Tra il 17 e il 19 di febbraio abbiamo vissuto il primo anniversario della morte di Sirio. Ci siamo ritrovati - tanti amici - insieme per tre giorni attraverso incontri diversi, non ripetitivi, segnati da una partecipazione intensa, sincera, affatto formale. Un anno è passato ed è stato tempo straordinariamente veloce. Noi della Chiesetta ci siamo dovuti sforzare per rendercene conto e per cercare di realizzare occasioni perché si compisse l'attesa di tanti di poter parlare di Sirio, ascoltare di nuovo le sue parole, poter affidare con lui nella fede e nella speranza i sogni di una vita rinnovata. E siamo anche molto riconoscenti verso chi ci ha aiutato con dolcezza ed amicizia delicatissima ad aprire la casa e il cuore perché insieme potessimo raccontarci di un cammino che non si è fermato.
E che non sia stato un anno vuoto, tempo perso, perversa volontà di appropriazione, incuria intollerabile, lo hanno dimostrato coloro che hanno preso la parola nei diversi incontri ed hanno detto cose semplici ed insieme profonde, testimonianze per niente celebrative, ma indicative di un filo vitale che non si è interrotto ma ha continuato ad operare miracolosamente e meravigliosamente fruttificazioni di Amore e di Vita.
L'albero non è stato davvero tagliato alla radice!
Venerdì ci siamo ritrovati dopo cena nella Chiesa della parrocchia della Darsena per una rilettura dei testi teatrali di Sirio.
Una liturgia rituale interrotta dall'ingresso di un piccolo gruppo di operai che portano il corpo di un loro compagno caduto da un'impalcatura lì vicina.
E questa irruzione della vita nella celebrazione perché sia possibile celebrare la vita ha costituito il sottofondo dell'incontro di sabato nella Sala Comunale aperto da don Gino e da Adriana e continuato dalle testimonianze di diversi amici.
E ancora nella Messa di domenica sempre nella Chiesa parrocchiale della Darsena.
Una Messa non scontata per la memoria di un prete, ma momento di un cammino di riflessio-ne che ci ha accompagnato per tutti e tre i giorni.
Non vorremmo ora attendere ancora un anno. Il tempo del silenzio, delle scelte personali operate nel segreto della coscienza, si è concluso. Anche se le parole spesso sono sussurrate nel contesto di un duro e poco appariscente lavoro quotidiano. Anche se le novità di vita hanno bisogno di questi spazi nascosti, dell' oscurità lievitante.
Ci rendiamo conto che in questi giorni si è come ripreso un cammino. E questo comporta 1'essere desti e attenti, operosi e fedeli, sapienti e costanti. Vorremmo che il filo della riflessione per una vita nuova da suscitare e condividere con Sirio, non si interrompesse, ma fosse alimentato dall'apporto di chiunque si sente di dare una mano. Apriamo uno spazio su «Lotta come Amore» per ogni contributo che voglia essere frutto meditato e articolato per la ricerca di una ricchezza che insieme abbiamo diviso.
Padre Dalmazio che ha vissuto con noi, in profonda amicizia con Sirio, tanti anni di sincera e serena comunicazione e confronto, inizia con questo suo scritto, un tentativo non facile, ma necessario, se vogliamo «celebrare» Sirio nella attualità di ogni giorno.
Altri contributi seguiranno e saremo lieti di riceverne da chiunque è interessato ad approfon-dire il discorso. Non sappiamo se ci sarà spazio per tutti su questo giornaletto, ma vogliamo prepararci ad una giornata da realizzare nell'autunno prossimo e per questo i contributi di tutti potranno arricchire questo nuovo incontro nel nome di Sirio.
Come sempre, non pura ricerca teorica o sensibilità puramente emotiva, ma confronto esi-stenziale sincero ed onesto, secondo modalità e stili da ricercare nella autenticità e nella novità della vita di ciascuno. Iniziamo perciò in questo numero una comunicazione specifica di cui ciascuno può essere insieme di volta in volta e il mittente e il destinatario. Con grande limpidezza, e, come sempre, a gran cuore!
in Lotta come Amore: LcA marzo 1989, Marzo 1989
Luigi Sonnenfeld
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