La fatica di vivere un sogno

Pochi mesi fa sulla cronaca dei nostri giornali la triste odissea di uomini e donne filippini imbarcati clandestinamente su di un peschereccio e fermati in Sicilia dalla Guardia di finanza.
Squallido ed indicativo episodio del vasto traffico di carne umana in Italia e nel mondo: La moderna schiavitù in guanti bianchi.
Le Filippine sono settemila isole sparse lungo il Pacifico, quasi come un punto di appoggio verso 1'Asia continentale.
Un paese abitato da cinquanta milioni di persone che rappresentano un arcobaleno di razze: Igorot, Cinesi, Mussulmani Tausug, Meticci, un paese dove si parlano più di ottanta lingue con usi e costumi in enorme contrasto coi modelli occidentali.
Manila è la capitale delle Filippine con sei milioni di abitanti e con il maggior raggruppamento di baraccati rispetto a qualsiasi città del mondo.
In queste catapecchie - i più poveri vivono all' addiaccio - vivono pescatori, autisti, schiavi al porto come scaricatori, muratori e manovali.
I Filippini sono la manodopera più economica di tutta 1'Asia grati ai padroni che li assumono e li usano fino al limite delle loro forze.
Molti imprenditori stranieri amano fare affari con loro dal momento che le paghe sono bassissime e i sindacati senza potere.
Venditori ambulanti, lavandaie, commesse, colf nelle case dei ricchi. Qualsiasi tipo di lavoro servile va bene pur di avere abbastanza cibo per sopravvivere. Qualcuno aumenta il suo bilancio rovistando nella spazzatura, altri sbucciano aglio, venditori di sigarette, spazzini, portatori di acqua, mendicanti. Gran parte sono disoccupati: terreno fertile per «essere in attesa» per ogni opportunità che potrebbe presentarsi.

La missione
Secondo un certo «Cristianesimo popolare» Gesù Cristo è presentato quasi esclusivamente in due ruoli o il Santo Nino cioè il Bambino Gesù oppure il Santo Entierro, cioè il Cristo Morto. Le immagini di Cristo costituiscono uno sfogo ai sentimenti repressi delle masse, che si possono facilmente identificare col bambino innocente o con la vittima abbandonata.
Ma il Cristo raffigurato non parla, è un Cristo che non ha un messaggio, il vangelo è in gran parte sconosciuto. Perciò ci sono molti Filippini (questo avviene anche in Italia!) che si dicono Cristiani ma non sanno bene che cosa sia la vita cristiana.
Il lavoro missionario: esprimere la testimonianza cristiana nella sua pienezza e proclamare e applicare a tutti gli aspetti della vita il liberante messaggio del Vangelo.
Peter sin dall'inizio della sua missione non voleva essere immobile come una statua posta all'interno di un'antica chiesa, oggetto di devozioni sincere o abitudinarie alla ricerca del magico. Tenta di andare incontro alla gente, sente una profonda compassione per i poveri, qualcosa di simile a quanto deve aver provato il Maestro quanto andava di villaggio in villaggio. Ha un interesse particolare per gli ammalati: I poveri sono spesso ammalati e molti passano rapidamente dalla malnutrizione alla TBC o a qualche altra malattia. Nel frattempo si domandava «perché la gente si trova in tali condizioni?» La religione non dovrebbe immischiarsi in simili cose, «l'uomo della religione» dovrebbe piuttosto insegnare ai poveri, ad essere pazienti e ad accettare ogni evento come volontà di Dio... «Ciò che Gesù Cristo fece a suo tempo può venire interpretato in molti modi differenti. Ma io continuo a chiedermi perché diventò povero tra i poveri. Mi chiedo perché mai denunciò l'ipocrisia dei potenti del suo tempo. Mi chiedo perché mai finì coll'essere crocifisso come un agitatore per avere introdotto un nuovo modo di vivere. Di solito dicono che fu crocifisso perché si dichiarò figlio di Dio; ma cosa capiterà se noi consideriamo anche i baraccati come figli di Dio?».
La Chiesa ufficiale non vuole fastidi: insegna loro ad essere figli di Dio per andare in Paradi-so ma mai suggerire loro che dovrebbero essere trattati come figli di Dio mentre sono ancora sulla terra. Devono imparare a soffrire ora per essere benedetti poi. E vi sono tanti buoni cristiani coi nomi scritti nelle chiese e nei conventi, così generosi da fare un po' di carità e vivono spremendo il sudore e il sangue dei poveri. Predichiamo la giustizia, raramente affrontiamo la situazione concreta della gente. Il Regno di Dio è solo per quanti osano essere liberi e sono pronti a pagarne il prezzo.

