Lettera a "Repubblica"

QUEI BUFFONI DELL'ANTINUCLEARE
Sono uno di quei «buffoni i quali scambiano la scienza per una festa campestre e l'industria per un comizio» di cui dice il prof. Vacca nell'intervista di Bocca del 7 scorso febbraio. Sono uno cioè di quel popolo che si è trovato ad essere senza partito, senza sindacato, senza amministrazioni comunali, provinciali, regionali, nazionali (perché le istituzioni politiche e i mezzi d'informazione non raccolgono i problemi e le lotte di questo popolo) che non avendo alcuna possibilità di ottenere attenzione da parte dell'opinione pubblica organizza «feste campestri». Per esempio, a Capalbio scalo, a Montalto di Castro, al Brasimone, a Caorso, nella Val Seriana ecc. e a Roma, dove due anni fa erano 30.000 questi buffoni a manifestare contro le centrali nucleari. È un buffone per il prof. Vacca, questo popolo, pacifico, non violento, che manifesta il proprio dissenso ai progetti del potere politico, economico, scientifico ecc. perché avverte (non in maniera scientifica, ma come gli animali, i disastri cosmici. - Lo riconosciamo di agire con questa istintività che ancora il popolo possiede, professore) l'insidia alla propria salute, la minaccia incombente sulla propria terra (è mai stato, professore, in Maremma?) la connessione spaventosa, nel nucleare, del civile e militare, la spesa folle e inutile (il 7% di energia elettrica da otto centrali, sull'intero fabbisogno nazionale), il problema drammatico, irrisolto e irrisolvibile (anche dalla scienza) delle scorie radioattive... ma chiedo scusa che «un buffone» che balla sui prati, si permetta arie da professore e accenni qualche motivo di giustificazione per le feste campestri. No, professore, lei sbaglia quando dice che i buffoni gridano agli scienziati: «Li sentite, non conoscono i rischi del nucleare e lo vogliono fare». Gridiamo invece noi! Buffoni e con piena coscienza. «Eccoli, gli scienziati: conoscono molto bene i rischi del nucleare e lo vogliono fare». E la differenza per noi non violenti è notevole, intacca la coscienza che anche gli scienziati dovrebbero avere e anche quelli del potere. Non c'è responsabilità maggiore di chi sa che qualcosa è male, e pur sapendo lo compie.
Prof. Vacca, non starei troppo tranquillo di fronte alle tremende responsabilità nelle quali il nucleare coinvolge, se fossi un professore e un professore in particolari posizioni scientifiche. Come sono professori anche quelli, tanto per esempio, del CNEN che avevano dichiarato terre non sismiche quelle della Campania, dell'Irpinia, della Basilicata e quindi «siti» disponibili per centrali e depositi di scorie... Invece è tutt'altra storia quella dei buffoni che ballano sui prati: sono tranquilli in coscienza, anche se poi succede come al sottoscritto che a fare il buffone, come dice il prof. Vacca, il 16 dic. scorso, a Firenze, insieme ad altri sette buffoni, si è beccato sei mesi di carcere con una condizionale di cinque anni. Cinque anni in cui sarà meglio che faccia il professore piuttosto che il buffone.
A Giorgio Bocca vorrei dire che un 'intervista andrebbe bene anche con il prof. Mattioli dell'Università di Roma, con il prof. Tiezzi dell'Università di Siena e tanti altri professori anche se sono amici dei «buffoni»...
Sirio Politi
Viareggio

Questa lettera e stata spedita alla rubrica «lettere» del quotidiano «La Repubblica», ma non è mai apparsa sul giornale.



in Lotta come Amore: LcA giugno 1981, Giugno 1981

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