Il tema ricorre e si ripropone, pur nelle sue angustie, all'attenzione di quanti si misurano sugli sforzi che le comunità cristiane fanno lungo i loro diversi itinerari di fede. Nell'usura del tempo che corrode l'immobilismo, il tedio formale di questo tema nasconde la dignità dei luoghi in cui i fedeli si trovano, quindi dei luoghi di Dio.
Qui emergono alcuni «atteggiamento ecclesiali» che sono (o possono essere) le pratiche concrete dei cristiani nelle associazioni, nelle parrocchie, che sono le pastorali.
1) Non c'è più spazio per una parrocchia-isola felice nel travaglio del mondo. Non c'è più spazio per le pastorali da «assedio». Perché il mare del mondo ha invaso l'isola, senza attendere che questa rompesse i propri argini. E' la vita complessa che ha cominciato a pulsare nelle chiese locali, senza presentarsi in forme istituzionalizzate ma venendo per file sparse, secondo modalità soggettive. Sono i mille soggetti della vita quotidiana che sono nelle chiese.
Le mille identità imprecise. I tanti e diversi modi di essere lavoratore, studente, donna, militante... Ora, questo fenomeno tanto difficilmente circoscrivibile quanto inequivocabile di laicità.
Laicità che non pretende di essere risacralizzata (operazione anni '50, peraltro impossibile in tanta imprecisione), ma che contiene una complessiva ed articolata domanda di senso che è vera domanda teologica. Sono i perché posti assiduamente sulle identità dei soggetti sociali, ecclesiali, sull'impiego delle forme «cattoliche».
2) I fermenti di laicità investono tutti i modi di essere chiesa, oggi. Essere laica ed essere pro-fondamente spirituale è impegno pressante per la Chiesa. Laicità e spiritualità sono gli «eccessi» che trasgrediscono le forme delle chiese oggi. La svolta della teologia conciliare impone la attenzione non più solamente attorno all'autonomia delle realtà terrene, ma sulla bontà di quei comportamenti. Gli eccessi del mondo piegano le forme e reclamano il diritto a dare loro forma a ciò che è chiesa. Dopo che la chiesa ha detto cosa è il mondo ora gli uomini del mondo dicono cosa è per loro chiesa. E tutto ciò non ha niente a che vedere con la secolarizzazione che è processo tutto mondano dove invece laicità e spiritualità sono bontà di Dio negli uomini quotidiani.
3) Questi «eccessi» non fanno la chiesa, - poniamo - operaia, ma di dare casa nella chiesa a questi uomini. Quando la chiesa non è del territorio (cioè degli interessi sul territorio) e degli ambienti ma è dei soggetti che vivono le miserie e le ricchezze del territorio e degli ambienti. I soggetti nuovi nella chiesa fanno della chiesa una forma che è luogo di saperi teologici (dove la gente parla di Dio), ne fanno un luogo di saperi metropolitani diversificati (dove gli uomini parlano dalla loro vita).
Giovanni Bianchi
Piergiorgio Reggio
in Lotta come Amore: LcA febbraio 1981, Febbraio 1981
Luigi Sonnenfeld
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