La posta di fratel Arturo

Miei cari amici italiani, stamattina stavo tornando a casa da una celebrazione presieduta dal nostro vescovo e attraversando la favela mi vengono incontro persone che gridano: un bambino è caduto nel pozzo, è stato salvato dalla mamma che ora è in preda a uno choc nervoso. Le «comadri» sono molto impressionate perché la giovane sta aspettando il quarto bambino. La baracca è piena zeppa di donne e di bambini: a stento riesco a imporre le mani sulla testa della giovane e a ottenere un pò di silenzio e fare una preghiera. Poi tutto torna calmo, io rientro alla fraternità e lascio le donne della favela a vivere la loro giornata.
AI tramonto rientra l'uomo, stanco irritato per aver faticato molto e guadagnato poco.
Si lava, e si siede sulla porta prendendo sulle ginocchia due o tre dei suoi piccoli.
Non è troppo raro il caso che non succeda quello che vi ho descritto, ma che l'uomo faccia una doccia e passi il resto della sera a un 'osteria. Le osterie fomite di biliardi sono numerosissime, e, quando l'uomo rientra mezzo o del tutto ubriaco, se la donna reclama e chiede soldi per il latte, non è raro il caso che riceva delle sberle. Mi è capitato di strappare una povera donna dalle mani dell'uomo infuriato.
In occasione del Natale potrei scegliere un quadro più color di rosa.
E nel nostro quartiere non mancano famiglie giovani dove è possibile cogliere una immagine molto più tenera. Ma vi scrivo in un momento in cui la mia meditazione mi concentra sulla sofferenza della donna «Partorirai nel dolore». E non è un riferimento limitato alle ore del parto, ma estensivo a tutta la storia della maternità. Non mi dispiace introdurre questa nota nel Natale consumistico sempre meno umano e sempre meno bello.
La poesia del Natale è stata congelata e servita nel cellofan a prezzi modici, e questa volgarità è una nota molto più triste dei drammi che vivo giornalmente, che finisco per fare più profonde e più vitali le nostre relazioni.
Mi sarebbe difficile vivere con gioia il mio sacerdozio, fuori di questo contesto umano che mi spoglia di false identità e mi fa sentire fratello, amico, membro della grande famiglia.
Fra poche ore (8 dicembre) il nostro vescovo ordinerà il primo sacerdote della nostra comunità, Carlos che alcuni di voi hanno avuto l'occasione di conoscere.
Tutta la diocesi è stata preparata all'avvenimento con preghiere, conferenze e dibattiti.
Tutti i membri della parrocchia hanno avuto l'opportunità e la libertà di esprimere «come vorrebbero il prete».
E stato molto utile per tutti. L'opinione comune è che il prete deve essere <povero e amico della gente».
Il fatto che io prete vada in città con il bus il mezzo comune, perché non ho macchina, è già un esempio importante.
Per me è un fatto normalissimo, ma qui dove le famiglie di classe media alta non monterebbero mai in un bus urbano, la cosa fa scalpore. Vi lascio perché cominciano ad arrivare a frotte gli amici che parteciperanno alla nostra festa. Vi auguro che il Natale ci porti la grazia di sentirvi sempre più parte di questo popolo di Dio e di assumere le sue vicende di dolori e di gioie, i suoi vuoti di giustizia e di solidarietà.
Che il Signore Gesù ci faccia partecipi di tutte le vibrazioni umane che accompagnano la sua convivenza con noi.
vostro

Arturo


in Lotta come Amore: LcA marzo 1990, Marzo 1990

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