Argentina: le donne di "Piazza di Maggio"

Santità,
E' necessario, Padre Santo, fare la nostra presentazione. Sua Santità ci conosce. Ci vide fugacemente, in una udienza generale, in san Pietro, nel dicembre dello scorso anno e ci ricevette paternamente a Porto Alegre, nello stadio "Gigantinio", in occasione della sua visita in Brasile.
Avrà udito senza dubbio, altresì, parlare di noi. Siamo le madri di "Piazza di Maggio". Siamo migliaia di madri argentine che, da più di quattro anni richiediamo al governo del nostro Paese, senza essere ascoltate, notizie intorno ai nostri figli, arrestati dalle forze armate e di sicurezza nelle loro case, nei loro posti di lavoro o di studio, nella pubblica via e dei quali non sappiamo nulla.
In varie occasioni, ora come rappresentanza del movimento ora a titolo personale, abbiamo fatto pervenire lettere a Sua Santità esponendo il nostro problema.
Sua Santità si é occupata del problema, privatamente e pubblicamente. Speriamo che i suoi nuovi interventi ottengano che il governo modifichi la sua inumana posizione e ci informi su ciò che è stato dei nostri figli.
Pertanto in questa occasione, Padre Santo, noi ci presentiamo a questo venerabile Sinodo, sintesi della Chiesa Universale, per ripresentare tale richiesta che sappiamo essere in buone mani.
Veniamo per esporre un problema collegato al tema centrale della riunione sinodale: la famiglia. Il lavoro che presentiamo é il risultato di un incontro sopra l'incidenza del problema degli SCOMPARSI.
Sembra sia opportuno fare una chiarificazione. Le madri di «Piazza di Maggio» effettuarono due incontri: «Vangelo e Dignità» nel mese di luglio e quello che abbiamo appena menzionato nella prima metà di settembre. Il primo fu programmato per analizzare, nel loro complesso, i problemi che la situazione degli scomparsi creava nell'ambito familiare. Come conclusione di tale incontro si programmò il secondo, però con la partecipazione di tutti i gruppi familiari.
In ambedue, il lavoro dei gruppi fu preceduto da esposizioni sopra il contesto socio-politico e economico, dal «golpe» militare del '30 fino ai giorni nostri. Il far riferimento alla realtà del Paese é necessario per comprendere che il. fenomeno degli scomparsi non costituisce un fatto isolato all'interno del piano che iniziarono le Forze Armate nel 1976 (alleghiamo una breve sintesi di tale esposizione in un opuscolo a parte).
I metodi di repressione usati dal regime militare argentino, fondati sul sequestro, la tortura, le vessazioni, i saccheggi, l'assassinio dei prigionieri e la mancanza di informazione ai famigliari e all'opinione pubblica - vero terrorismo di Stato, applicazione dell'ideologia anticristiana della sicurezza collettiva come valore supremo - hanno prodotto conseguenze caotiche e traumatizzanti nei focolari argentini.
Migliaia di genitori cercano infruttuosamente i loro figli; migliaia di figli i loro padri; coniugi i loro sposi o le loro spose; i fratelli i fratelli; i nonni i nipoti. Perché nessuno, Santità, è stato ...tralasciato.
Le Forze Armate hanno detenuto e fatto sparire bambini piccoli, adolescenti, uomini maturi, anziani, benché la stragrande maggioranza delle vittime siano. giovani nella pienezza della loro vita.
Se i giovani scomparsi sono il 70 o 75%, non é un fatto casuale. Settori significativi della gioventù hanno preso coscienza della realtà politica, sociale e economica e delle ingiustizie che esistono nel suo ambito.
Da ciò derivò l'idea politica di cambiare le strutture, idea legittima, benché siano esistite realtà che abbiano falsato il cammino.
Una generazione é stata annichilita in nome della Sicurezza Collettiva in realtà per servire gli interessi più loschi ed egoisti e, ciò che più é penoso, pretendendo usare come scudo il nome del Dio Vero, quello di suo Figlio e della sua Chiesa. I risultati di questa politica premeditata di distruzione si basano vedendo e peseranno assai sulla società argentina.
Matrimoni in situazione di grande insicurezza; bambini e adolescenti che non trovano risposta sulla condizione dei loro genitori, difficoltosamente allevati ed educati da nonni anziani o lontani parenti; padri e madri che soffrono di gravi turbe psichiche o fisiche derivate da tale tormen-to.
Insicurezza, odio, conflitti, aggressioni, degradazione, dolore. Ecco alcuni dei frutti della diabolica decisioni politica degli uomini che detengono il potere nel nostro Paese senza l'onestà di prendere pubblicamente la responsabilità dei propri atti e condotti dal concatenarsi delle loro realizzazioni a continuare a mentire, pure a Vostra Santità ed ai Vescovi argentini.
