Poetare di donna

Ci è pervenuto questo piccolo libro di versi quando ormai il numero precedente del giornalino era ormai in tipografia: Grazia Maggi, amica carissima, ce lo spediva con affettuose parole.
È la storia (interiore, esteriore?) di questi ultimi 12 anni della sua vita (la raccolta comprende poesie scritte tra il '78 e il '90), ed è dedicata a Sirio.
È difficile collocare queste poesie che raccontano - lievi, luminose - l'interezza del vivere. Quando l'ho avuto tra le mani irresistibili sono emersi i ricordi: il nostro primo parlarci una calda estate di tanti anni fa accanto all'ingresso di quella casa giallo oro, colma di quiete, di viva libertà e di amici, dove vissi i miei 20 anni insieme a Sirio. Lei, da Fiesole ove abita tutt' ora, era venuta al Bicchio per trovare la comunità e così ci conoscemmo. Parlando ci stupì sapere come ambedue avevamo conosciuto Sirio attraverso la lettura di «Una zolla di terra» - edito da La Locusta - e tenere fra le mani, ora, il nuovo libro di Grazia (stesso editore, stessa collana) ha suscitato un' onda di sensazioni tattili ed impressioni ancora intatte.
Due aspetti del mondo di essere e di fare poesia di Grazia amo sottolineare, forse perché in essi mi riconosco immediatamente.
L'uno riguarda la sensazione che non vi sia frattura fra il dentro e il fuori, l'anima e il corpo, la fede e la natura che vive. Sembra addirittura che in questo continuum ove «l'anima stormisce / nel vento creatore di Dio» non vi sia differenza fra creatura e Creatore (non siamo la sua espressione?). I dualismi si placano nella molteplicità degli aspetti della vita che ciclicamente (le poesie per la nascita dei nipoti!) si rinnova.
Il secondo aspetto - collegato e simile -parla del legame esistente fra coloro che sono in comunione: né tempo, né spazio, né l'intervallo della morte ci separa: semplicemente siamo.
È un modo di vivere al femminile: la percezione della vita non frammentata in categorie introduce in una dimensione ove si sperimenta la libertà del movimento, e chi lo ha provato lo riconosce immediatamente.
Mi ricordo che nell'ultimo periodo della vita di Sirio - pausa sacra nel vivido andare dei suoi giorni - le forze affievolite gli impedirono di vedere gli amici. Si instaurò allora il tempo della comunione e chi riuscì a mettersi in sintonia ebbe la gioia di vivere da lui non separato. Anche per noi che gli fummo sempre vicini il rapporto quotidiano si trasformò in osmosi di vita, tanto che la morte non ci separò. Forte è stata allora, e dura tuttora, l'esperienza di cosa sia la vita oltre quella che generalmente percepiamo.
Rivedo le poche volte che Grazia poté venirlo a trovare col marito (amico affettuoso e suo medico di fiducia nel penoso periodo fiorentino)... so ora leggendo le sue poesie, ma lo sapevo anche allora, quanto anche in lei tutto sia stato, fra cielo e terra, specchio del mistero.


MG


in Lotta come Amore: LcA luglio 1990, Luglio 1990

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