El Salvador

Testimonianza della madre di un torturato
Presentiamo questa «Lettera di denuncia ai popoli del mondo» della mamma del giovane Jaime Balires arrestato e torturato dai corpi di polizia di El Salvador. Il giovane Jaima è morto il giorno dopo (4/3/80) della data in cui è stata scritta questa lettera: una nuova vittima che si aggiunge nella lunga lista di assassinii compiuti in questi mesi dal governo. Nella lettera si accenna alla recente sospensione della legge di «Difesa e garanzia dell'ordine pubblico», provocata delle continue proteste della Chiesa e dei movimenti popolari. Ma nonostante questa deroga il terrore poliziesco continua imperturbato.

Venerdì 23 febbraio del presente anno, verso le sette del mattino, è uscito dalla nostra casa mio figlio Jaime Baires, di 29 anni, licenziato in scienze politiche e non abbiamo più saputo nulla di lui fino alla domenica 25 dello stesso mese, quando abbiamo ricevuto una chiamata dall'ospedale Rosales della città di San Salvador che ci informava che mio figlio si trovava ricoverato, gravemente ustionato.
Dalla scomparsa di mio figlio, tutta la famiglia ha passato. giorni di angoscia, cercandolo. in ogni luogo immaginabile, con risultato negativo, fino a quando abbiamo ricevuto la chiamata sopra ricordata.
Non ho parole per esprimere la scena amara e dolorosa che ho vissuto, per cui il mio cuore di madre ha dovuto far ricorso a tutto il coraggio e l'energia per poterla sopportare: ho visto il corpo di mio figlio orribilmente torturato: bruciature, quasi tutte di forma circolare, di terzo grado, sul petto, le spalle, le gambe, le braccia, il ventre, i glutei, le dita delle mani e dei piedi e sulle piante dei piedi. Emetteva sangue dagli occhi, dalla bocca e dal naso, con i piedi piegati e probabilmente fratturati.
Respira con difficoltà, non vede bene, non può parlare, ma conserva la coscienza perché dà segni di capire quando gli si parla e riconosce le persone. Ultimamente il suo stato si è aggravato, poiché la perdita di sangue è continua e nonostante le cure intensive somministrate nell'ospedale, le previsioni sono che mio figlio morirà in breve tempo. Le gravi bruciature, soprattutto sul braccio destro e sul petto e l'emorragia interna proveniente dai polmoni e dallo stomaco gli causeranno la morte.
Da fonte degna di fede, si sa che mio figlio Jaime, il giorno 23 febbraio passò per la caserma San Carlo e si trattenne a conversare con uno dei soldati che stavano facendo la guardia e per questo motivo uno dei capi lo considerò come sospetto e ordinò il suo arresto. Da lì lo consegnarono alla Guardia Nazionale di San Salvador dove rimase 2 giorni, sottoposto a torture e vessazioni il cui risultato ho descritto sopra. Per il tipo e la forma delle ustioni che mio figlio presenta, si deduce che probabilmente fu bruciato in diverse parti del corpo con un cannello per saldature, dato che i suoi vestiti presentano segni di bruciatura e le mutande con un segno di una grande bruciatura nella parte posteriore.
Mio figlio fu oggetto di crudeli torture che lo porteranno alla tomba, per il fatto di essere stato confuso, presso la Guardia Nazionale, con il fratello Federico che si trova esiliato in Costa Rica per essere stato un responsabile studentesco nell'Università Nazionale, dove fu presidente dell'Associazione Generale Degli Studenti Universitari (AGEUS) nel periodo di Sànchez Hernàndez.
Una circostanza aggravante è che mio figlio Jaime soffriva, in forma ciclica, di perturbazioni psichiche, per le quali si trovava sotto cura medica, e i suoi torturatori, oltre che infliggergli le torture riferite, si inferocirono maggiormente data la sua situazione personale.
E molto duro per me, come madre e per la nostra famiglia, affrontare questo doloroso caso, tanto più che pochi anni fa mio figlio ritornava felice dall'Europa dopo aver ottenuto il diploma all'Università di Vincennos a Parigi e fu impegnato nell'insegnamento .all'Università Nazionale di El Salvador, aveva un grande desiderio di collaborare con la gioventù studentesca della nostra patria, impegno che dovette sospendere per prescrizione medica e prendersi un po' di riposo. Ora è una spoglia martirizzata dai suoi carnefici, in modo sanguinario e crudele e come conseguenza perderà la vita.
Questa situazione di flagrante violazione dei diritti umani si crea proprio nel momento in cui questo governo, per demagogia, sospende la legge repressiva di "Difesa e Garanzia dell'Ordine Pubblico", e pubblicamente si dichiara rispettoso dei diritti umani.
Contraddizione evidente per tutto il popolo che sa che, nonostante la sospensione di quella legge, i corpi di "sicurezza" continuano a fare il loro lavoro di repressione e le torture continuano ad essere il metodo adoperato contro ogni cittadino considerato «sospetto».
Faccio questa denuncia, cosciente di ciò che significa per la nostra famiglia, ma sono decisa e mi mantengo serena di fronte alla tragedia che ora sta desolando la nostra famiglia e nello stesso tempo lancio un appello a tutte le madri e i familiari di casi simili per lottare affinché siano eliminate situazioni come queste e si rispettino i diritti integrali dell'uomo.
Spero che questa denuncia arrivi a tutti i cuori e produca una solidarietà tra tutte le madri e i familiari che stanno soffrendo il dolore per i nostri figli colpiti e torturati da questi regimi repressivi.



in Lotta come Amore: LcA febbraio 1981, Febbraio 1981

menù del sito


Home | Chi siamo |

ARCHIVIO

Don Sirio Politi

Don Beppe Socci

Contatto

Luigi Sonnenfeld
e-mail
tel: 058446455

Link consigliati | Ricerca globale |

INFO: Luigi Sonnenfeld - tel. 0584-46455 -