La repressione dei sindacati palestinesi

nei territori occupati

Fin dal 1967, il regime d'occupazione israeliano ha operato sistematicamente per distruggere l'economia autoctona dei territori palestinesi e per trasformare la Cisgiordania e Gaza in semplici riserve di mano d'opera a buon mercato per l'economia d'Israele, Ogni giorno, 75 mila (1) lavoratori arabi dotati di lasciapassare, sono costretti ad andare a lavorare in Israele, Essi costituiscono il 15% della mano d'opera impiegata nello stato israeliano, la quale consiste in maggioranza di lavoratori arabi (residenti entro i confini pre-1967), e il 40% della forza-lavoro degli stessi territori occupati. Com'é la regola per i lavoratori neri net Sud Africa, ai lavoratori palestinesi dei territori occupati è vietato restare in Israele dopo il tramonto, ed essi vengono obbligati a compiere lunghi viaggi ogni giorno tra il luogo di residenza e quello del lavoro, La loro giornata di lavoro/viaggi consiste cosi di almeno 14 ore. (2) Al lavoratore palestinese è proibito qualsiasi ricorso contro il datore di lavoro, per qualsiasi motivo: maltrattamento, licenziamento, compensazione per un incidente sul lavoro, etc. (3) Egli non ha diritto allo sciopero.
I lavoratori palestinesi vengono impiegati esclusivamente in lavori squalificati e «sporchi», (4) La paga di un lavoratore del territori occupati è in partenza inferiore del 20-50% a quella accordata per lo stesso tipo di lavoro a un israeliano. Inoltre, da questa paga vengono sottratte tutte le tasse a quote identiche a quelle dedotte dallo stipendio del lavoratore israeliano, senza però che egli abbia diritto ad alcuno dei benefici sociali derivanti dalla tassazione a quest'ultimo, Il lavoratore palestinese, infatti, non ha diritto alla pensione, né ai servizi sanitari, né alle vacanze pagate, etc. Ciò significa che un'altro 30% circa viene sottratto alla sua misera paga, e che, inoltre, egli viene in definitiva costretto a contribuire a coprire i costi della stessa occupazione militare della sua terra. (5)
D'altra parte, la distribuzione delle basi autonome dell'economia dei territori occupati ha ridotto i posti di lavoro e fatto si che coloro che restano a lavorare in Cisgiordania e Gaza possono spesso ottenere soltanto impieghi parziali e anche meno pagati di tipo artigianale. In tutta la Cisgiordania, per esempio, sono rimaste soltanto 8 piccole fabbriche che impiegano 50 o più operai. I soli investimenti operati in Cisgiordania in questi anni sono quelli dei capitali che affluiscono verso gli insediamenti coloniali ebraici costruiti sulle terre palestinesi. Questa situazione è intesa a spingere i giovani palestinesi, specialmente i più qualificati, ad abbandonare il proprio paese ed emigrare, senza più diritto al rientro. (6) La disoccupazione, le intollerabili condizioni di lavoro, lo sfrutta-mento e le umiliazioni connesse, assumono cosi il preciso significato di una politica di espulsione forzata dai territori occupati da parte d'Israele.

