Luci d'inverno

Non saprei dire perché mi è venuto in mente il titolo di un vecchio film di Bergman, che ho visto all' epoca in cui andava di moda il «cineforum»: francamente non ricordo con molta esattezza il suo contenuto, ma non è assolutamente di questo che intendo parlare. Le mie «luci d'inverno» non hanno niente a che vedere con la storia descritta nel film: ho voluto rimandare al titolo di quella sua profonda e provocatoria opera non per fare sfoggio di una cultura dell'immagine che non ho, ma semplicemente per rispetto di chi mi ha «prestato» le parole che fanno da titolo a queste mie riflessioni.
I pensieri che mi accompagnano da qualche tempo e che vorrei tentare di esprimere sono come il riflesso di quelle meravigliose «luci d'inverno» di cui abbiamo potuto godere nei primi mesi invernali di quest'anno. So benissimo che esse sono state (e lo sono tutt'ora) cariche di problemi per la siccità e molto probabilmente per le cause che possono averle determinate. Da questo punto di vista, esse richiamano alla mente la dura realtà della condizione umana, sottoposta di continuo alla necessità materiale, all'equilibrio ecologico, ai bisogni concreti per la sopravvivenza quotidiana.
Le mie luci d'inverno, però, riguardano lo spazio interiore, la realtà dello spirito, quel terreno nascosto nel quale scorre il fiume della vita, al di là di ogni condizionamento fisico: esse illuminano in modo difficilmente esprimibile il cammino del cuore, la ricerca di una fedeltà a ciò che è ragione profonda del proprio vivere, le radici che affondano nella storia passata e i giovani germogli che premono per aprirsi verso la nuova stagione.
Mi pare di essere vissuto per molti mesi in una specie di «inverno luminoso»: come se molte cose si fossero fermate, cadute in letargo, assopite in una condizione statica, immobile. Un po' come gli alberi dalle foglie «cadute», spogli e apparentemente senza vita: se però qualcuno ne spezza un ramo, la linfa vitale esce come a testimoniare la loro misteriosa e nascosta vitalità.
È trascorso un anno da quando Sirio è morto ed il suo corpo ha cominciato a riposare sotto le zolle della terra del cimitero dove è stato sepolto: ho pensato spesso - nel silenzio del cuore e dell'anima - al suo «sonno» dentro la terra. Ho sentito con molta forza questo mistero della morte, attesa e preparata insieme con lui lungo lo scorrere della sua faticosa malattia. E rivedo con molta chiarezza, come scritto sul nastro della mia memoria, il suo scendere nella terra per entrare in quello spazio di silenzio che la morte mi ha sempre comunicato. Certamente, io credo che quel «silenzio» è abitato dalla misteriosa presenza di Dio: Parola viva, Parola d'Amore, Parola di Resurrezione. Tuttavia, da quel momento, ho sentito con chiarezza di essere entrato in una dimensione nuova, diversa da prima. La stagione che mi ha sempre accompagnato, nel fondo dell' anima, nella profondità più profonda di me stesso, è stata sicuramente una strana «stagione invernale»: la sensazione precisa di essere vivo e attivo, ma nello stesso tempo in una dimensione come di attesa, di preparazione per qualcosa di nuovo, per una «primavera» di cui ancora non saprei definire assolutamente i contorni e le caratteristiche.
Il mio «inverno» è stato abitato da questa «luce»: proprio come l'inverno astronomico, la strana stagione che ha fatto discutere così tanto quest'anno.
Mi rendo conto benissimo che questi miei pensieri possono sembrare (e forse lo sono) assurdi e contraddittori: ma penso di farmi capire dagli amici con i quali da molti anni mi sono trovato a condividere il cammino, sia pure a distanza e in modo frammentario, attraverso le pagine di questo giornalino. Mi sento ancora dentro questo inverno carico di luminosità, povero di acqua vitale, assetato e bisognoso di energie che diano possibilità alle radici di attingere nuove forze per nuove fioriture. Ma un inverno carico di luce, e cioè di limpida e serena visione del cammino, di volontà umile ma tenace di non desistere nella ricerca di ciò che dà senso e valore alla vita. Sento che dentro 1'albero della mia esistenza la linfa continua a scorrere: la promessa di una strada che continua, di un sentiero che si muove in una direzione che ha un suo preciso significato, di un filo che misteriosamente segue una trama per una tessitura il cui disegno non è facilmente decifrabile, ma che esiste...
Luci di un inverno che non mi parla di morte e di gelo, ma che ha in se stesso come il respiro dolce della primavera che in esso è già come racchiusa e presente. Anche la Presenza di Dio la sento come nascosta in questa luce invernale così sovrabbandonata dalla presenza di un sole luminoso e costantemente presente nell'arco del cielo. Sono sicuro che, prima o poi, la pioggia verrà e questa mia terra (lo spero con tutte le mie forze) potrà fiorire e fruttificare ancora qualcosa di buono per la crescita del regno di Dio nel cuore della storia umana.


Don Beppe


in Lotta come Amore: LcA marzo 1989, Marzo 1989

menù del sito


Home | Chi siamo |

ARCHIVIO

Don Sirio Politi

Don Beppe Socci

Contatto

Luigi Sonnenfeld
e-mail
tel: 058446455

Link consigliati | Ricerca globale |

INFO: Luigi Sonnenfeld - tel. 0584-46455 -