Il Mir a Gorbaciov

Questa lettera a Gorbaciov è nata dalla richiesta di alcuni membri del MIR ed ha avuto una preparazione collettiva: essa esprime molto semplicemente il desiderio di contribuire allo sforzo di pacificazione e di «disgelo» che attraversa da tempo le relazioni Est-Ovest. Essa è un piccolo segno di una volontà decisa a lavorare con amore tenace e fedele perché i semi della pace, della fraternità fra tutti i popoli della terra, della giustizia, del rispetto della creazione possano svilupparsi e crescere sempre di più. È una cosa molto piccola che però vuole essere indicazione di un grande sogno: che tutti gli uomini e donne del mondo, tutti i popoli, tutte le razze, tutte le culture siano sempre più «orientati» . a tutti i livelli . a rendere possibile una storia umana liberata dalle radici della guerra.

Carissimo sig. Presidente Mikhail Gorbaciov,
questa lettera potrebbe destare in lei una certa meraviglia, poiché le viene inviata a nome della sezione italiana di un movimento che pur avendo una dimensione internazionale in realtà non ha una grande rilevanza nello scenario politico.
Il Movimento Internazionale della Riconciliazione (MIR) raccoglie al suo interno uomini e donne che hanno a cuore il problema della pace, della fratellanza, della non violenza, dei valori della giustizia e della concordia fra tutti i popoli. La sezione italiana del MIR ha voluto inviar1e questa lettera come segno semplice, ma molto sentito, di un profondo sentimento di «ringraziamento» per tutto ciò che lei ha fatto in questi anni nel campo della pace, del disarmo, della distensione Est-Ovest, dell'attenzione ai problemi della convivenza giusta e pacifica fra i vari popoli della terra.
Il riferimento è soprattutto a ciò che lei sig. Gorbaciov ha detto nel suo «storico» discorso all'ONU il 7 Dicembre 1988: le proposte da lei avanzate ci hanno aperto il cuore alla speranza che sia possibile costruire, anche se gradualmente, rapporti umani non più basati sulle forze militari contrapposte, sugli equilibri della deterrenza, sulla sempre maggiore capacità aggressiva dei rispettivi arsenali militari. Noi vogliamo esprimere il nostro sincero sentimento di partecipazione e di condivisione negli sforzi che lei sta facendo fin dall'inizio della sua presidenza per far progredire il cammino della pacifica convivenza fra i popoli del mondo. Certo, sappiamo benissimo che questo cammino è molto lungo ed ha bisogno di uomini e donne di buona volontà, di coraggio, di fiducia in una storia umana che non sia più segnata dal sangue, dalla violenza della guerra, dalla morte.
Per questo ci ha riempito di grande gioia la sua decisione unilaterale di diminuire di mezzo milione di uomini l'esercito dell'Unione Sovietica (nell'arco di due anni). Ugualmente l'attenzione ai problemi del debito dei paesi del Sud del mondo; il ritiro delle truppe sovietiche dall'Afghanistan, anche se rimane aperto l'enorme problema della pacificazione di questa martoriata nazione; la volontà precisa di una progressiva smi1itarizzazione degli eserciti del Patto di Varsavia, sia per quanto riguarda le armi cosiddette «convenzionali», sia per l'armamento missilistico atomico.
Così le decisioni manifestate riguardo all'abolizione totale delle armi chimiche ci ha dato grandi motivi di fiducia e di speranza verso il futuro. Ci sembra particolarmente vero ciò che ha detto il suo ministro degli Esteri nella recente Conferenza di Vienna (citando una frase di Tolstoj): «Occorre capire l'importanza non di dove ci troviamo, ma della direzione in cui ci si muove». Al MIR, movimento di pace e riconciliazione a livello mondiale, sta a cuore soprattutto questa «direzione» di cammino, la crescita e lo sviluppo sempre più coraggioso e deciso della strada della pace.
