USL.
Ma credo che alla fin fine tutto questo diventi vantaggioso per tutti.


Cesare Padovani (consulente culturale Repubblica S. Marino)



in Lotta come Amore: LcA luglio 1990, Luglio 1990

menù del sito


Home | Chi siamo |

ARCHIVIO

Don Sirio Politi

Don Beppe Socci

Contatto

Luigi Sonnenfeld
e-mail
tel: 058446455

Link consigliati | Ricerca globale |

INFO: Luigi Sonnenfeld - tel. 0584-46455 -