Franco Brogi, un caro amico diacono a Firenze, ci ha spedito un suo breve romanzo "Vae victis" di Aletti Editore.
Varie volte, in questi anni, Franco è venuto alla Chiesetta del Porto a passare una giornata con noi: quando per accompagnare una storica amica fiorentìna, Grazia Maggi, quando in compagnia della propria famiglia. Sempre ci raccontava del suo impegno nella Caritas, della pena di non riuscire a risolvere situazioni difficili, nel vedere ciclicamente riaffacciarsi tipologie di problematiche, come se non potessero essere sanabili.
In questo libro l'ho ritrovato in pieno: penso che decidere di scrivere per chi non è del mestiere, significa volere fortemente condividere idee ed impressioni. Ne scaturisce un racconto autobiografico nel quale alla trama si alternano una serie di riflessioni.
Il filo conduttore è la descrizione di una situazione universale: quella dell'eterno tentativo di rendere concreto il dono dell'amore che nasce in noi, "dono che deve fare i conti con le esigenze insopprimibili della natura umana" perché nell'uomo "l'unico bene che esiste è insediato e talvolta coperto dal male".
Le pagine sono la coraggiosa e umile descrizione del mondo del volontariato nel quale, spesso, ci si prende cura degli altri per prendersi cura di noi; si vuole dare amore e dedizione, mentre si è alla ricerca proprio di questi sentimenti per se stessi.
La storia di Marco, il protagonista, è quella di un uomo sposato e padre che a un certo punto della vita avverte un grande senso di vuoto. E consapevole di non avere mai avuto quella storia di amore e di intesa profonda alla quale anelava fin da bambino.
Per guarirlo dalla depressione, un anziano sacerdote gli suggerisce di fare del volontariato, trasformando in senso oblativo la sua inquietudine.
Ha inizio per lui una nuova vita, entra a contatto con il problema della marginalità degli immigrati, con le persone, i loro problemi, le organizzazioni piccole e grandi che se ne occupano.
Si interesserà soprattutto di giovani ragazze, con le quali intreccia rapporti molto intensi, riconoscendo in loro, in un gioco di rispecchiamento, "il medesimo bisogno insopprimibile a ricevere affetto ed accoglienza".
In questa nuova stagione della sua vita, accanto alle ore spese in vari compiti e al denaro offerto per fare fronte alle situazioni più disparate, Marco passa attraverso quella educazione sentimentale che gli era mancata.
Il cuore batte e lui si deve misurare con la propria realtà di uomo fatto e sposato che avverte una forte attrazione per le giovani ragazze che la vita gli fa incontrare. Qualcosa, per lui, sembra costantemente fuori tempo e fuori luogo, eppure, anche se sono briciole di esistenza strappate, quei rapporti, quegli innamoramenti danno finalmente un senso alla sua vita.
Ma accanto a questa particolare esperienza, prende forma in lui un'altra esperienza amorosa, questa volta legata all'avventura di un Amore che si affina, allontanandosi dal possesso per approdare alla terra del servizio.
Col tempo la pena per l'altrui vivere diventa più importante dei sentimenti da eterno ragazzo che gli agitavano il cuore ed alla fine prevale su tutto un senso profondo di pietas, un afflato profondo che lo spinge a donare senza più il bisogno di trattenere, fino all'ultimo respiro.
Maria Grazia Galimberti
in Lotta come Amore: LcA giugno 2009, Giugno 2009
Luigi Sonnenfeld
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