Ordine 825 del 20 marzo 1980
L'ordine n. 825 del Governo Militare della Cisgiordania, emesso il 20 marzo 1980, è inteso a soffocare ogni attività sindacale nei territori occupati. Esso conferisce al Governo Militare i seguenti poteri:
1) Di espellere da un qualsiasi sindacato un qualsiasi suo iscritto.
2) D'impedire a chi era stato condannato a 5 anni o più di prigione di candidarsi in elezioni sindacali.
E, inoltre:
3) Il sindacato ha l'obbligo di avvertire il governo Militare con 30 giorni d'anticipo di ogni prevista elezione.
4) Il Governo Militare ha il potere di annullare a posteriori l'elezione avvenuta di un sindacalista e di annullare altresì qualsiasi decisione presa in precedenza dallo stesso sindacalista eletto.
L'uso di arresti e di limitazioni sulla libertà di movimento della Cisgiordania è generalizzata. George Wazboon, Vice Presidente dei sindacati della Cisgiordania è attualmente confinato a Betlemme. Siham Bargouti, della Segretaria Generale degli stessi sindacati e Mahmoud Ziadeh, Vice Presidente del Sindacato dei lavoratori alberghieri e dei ristoranti (un'attività essenziale nella ridotta economia della Terra Santa) sono confinati il primo nel proprio villaggio e il secondo a Nebron, e impediti di recarsi al quartier generale dei sindacati che si trova a Gerusalemme. Zakara Mamdan e Khalis Zejazi di Nablus, Damin Hussein di Ramallah e Hushi Haddad di Betlemme, tutti dirigenti sindacali nelle loro città, sono stati deportati dalla Palestina a causa delle loro attività sindacali.
Le celebrazioni del 1° maggio sono soppresse in Cisgiordania da tre anni a questa parte per ordine del Governo Militare. A Gerusalemme (che gli israeliani considerano annessa a Israele) lo scorso 1° maggio una manifestazione pacifica dei lavoratori è stata aggredita dalla polizia, e 22 organizzatori arrestati. Nessuna accusa è stata formalizzata nei loro confronti, ma essi sono rimasti in stato di detenzione per oltre una settimana.
Ogni riunione sindacale deve essere notificata alle autorità militari con un mese di anticipo, con specificazione dell'argomento che verrà trattato, dei nomi dei relatori e del contenuto dei loro interventi (in base a un ordine del Governo Militare del 1976, al tempo del regime laburista). Inoltre, tutti i contatti dei sindacati palestinesi nei territori occupati con l'Organizzazione Internazionale del Lavoro, devono passare tramite le autorità d'occupazione. Per esempio, quando il dirigente sindacale palestinese Aden Gharim, Segretario Generale della Federazione dei Sindacati in Cisgiordania e membro del consiglio comunale eletto di Nablus volle incontrare la delegazione dell'OIL che visitò i territori occupati nel 1976. l'incontro doveva avvenire negli uffici del Governo Militare, e l'interprete imposto era un agente del Shin Bel (servizi di sicurezza) che aveva in epoca precedente interrogato Gharim sulle sue attività sindacali. Negli anni successivi, Gharim venne impedito del tutto dall'incontrare le delegazioni dell'OIL che tornarono in Palestina, benché tali incontri siano stati specificamente richiesti. Nel settembre del 1980, egli s'incontro a Nablus con una delegazione della CGT, dopodiché venne convocato nell'ufficio del Governo Militare e interrogato per 6 ore consecutive dal consigliere politico del Governatore sulle circostanze in cui era avvenuto l'incontro e sul contenuto di esso.
Un altro esempio: la normale riunione mensile del Comitato Esecutivo della Federazione del Sindacali della Cisgiordania, fissata per il 4 gennaio 1980, fu annullata dal Governo Militare con Il pretesto che essa «era stata convocata per motivi politici».
In realtà, quella riunione avrebbe steso una mozione di solidarietà con i lavoratori della Compagnia d'Elettricità di Gerusalemme che gli israeliani avevano allora deciso di sequestrare al fine di liquidare l'autonomo approvvigionamento d'elettricità alle popolazioni palestinese gestito dalla stessa Compagnia fin dai tempi del mandato britannico.
Questi, e innumerevoli altri esempi da noi constatati, portano all'inevitabile conclusione che le autorità d'occupazione israeliane considerano il Sindacato palestinese come una minaccia agli illeciti vantaggi quotidianamente tratti dallo sfruttamento dei lavoratori arabi dei territori occupati. nonché come un altro aspetto ancora della resistenza civile palestinese all'occupazione militare stessa.
Nel 1977/78 si sono verificati in Israele 90 mila incidenti di lavoro, di cui 200 culminati con omicidi bianchi e 6 mila con invalidità permanente delle vittime. Il fatto che la grande maggioranza degli operai, specialmente nei lavori manuali e non qualificati, siano arabi, e che quelli tra essi che provengono dai territori occupati non hanno neppure diritto a risarcimenti, né alle spese per le cure mediche, incoraggia i datori di lavoro sionisti a sfuggire ai costi di mezzi di sicurezza e di modernizzazione, mentre le autorità ostentano una tale indifferenza, come , del resto fa, la Mistadrut (la Confederazione israeliana dei sindacati).
• I lavoratori dei territori occupati costituiscono il 33 per cento della forza-lavoro impiegata all'interno d'Israele nell'edilizia; Il 25% nell'agricoltura (esclusi i lavori stagionali in cui vengano impiegati i bambini); il 20% nella nettezza urbana e servizi di pulizia.



in Lotta come Amore: LcA giugno 1981, Giugno 1981

menù del sito


Home | Chi siamo |

ARCHIVIO

Don Sirio Politi

Don Beppe Socci

Contatto

Luigi Sonnenfeld
e-mail
tel: 058446455

Link consigliati | Ricerca globale |

INFO: Luigi Sonnenfeld - tel. 0584-46455 -