Il sistema repressivo instaurato col colpo di stato del 26 marzo 1976, con la sua metodologia delle sparizioni è inedito, non solo nella storia argentina ma nel mondo.
Ha creato una speciale ed atipica categoria di persone nella quale formasi uno stato politico: gli «scomparsi» o «sequestrati» o «detenuti poi scomparsi per ragioni politiche o ideologiche» o le «vittime dell'eccesso di repressione» o altra designazione approssimativa che si potrebbe dare a persone che non avvantaggeranno padroni elettorali in un ipotetico futuro; che non figureranno in un registro dei morti; in una lista dei disoccupati; in una lista degli «arrestati» dalla giustizia, o in una qualunque delle figure giuridiche che si potrebbero supporre.
I nostri scomparsi costituiscono una vera e propria mutilazione sociale. Un fatto cruento inferto alla famiglia argentina, senza distinzione di condizione sociale, credo religioso o posizione politica. Mutilazione che è razionalmente pianificata col fine di poter realizzare un effettivo piano politico-economico. Solo cosi si può comprendere questo fatto mostruoso, veramente antibiologico, di non appartenere né alla vita né alla morte.
La grandezza del problema è tale che ha prodotto e produce una situazione veramente traumatica dal punto di vista individuale, familiare e sociale.
Questo trauma è di tali dimensioni che fino ad oggi non si possono capire totalmente i suoi effetti.
Il problema degli «scomparsi», nella nostra Patria, palpita nella vita argentina attuale e sarà presente, senza alcun dubbio, nella prossima generazione. E' questo un fatto inedito che si dovrà analizzare nel suo sviluppo, non c'è bibliografia. E' la mostruosità stessa che si fa presente e si offre come materia di studio e di investigazione.
E così come la mostruosità della repressione è realizzabile, altrettanto lo è la lotta dei familiari. Quella lotta permanente, quotidiana, modello di capacità di sublimazione dell'essere umano.
Il problema degli «scomparsi» attenta alla famiglia. Però pure si proietta, in forma diretta, sulla totalità del popolo argentino. Chi non ha sentito parlare di uno «scomparso»? Di un attivista?
Analizzare il grado di informazione che riceve la famiglia argentina richiede una analisi. Le richieste dei famigliari degli «scomparsi», non trovano - o la trovano in pochissime occasioni, per censura o autocensura - una relazione veritiera della situazione che ci colpisce.
In generale, tutte le informazioni risultano ridotte alle sole notizie che si possono pubblicare. In tal modo il popolo risulta disinformato.
Se a questo uniamo la utilizzazione dei mezzi di comunicazione di massa da parte del gruppo che detiene il potere, la disinformazione su questo problema, come su molti altri, è assoluta. La cittadinanza risulta così disinformata fino a che non riceve un'informazione distorta... E' cosi che si può giungere a dare o un disconoscimento reale del problema o da produrre - per la cattiva informazione ricevuta - una predisposizione ostile nei confronti della famiglia della vittima, isolando o recando ancor maggior danno ai danneggiati.
Pertanto queste stesse caratteristiche rivelano che questo dramma di enormi proporzioni non potrà risolversi nel corpo della società argentina.
E' un fatto storico di gran portata e brutalmente reale. La storia dell'umanità dà chiare dimostrazioni del fatto che i popoli hanno memoria e non possono sopportare l'oppressione che soffrono da parte del loro governanti.
Pertanto, la mostruosità di ignorare la sorte corsa da migliaia di esseri cari si inserisce nella vita quotidiana e la mancanza di risposta ufficiale mantiene viva nei familiari quella lotta continua per i loro «scomparsi» con la forza di chi sostiene una rivendicazione senza tempo e senza soluzione di continuità. Come le leggi che reggono l'ordine sociale dell'umanità indicano da molti secoli, la loro lotta tenderà ad impedire che il crimine rimanga impunito. E ciò comporta delle esigenze di ordine psicologico individuale e familiare: saldare il debito col familiare scomparso.
Il silenzio ufficiale di fronte al ritrovamento del familiari (tralasciando di considerare il patto di silenzio assunto tra i militari) è di ordine tattico: smembrare e sconvolgere il gruppo familiare. Creare un clima di paralisi. Si semina il panico, attraverso due meccanismi: da un lato, se i familiari intraprendono a fare qualcosa può succedere loro la stessa cosa e da un altro lato se fanno qualcosa pongono in pericolo lo «scomparso». In termini di psicopatologia è un messaggio «schizofrenicizante». Che vita si può condurre non sapendo se sono vivi o morti?
Parimenti sono strumenti di minaccia per la famiglia la legge sugli «assenti con presunzione di fallimento», la possibile modifica alla legge di adozione e tutto l'insieme delle leggi repressive.
Altro aspetto da considerarsi di tale problema è quello dei figli di una coppia di «scomparsi».
Il metodo repressivo adottato dalle autorità argentine è giunto al colmo di separare i genitori dai bambini detenuti con loro o nati in prigionia.