In questo spirito, noi vogliamo partecipare con tutte le nostre forze alla crescita di rapporti umani liberati dalla paura reciproca, dall'istinto della contrapposizione, dall'idea di «popoli storicamente nemici». Noi crediamo che tutti i popoli della terra sono chiamati a vivere senza odio, senza guerra, senza eserciti, senza ombre di sangue e di morte: per questo vogliamo interpretare la riduzione degli arsenali militari di ogni tipo come riduzione della militarizzazione degli Stati ed insieme delle coscienze. Pensiamo che sia molto importante che diminuisca la «cultura» del segreto e del sospetto reciproco, che alimenta sempre la cultura della guerra, e cresca nello stesso tempo quanto anche lei ha sottoscritto negli accordi di Helsinki: scambio di culture, di uomini, di rapporti fraterni. Noi siamo sicuri che con il suo gesto lei ha dato un segnale importante per liberare energie e risorse e consentire sempre più una libera crescita di culture, coscienze, popoli che oggi sono ancora schiacciati da iniqui rapporti economici, da pesanti situazioni di soggezione nazionale, culturale, morale, religiosa.
Intervenendo sugli arsenali militari lei ha offerto ai pacifisti, a tutti coloro che lottano e soffrono per il rispetto dei diritti umani e civili, per la sopravvivenza ecologica del pianeta, un segnale forte ed incoraggiante di cui siamo molto grati e che sentiamo essere una premessa per un percorso che i popoli da sempre attendono come necessità assoluta di vita nuova. Vogliamo congratularci per quanto lei ha proposto nello spirito del disarmo unilaterale, perché anche noi - come membri del MIR - abbiamo da tempo indicato questo cammino come assolutamente necessario per rompere la corsa al riarmo. Speriamo che questo segni una inversione di tendenza e apra «una corsa al disarmo» tra Occidente ed Oriente, tra Nord e Sud.
Per quanto ci riguarda, ci batteremo perché da parte italiana si risponda con qualche atto di disarmo, come ad esempio la rinuncia all'accoglimento degli F 16 nella base di Crotone. Riteniamo che non ci siano alternative ad una ricerca di rapporti non violenti fra i popoli e quindi ogni gesto che si muova in questa direzione ci riempie di gioia e di speranza. Noi vogliamo che cessi quanto più possibile la fabbricazione e il commercio delle armi e ci stiamo battendo da sempre perché non si uccida più con la produzione bellica degli operai italiani, russi, americani, francesi, tedeschi ecc...
Peniamo che la vera vocazione di ogni popolo della terra sia quella di produrre strumenti di vita e non di morte: crediamo che lei, sig. Gorbaciov, sia uomo sincero e quindi le siamo grati per tutto quello che ha fatto e che farà per far progredire la cultura del dialogo e del disarmo. Crediamo che questa «tendenza» abbia ricevuto nel 1988 un impulso molto forte. Certamente siamo convinti, come lo sarà lei, che questo impulso non sia divenuto ancora irreversibile: è necessario che la volontà di passare dalla contrapposizione al dialogo ed alla cooperazione diventi un elemento permanente nella pratica delle relazioni internazionali. Questa è La «Rivoluzione» incessante che pensiamo debba essere ricercata con tenace volontà ed illuminata saggezza politica. Speriamo che questa nostra lettera le giunga come segno di fraterna e solidale partecipazione nel cammino della «perestrojka»: parola che ormai è diventata un simbolo forte di questi nostri tempi che aprono il cuore alla speranza di cambiamenti decisivi nei rapporti nazionali ed internazionali. Di tutto cuore le auguriamo di poter svolgere il suo lavoro per la costruzione di una società mondiale sempre più illuminata dall'arcobaleno di pace. Per il suo popolo e per tutti i popoli della terra.
Con stima e sincera amicizia, a nome del MIR italiano la saluto cordialmente.


SOCCI GIUSEPPE Presidente del MIR



in Lotta come Amore: LcA marzo 1989, Marzo 1989

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