Nei giorni migliori della giovinezza
dobbiamo lasciare tutte le cose belle e buone
e dio solo sa quanto malvolentieri
e con quanta riluttanza lo facciamo.
Ma il nostro paese è arrivato a un punto cruciale
il potere politico domina, su tutto,
i burocrati sono corrotti, molte buone persone
con grandi ideali sono costrette all'esilio.
È un momento di vita o di morte per la nazione.
Tutti voi compatrioti, tutti voi che avete una coscienza,
ascoltate le nostre grida.
Non vogliamo morire, vogliamo vivere.
Non vogliamo morire, vogliamo studiare.
Caro padre, cara madre, per favore non siate tristi.
Cari zii, care zie che non vi si spezzi il cuore
mentre diciamo addio alla vita.
Abbiamo una sola speranza: che questo permetta a tutti
di vivere in modo migliore.
Abbiamo una sola preghiera: non dimenticate che non è
assolutamente la morte quello per cui stiamo lottando.
La democrazia non è un affare che riguarda poche persone.
La battaglia democratica non può essere vinta
da una singola generazione.
Questo paese è il nostro paese
questa gente è la nostra gente
questo governo è il nostro governo.
Se non facciamo qualcosa chi lo farà per noi?
Benché le nostre spalle siano ancora giovani ed esili,
benché la morte sia per noi un fardello troppo pesante
noi dobbiamo andare perché la storia ce lo chiede.
Il nostro entusiasmo patriottico, il nostro spirito
totalmente innocente vengono descritti come elementi
che creano tumulto. Si dice che abbiamo motivi nascosti
e che veniamo usati da un manipolo di persone.
Vorremmo rivolgere una preghiera a tutti i cittadini onesti,
una preghiera a ogni operaio, contadino, soldato,
cittadino comune o intellettuale, funzionario di governo,
al poliziotto e a tutti quelli che ci accusano
di commettere crimini.
Mettetevi una mano sul cuore, sulla coscienza,
quale sorta di crimine stiamo commettendo?
Stiamo provocando un tumulto?
Cerchiamo solo la verità, ma veniamo picchiati dalla polizia.
I rappresentanti degli studenti si sono messi in ginocchio
per implorare la democrazia, ma sono stati totalmente ignorati.
Le risposte alle richieste di un dialogo paritario
sono state rinviate e ancora rinviate.
Che altro dobbiamo fare?
La democrazia è un ideale della vita umana
come libertà e il diritto.
Ora per ottenerli dobbiamo sacrificare le nostre giovani vite.
È questo l'orgoglio della nazione cinese?
Lo sciopero della fame è la scelta di chi non ha scelta.
Stiamo combattendo per la vita con il coraggio di morire.
Ma siamo ancora ragazzi.
Madre Cina, per favore, guarda i tuoi fii,li e le tue figlie.
Quando lo sciopero della fame rovina totalmente la loro giovinezza,
quando la morte si avvicina puoi rimanere indifferente?
Queste riflessioni non sono «attuali», nel senso che sono state scritte in occasione dell'assemblea nazionale del Movimento Internazionale della Riconciliazione (MIR) che si è svolto a Grottaglie (Taranto) alla fine del mese di aprile '89. Qualche giorno prima ho partecipato al convegno nazionale dei pretioperai italiani a Salsomaggiore. Tutti e due gli «incontri» avevano in comune la caratteristica di esprimere dei movimenti di persone che appartengono a «minoranze» che sul piano quantitativo fanno «poco rumore». Sono passati appena due mesi, ma ci sono «distanze interiori» che non seguono i tempi del calendario. Ci sono avvenimenti quotidiani ed internazionali (come la tragedia del movimento degli studenti cinesi) che potrebbero spegnere la forza della speranza. Nonostante tutto, credo nella validità di un cammino segnato dall'umile gesto del seminatore che non si arrende di fronte alla durezza della realtà perché crede con tutte le forze nella fecondità perenne della terra a cui osa ogni volta affidare il seme che gli è stato consegnato.
in Lotta come Amore: LcA luglio 1989, Luglio 1989
Luigi Sonnenfeld
e-mail
tel: 058446455