La stella di Natale

Ora sono a mani vuote. Il futuro è più incerto che mai... Sento però che quella stella che mi ha guidato a Soweto, mi precede ora sulle strade dell'Africa. Quella stella che mi ha portato in baraccopoli mi ha dato la «grandissima gioia» di adorare quel Bambino nel volto luminoso di un povero artigiano: Ngugi.
Lo avevo incontrato una sera, quasi per caso... Bastarono pochi minuti per capirci: «Karibu!» e mi spinse nella sua baracca. Eravamo confinanti. Mi presentò Anna, la moglie, e i suoi due bam-bini. Mi sembrava quasi impossibile che lì dentro, in una stanza di tre metri per tre, potesse viverci una famiglia! «Condividi la cena con noi», mi disse con quel suo volto raggiante. Condivisi, ugali e fagioli... Parlammo a lungo nel cuore della notte: ero davvero affascinato dalla sapienza, dallo spirito critico di questo lavoratore kikuyu; anche lui, però, pur professandosi «ateo», era sconvolto da questo strano prete bianco che aveva deciso di condividere la vita dei poveri di Soweto. Il volto di quel povero lavoratore («Se sono in questa baracca è perché con il salario che ricevo non posso permettermi altro!») che a tratti si illuminava con un'espressività incredibile, affiancato dal volto sereno, ma velato di tristezza, della moglie Anna e dai visi splendidi di due bambini addormentati nelle di lei braccia, illuminavano per me quella notte fonda di Soweto. Prima di lasciarmi mi abbracciò dicendo: «Vieni quando vuoi, condivideremo della nostra povertà».
Ritornai spesso in quella baracca... e l'amicizia crebbe... Ngugi, affascinato di come parlavo di quel povero Cristo, mi chiese di aiutarlo a capire meglio il vangelo... Fu così che ci ritrovammo nella baracca, allume di candela, a riflettere sul vangelo, filtrato dalla realtà di Soweto. Una sera mi chiese di spiegargli il testo dei Magi (Matteo 2). «I detentori della verità - spiegai - quelli che hanno «Dio in tasca (Gerusalemme, preti, teologi...) non vedono la Stella, non riconoscono quel Bimbo, nella casetta di un lavoratore... sulle ginocchia di una povera donna, la moglie di un artigiano». Il volto di Ngugi si illuminò: aveva capito. Ma in quella baracca anch'io avevo visto la luce: i poveri mi avevano fatto scoprire quella Stella, quel Bimbo eternamente crocifisso nella carne dei poveri.
Anche oggi, infatti l'ultima novità è che entro il 6 gennaio (il giorno dell'Epifania, dei Magi), tutti dovranno abbandonare Soweto e ricostruire la baracca su un'altra collina vicina. Un'altro esodo forzato. I militari vogliono il terreno di Soweto per costruirvi un loro enorme complesso... E così continua la Via Crucis dei poveri... la Via Crucis di quel Bimbo che deve fuggire in Egitto... il Natale di Soweto, di tutte le Soweto. Su questa «via dolorosa» continuerò a camminare anch'io, nonostante tutto... So che quella Stella che ho visto a Soweto mi precede.
Unico segno davanti ai miei occhi in questo momento: la giacaranda e l'ibisco in fiore, in questa Nairobi primaverile!
Con l'augurio natalizio che anche il vostro inverno abbia la sua giacaranda, il suo ibisco!
Allenaci, Signore, a lanciarci nell'impossibile - è la preghiera, che faccio mia, del gesuita boliviano Luis Espinal assassinato per la sua difesa dei poveri - perché dietro l'impossibile ci sono la tua grazia e la tua presenza: non possiamo cadere nel vuoto. Il futuro è un enigma, il nostro cammino si inoltra nella nebbia, ma vogliamo continuare a donarci, perché tu stai aspettando nella notte, con mille occhi umani traboccanti di lacrime».
Alessandro Zanotelli (da «Testimonianze» Gennaio 1989)


in Lotta come Amore: LcA dicembre 1989, Dicembre 1989

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