Queste creature vengono affidate in adozione, per far loro perdere la loro identità, ad altre famiglie, in particolare di militari. L'obiettivo è che non conoscano il destino dei loro genitori e non abbiano orrore delle istituzioni militari, causa diretta della loro sorte sventurata.
Mai, Santo Padre, si è conosciuta nella nostra civiltà una aberrazione simile nella lunga e tediosa storia delle crudeltà umane.
Per i fanciulli che rimangono a carico dei nonni o di altri parenti; l'effetto di ciò è disturbatorio. Esistono migliaia di bambini, figli di genitori scomparsi privati dei loro esseri cari. I valori tradizionali di cristiana formazione sono sovvertiti dalla sommità del Potere, recandosi al figlio dello «scomparso» un'informazione sbagliata e deformata, tendente a creare in lui l'oblio della sua origine.
Nel processo di socializzazione, il bambino passa da una situazione di simbiosi con sua madre al riconoscimento di un ordinamento esteriore cosi fatto, ordine al quale tutti si adeguano. In tale ordinamento entrano concetti basilari: la struttura familiare, il mondo scolastico, idee di giustizia, di ordine, di rispetto, ecc. Quale può essere la forma di relazionare col mondo esteriore da parte di questo fanciullo se nel «suo» nucleo familiare sono stati traslati tali principi basilari? Ciò che egli apprende è assolutamente distinto da ciò che apprende il suo compagno. Per un bambino, se i suoi genitori sono «scomparsi», essi non esistono. Questo è un fatto reale e concreto. Però se non esistono potendo forse esistere, per lui ciò è doppiamente traumatico. Perché niente è più traumatico per un fanciullo che un messaggio confuso e contraddittorio.
Altro aspetto di questa traumatica situazione, la cui proiezione psicologica attacca solo la famiglia, è il dolore.
In tutte le culture è organizzato il culto ai morti, però, dal punto di vista psicologico l'elaborazione del dolore per uno «scomparso» è, dentro la famiglia, una situazione traumatizzante. Non si sa quale sia il dolore da elaborare. Ciò che caratterizza la situazione di «scomparso» è l'incertezza. Come elaborare la perdita di qualcuno che vive però non c'è? Di qualcuno che cessa di essere registrato al mondo senza essere morto? Come sperare un ritorno senza sapere se questo è possibile? Come pensare il fatto che un essere umano, una persona cara, possa esistere, senza che la sua famiglia sappia neppure la minima condizione della sua esistenza?...
Questi problemi meriterebbero di essere iscritti nell'elenco delle fantasie diaboliche o delle storielle. Però, purtroppo, si trovano nell'elenco delle cose reali e segnano il cammino della famiglia dello «scomparso», segnando la sua esistenza per sempre al limite tra la realtà e l'irrealtà.
Questi sono i fatti, Santo Padre, speriamo che questo sacro Sinodo li conosca, li analizzi, li giudichi e adotti le decisioni pastorali adeguate per condannare tali pratiche, e, soprattutto, per proporre rimedi idonei.
Potrà farlo alla luce dei valori cristiani sull'istituzione familiare che il sinodo confermerà e attualizzerà, valori che non sono che teorici fuori che in un contesto sociale che ha sviluppato deformazioni gravi come le suesposte e che richiede l'intervento urgente della Chiesa nel suo compito di evangelizzazione del genere umano.
Santo Padre, sappiamo della sua sincera preoccupazione per la rivitalizzazione umano-cristiana della famiglia. Sappiamo che la Chiesa, fedele al Vangelo, tiene alla dignità dell'uomo e condanna espressamente il terribile obbrobrio delle detenzioni-sparizioni. Il documento di Puebla fu molto chiaro e ci fece rinascere la speranza.
Le sue parole, Santo Padre, furono determinanti e valide.
Queste madri addolorate, umilmente sollecitano da Sua Santità che interceda davanti all'Episcopato argentino affinché prenda delle disposizioni di spirito concordanti con la sua. Noi madri abbiamo ricevuto da assai pochi membri della Chiesa l'adesione al nostro problema; la maggior parte delle volte abbiamo sofferto di una reazione di rifiuto.
Perdoni, se queste parole sono dure. Solo noi madri compariamo la predisposizione della nostra Chiesa con quella degli altri Paesi.
Supplichiamo che Sua Santità interceda presso i vescovi argentini affinché riconvertano la loro attenzione alla nostra causa.
Santo Padre, non si può conservare il silenzio sull'arresto degli «scomparsi». E' una causa di Giustizia e di Verità, è una causa della Chiesa, è una causa divina.
Con tutta la nostra speranza, salutiamo filialmente Vostra Santità ed i Monsignori Vescovi facenti parte del Sinodo.
Le Madri di "Plaza de May"



in Lotta come Amore: LcA febbraio 1981, Febbraio 1981

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