Miei cari amici dell'Italia,
Vi scrivo dal deserto dove lo Spirito mi ha elegantemente invitato a passare una settimana con la sola occupazione di ascoltarlo. Sono in una piccola casa di legno in mezzo ad un bosco che si arresta sulla riva sinistra del Paranà. Il tempo scorre lentamente sulla superficie di questo immenso fiume che porta l'odore della foresta giù fino a Buenos Aires. Alzando gli occhi, vedo le bianche case del Paraguay che di notte mi parlano della loro esistenza dall'alta sponda. Questo ritiro rappresenta un momento molto speciale della mia vita. Una persona che segue un itinerario spirituale, si propone un tempo di ritiro per prepararsi alla professione religiosa, al matrimonio o a un anniversario importante. Ma lo Spirito sceglie il tempo a suo piacere, e non pare molto incline alle celebrazioni fissate un po' convenzionalmente da noi, Una notte nel tempo del mio ritiro ho sentito le parole di Giuditta e sono andato a cercarle: "Chi siete voi che avete tentato Dio in questo giorno e vi siete posti al disopra di lui, mentre non siete che uomini? "(Gdt. 8, 12). Queste parole rimproverano gli anziani della città che avevano fissato arbitrariamente il tempo dell'intervento divino. Forse capirete perché mi si è presentato questo esempio, quando vi dirò cosa ha deciso lo Spirito a mio riguardo. Prima di tutto vi devo confidare che da molti anni per me la preghiera è la storia di una convivenza o, se preferite, di una amicizia. Una amicizia che si sarebbe rotta tante volte se l'Altro non fosse tenacemente, caparbiamente fedele. Nonostante tutte le contraddizioni create dalla mia fragilità di uomo, scopro all'epilogo della vita, che l'ALTRO ha svolto e svolge un lavoro coerente. Talvolta ha dovuto abbattere quello che avevo edificato con incompetenza e obbedendo a criteri egoistici, ma Egli non ha mai abbandonato il progetto. Sono molto soddisfatto di questa convivenza, e felice della sua amicizia.
In questo momento mi chiede di sospendere ogni attività letteraria. Devo lasciare lettura, studio, tutto ciò che è in relazione coi libri e ogni tipo di collaborazione con quello che viene stampato. Non vorrei vi faceste un opinione sbagliata del mio Amico che non è per nulla un anti-intellettuale, tutt'altro. Una prova per me indiscutibile è che io vivo questo cambio di vita non come una rottura o una delusione o stanchezza. Ci tengo molto a farmi capire perché non voglio che porti un segno di tristezza un avvenimento che io vivo con immensa gioia. Pensando al mio passato di "scrittore" non lo rimpiango come tempo perduto, ne ringrazio Dio dal profondo del cuore, e non potrei pensare la mia relazione con l'Amico fuori di questa attività. In altre parole, la mia risposta all'Amore è stata fondamentalmente questa ricerca di verità che ho sentito la necessità di condividere con i miei fratelli. In questa epoca della mia vita non vi avrebbe certamente sorpreso se qualcuno vi avesse reso noto che un incidente aveva interrotto il mio lavoro: o la morte totale o parziale del corpo o della psiche. Mi pare una grazia notevole essere io a comunicarvi il mio congedo, in un tempo in cui fisicamente mi sento bene e psichicamente secondo l'opinione di quelli che convivono con me, non presento alterazioni.
Un nostro poeta chiudeva la sua attività letteraria con un verso molto malinconico: "si spengono i canti nel mio cuore". Posso dire che questa interruzione è per ascoltare i canti nel mio cuore. Non mi sento vittima di una legge inesorabile, sono il pellegrino di Emmaus invitato alla sosta festiva. Pensando a voi, mi sorgono delle domande:
Questo nuovo tipo di vita sarà temporaneo o definitivo?
Non potevo preannunziarlo con un anno o a qualche mese di distanza?
Ho girato queste domande all'Amico, ma non ho avuto risposte se non una, che tutte le leggi sull'impiego, sui diritti dei lavoratori e degli impiega tori, sono necessarie, ma Egli si è divorziato dalla legge e non pensa ad una riconciliazione. Continueremo a volerci bene e a camminare insieme sulla strada del Regno fino al congedo finale e oltre.
Arturo
in Lotta come Amore: LcA luglio 1988, Luglio 1988
Luigi Sonnenfeld
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