Al terzo anno

Queste paginette iniziato il loro terzo anno di vita da quando Sirio non scrive più. Ci ren-diamo conto, sempre di più, della sua assenza secondo i modi cui ci aveva abituati la sua dolce, irremovibile inquietudine. Ma - nello stesso tempo -, chiara e forte emerge la sua presenza nei modi nuovi della vita che continua e si dilata sempre oltre ogni orizzonte. La sua provocazione (una parola sempre a lui molto cara) continua per tutti coloro che non si voltano indietro nella nostalgia di un tempo che fu, ma guardano avanti nella prospettiva di un cammino che continua. Anche queste paginette vogliono essere fedeli a questo invito e proseguono il loro cammino di una lotta perché si ama e di un amore che non possiede ma lotta perché da libertà di amore nasca ancora amore.
Ci rendiamo conto dei limiti che ci appartengono e manca a noi, come a voi, il contatto fisico con l'irruenza, la creatività, l'affetto e la spinta continua di Sirio. Manca a questo giornaletto tutta la sua impronta. E non è cosa da poco visto che a comporlo ci pensava quasi del tutto da sé. Crediamo però - nel lavoro di questi due anni - di aver mantenuta viva una aspirazione e soprattutto la comunicazione di un sogno che ostinatamente si ripropone ogni giorno anche a noi. Con sincerità, anche se non con particolare sapienza o intelligenza o forse anche solo con giusto t( doveroso approfondimento.
E gioia per noi ricevere i vostri incoraggiamenti, i vostri auguri, i contributi mai anonimi, ma sempre accompagnati da espressioni semplici e belle. Vorremmo rispondere a ciascuno, ma sappiamo di non poter promettere più di tanto.
Per ora vi abbracciamo tutti insieme, amici carissimi, mentre lo sguardo ancora volge in avanti e le mani si sfiorano in questo nostro libero cammino comune.
L'incalzare degli avvenimenti nell'Est dell'Europa apre un nuovo capitolo di storia. E forse questa cui assistiamo ne è solo la prefazione. Non saremo certo noi a pretendere di affiancare la nostra analisi a quelle ben più profonde e corroborate da abbondante documentazione che troviamo su giornali, riviste e nei dibattiti aperti in campo sia culturale che politico. Ci è difficile andare oltre il dato emozionale che prende di fronte ad uno scenario in continua evoluzione.
Confessiamo, per esempio, di assistere all'attuale grosso e sofferto dibattito nel partito comu-nista, volgendo il capo ora alle ragioni dell'uno ora a quelle dell' altro senza riuscire a prendere posizione.
Ci sembrano le une, le altre e le rispettive obiezioni, dotate di una loro validità anche se istin-tivamente ci riesce difficile credere che nella situazione odierna non sia necessario qualcosa di veramente nuovo.
Ristrutturare la casa fino ad adesso abitata non serve se il terreno su cui si è fondata slitta e si assesta su sempre nuove posizioni. Tanto vale prendere sulle spalle le poche cose cui non si vuole rinunciare e ritornare a montare la tenda al termine di ogni giornata.
La politica partitica è sempre più stretta dalle sue contraddizioni fino al punto che la cosid-detta vittoria della democrazia (ma non è stata piuttosto la vittoria di un sistema economico su un altro? Lotta giocata tutta su un terreno di dissanguamento reciproco soprattutto negli anni terribili di un ciclopico riarmo... ), rischia di essere novello cavallo di Troia per nuove contrapposizioni utili solo ai veri padroni del mondo.
Forse era opportuno non tirarlo giù il muro di Berlino emblematicamente finito sul mercato libero con quotazioni borsistiche. E crollato un muro e sembra che la libertà abbia trionfato. Quale libertà? Noi occidentali abbiamo vinto: ma quale vittoria?
Metteremo in gioco noi stessi, il nostro sistema politico, le istanze partecipative perché avvenga un vero e proprio incontro di popoli? Allontaneremo lo sguardo dalla tentazione di con-siderarci parte vincente per convergere e dirigere i nostri passi verso obiettivi comuni? Quanti muri - non così facili da individuare sono sorti e stanno sorgendo nel frattempo?
Dovrebbe essere questo il tempo in cui la Pace crea e costruisce la Pace. Il tempo in cui il rompersi di muri dovrebbe ancora di più provocare il desiderio di scavalcarli, renderli inutili, passarvi sopra, giocarvi intorno.
Non ci sembra di vivere questo tempo creativo e rinnovato al di là degli entusiasmi e della fragile simpatia per il nuovo.
Ci viene il dubbio che nella frenesia di abbattere un muro ormai ridotto ad un ingombrante blocco di cemento non ci si sia resi conto che sotto ci può essere rimasta la Pace. Non vinta, né uccisa, ma imprigionata da un'immagine.
Perché è stata ancora una volta una dura e sfibrante guerra a realizzare e rendere possibile questa pacificazione. Le trincee insanguinate di questa guerra hanno attraversato tutta la terra e una esigenza di giustizia sale ancora più alta nel cielo di un mondo dove ancora di più si distingue e si allarga la forbice tra chi ha e chi non ha una speranza.


La Redazione


in Lotta come Amore: LcA marzo 1990, Marzo 1990

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