Organizzare la comunità
Nel 1973 i missionari con i cristiani del posto - impegnati nella azione sociale delle Filippine - introdussero un nuovo modo di essere presenti nella comunità dei baraccati: C.O. (Organizzare la Comunità) attività cristiana di animazione, riflessione, pianificazione. Spesso le persone si ritrovano per confrontare il loro modo di incarnare il messaggio cristiano. Partecipano alla preparazione delle celebrazioni liturgiche e riflettono sulla loro esperienza di vita, per chiarire quali sono i problemi e le aspettative e riaffermare la loro determinazione di unirsi come fratelli e sorelle.
Il programma catechistico si occupa anche di educare i bambini a riconoscere il piano di salvezza di Dio tra i baraccati. Il Gruppo teatrale rappresenta negli spettacoli la lotta per la sopravvivenza e la liberazione. Il centro di istruzione professionale coi suoi esperti insegna i mestieri ai giovani. Le suore con un gruppo di infermieri del luogo dirigono una clinica con un programma di nutrizione e un corso di istruzione per le madri. La comunità cristiana è un segno di speranza per gente che da tanto tempo è stata costretta a vivere senza speranza!


La vita di Peter come prete e missionario
Peter in questa sua straordinaria documentazione mette a nudo la sua personalità. A volte crede di essere sul punto di affogare, perché non sà cosa dire o cosa fare, gli sembra di essere una piccola isola sperduta nell' oceano, aspetta di venire trascinato da qualche forza misteriosa e spera che la misericordia di Dio lo tenga a galla. «Ieri una ragazza di 19 anni si è suicidata. Se non fossi un prete forse avrei già fatto la stessa cosa. Eppure dovrei essere un segno di salvezza!».
Il prete sembra un viaggiatore solitario, uno straniero nella notte. A volte specialmente il missionario - si sente sradicato, alla deriva in un mondo sconosciuto. È facilmente avvicinabile - anche perché disponibile - da coloro che si sentono persi, smarriti, solitari. Molti pensano e pretendono che il prete dovrebbe essere quell'individuo capace di condividere le sofferenze e le angosce della gente e infondere nuova speranza nei loro cuori. «Rispettato da tutti, amato da nessuno - così si sente Peter - Cerco di catturare i sentimenti della gente, di tirar fuori il loro spirito buono o cattivo, ma essi sembrano ancora distanti. Non posso avere un contatto umano con loro».
È vero tutti abbiamo delle lacerazioni dentro e forse è questa la ragione per cui avvertiamo un desiderio così forte di aiutare coloro che hanno bisogno. L'amore vero nasce da un cuore spezzato, la compassione nasce da sofferenze interiori, «coloro che vogliono dare luce sono destinati a bruciarsi».

Il Prezzo pagato
Il Aprile 1985. Padre Tullio, suo compagno in parrocchia, viene assassinato - Ucciso al posto di Peter - da un famigerato gruppo di «gorilla» protetto dalla dittatura. Fu mitragliato mentre cercava di soccorrere un ferito e strapparlo dalle mani di questi assassini. Il corpo fu calpestato e preso a calci. Padre Tullio (nato a Mantova 1946) era semplice e modesto. Un gentiluomo. Molti si preoccupavano per la sua disponibilità a soffrire con gli altri e per gli altri. Sempre aperto al dialogo e pronto ad adattarsi a qualsiasi situazione, cercava veramente di essere vicino alla gente, soprattutto ai poveri e agli indifesi. Con lui ecco la corona dei martiri negli anni 1985-1986: padre Magnifico Osorio, p. Mariano Beling, p. Alberto Romero, p. Pepita Bernardo, p. Potenziano Ejano, p. Valerio. Con i sacerdoti, tantissimi laici impegnati nel sindacato e nella pastorale delle comunità cristiane.
In queste pagine si delinea la storia avvincente di come un semplice cristiano e sacerdote vie-ne spinto dall'amore di Dio a lottare e soffrire con la gente in mezzo a sospetti e persecuzione, come il suo essere prete e la sua fede nel Dio con noi, che a volte sembra essere un Dio che abbandona, rimangono saldi in mezzo a tanti interrogativi.
Non dovrebbe essere solo la testimonianza di Peter e dei suoi amici, ma quella di ogni sacerdote, di ogni vescovo, di ogni cristiano che sinceramente si sforza, completamente aperto allo Spirito di Dio, di essere un discepolo del Maestro.


Rolando


in Lotta come Amore: LcA marzo 1989, Marzo 1989

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