Lessi la mia condanna - con fermezza -
La controllai con gli occhi,
per essere sicura di non aver fatto sbagli
nella clausola finale -
La data, il modo, della vergogna -
e poi la formula devota
"Dio abbia pietà" dell'anima
Fu il verdetto della Giuria -
Resi l'anima familiare - con la sua sorte -
perché non fosse, alla fine, un'agonia sconosciuta -
Ma così che lei e la morte, familiari l'una all'altra -
si incontrassero, con serenità, come due amici -
si salutassero, passassero, senza un cenno -
E a quel punto, la faccenda sarebbe stata conclusa.
Emily Dickinson "Silenzi"
in Lotta come Amore: LcA giugno 2009, Giugno 2009
Luigi Sonnenfeld
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