30 maggio 1981
Racconto con semplicità e franchezza le mie riflessioni e mi permetto di scriverne agli amici perché il Papa sta ormai bene: è da ieri che la prognosi riservata è stata tolta. Del terribile fatto del 13 maggio rimane una memoria angosciosissima, un punto di devozione in piazza s. Pietro, un disgraziatissimo giovane in carcere, il dubbio del complotto di terrorismo internazionale, lo sgo-mento di un «perché» senza risposta.
Certamente quella mano che stringe la pistola e spara al di sopra di una folla in festa afflosciando su se stesso il segno più visibile della Chiesa, della cristianità, ha fatto esplodere, insieme a tanta pietà e angoscia, sgomento e venerazione, infiniti problemi. Televisione, radio, giornali, servizi a non finire. Commenti, giudizi, illazioni di ogni genere da tutto il mondo. E va bene. Si tratta del Papa e di questo Papa la cui «mondialità» è indiscutibile.
Ho ascoltato e letto tutto quello che mi è capitato di ascoltare e leggere. Ma il mistero mi se è infittito, mi è sceso fin nel profondo dell'anima, fino a provocare nell'intimo della Fede interrogativi inquietanti che pur rimanendo ovviamente senza risposta, mi hanno costretto (certamente a modo mio e io sono quel povero prete che sono) a riflessioni particolari, personali.
Mi sembra normale e, direi, logico, cercare d'inquadrare con criteri di Fede un fatto drammatico che ha investito il Papa fino a ferirlo quasi mortalmente.
Non ho senza dubbio la Fede di S. Caterina da Siena che chiamava il Papa «il dolce Cristo in terra». Ho troppo bisogno di credere in Gesù Cristo, vero Dio e vero Uomo, per permettermi accostamenti o, sia pure in qualche modo, delle identità. Penso però e spero che la mia Fede nel Papa, successore di Pietro, sia chiara e sicura, anche se non sono più capace, ma è un problema di età, credo, di effervescenze, entusiasmi, di «evviva» e cose del genere. Perché l'esperienza della vita indurisce la fede, la essenzializza in profondità misteriose, scavate nell'anima dalla lunga guerra di trincea e dal vivere allo scoperto, al sole all'acqua al vento. A un certo punto questa Fede, sempre più abituata a confondersi e perdersi nei valori della gloria di Dio e della salvezza del mondo, non può, non riesce proprio, a entusiasmarsi all'eccezionalità di folle, al folclore di rapporti, a viaggi planetari. È difficile dire cosa vuole questa Fede, ma certamente non gli basta un papa politico, un papa solenne, un papa buono, un papa austero, un papa che sorride, un papa umano... (è l'elenco dei papi della mia vita). Potrebbe un Papa essere diverso, altra cosa, del Papa che la storia della mia vita mi ha dato di poter conoscere?
Ho sempre sognato che era possibile. E mi permetto di dire che la delusione fin qui è stata quasi del tutto amara. È probabile, anzi è certo, che le riflessioni che mi sono salite su dall'anima, dopo l'attentato a piazza s. Pietro, siano provocate dalla permanenza di questo mio sognare, impenitente e tenace, di cui non riesco a stancarmi, a svegliarmi, nonostante tutto ma specialmente la costatazione storica di un aggravarsi della realtà nei confronti del sogno.
Dico queste cose per mettere sull'avviso gli amici che leggeranno queste righe: non vorrei che si fidassero troppo di quello che penso e che tenessero presente che la mia Fede è un po' particolare, anche se è vero, per la dolce Bontà di Dio; che non mi ritrovo affatto in difficoltà o in crisi. E speriamo che questa «pace» non sia un brutto segno.
Torniamo allora in piazza s. Pietro e al sangue che tanto tragicamente vi è stato versato. Dicevo di aver ascoltato molti servizi radio e televisivi, anche se spesso, a un certo punto, occorreva molta sopportazione, Ho cercato di leggere un po' tutto quello che mi è capitato. E fra tutte le analisi dei fatti e di ciò che sta sotto ai fatti, analisi politiche, poliziesche, morali, sociali, religiose, nazionali, internazionali ecc. inquadrate con ogni obiettivo e da ogni angolatura, me ne è mancata una, o almeno non mi è successo di ascoltarla e di leggerla ed è sicuramente l'analisi, il giudizio più importante anche per il fatto che si tratta di un attentato al Papa.
Mi permetto di arrischiarla io (eh! sì, è vero e chi sono io?) questa analisi, da povero credente in quel detto popolare: «non si muove foglia che Dio non voglia» e che interpreta in maniera chiarissima l'affermazione di Gesù: «anche i capelli del vostro capo sono contati»: «non cade un passerotto dal cielo senza che il Padre vostro lo sappia».
E il Papa (come del resto ogni essere umano e quanti sono la cui tragedia ogni giorno viene macinata dall'assurda crudeltà della disumanità) è assai più di un capello e di un passerotto.
Ecco la domanda, il mistero, che mi interpella fin dal più profondo della Fede: E Dio? Qual'è il disegno di Dio, delle imperscrutabili sue vie, in tutto quello che è accaduto in piazza s. Pietro (in questa sacra piazza s. Pietro, centro e cuore della Cristianità e non in altra piazza del mondo dove innumerevoli volte si sono radunate intorno al Papa, folle immense). Questo «perché» inquadrato e affondato nel mistero della Fede cristiana, in questo preciso tempo storico, spartiacque di epoche, conclusione di una storia di secoli e inizio di altra storia che potrebbe anche essere lunga di giorni appena o di qualche anno (sappiamo soltanto e non è poco che uomini hanno il potere, nelle loro mani, di concluderla questa vicenda umana, a loro piacimento) o forse di più, se l'onnipotenza di Dio vorrà impedirlo.
È un interrogativo senza dubbio angoscioso anche perché carica la Chiesa di tremende responsabilità, se è vero come è vero, che i fatti sono anche chiaro discorso, il più chiaro e convincente, che le cose concrete diventano esperienza e quindi indicazione di strada sulla quale camminare o di strada dalla quale sarebbe giusto ritrarre il piede. Il tentare una risposta (percepibile forse soltanto nella preghiera) richiederebbe una lunga riflessione. Non posso azzardarla, non ne ho le capacità e il tempo e lo spazio. Quindi non di più che dei poveri accenni o balbettamenti.
l) - Analisi storica del nostro tempo, quello in cui viviamo e che dovremmo conoscere molto bene, se il mondo in cui viviamo lo guardassimo un po' più criticamente e, meglio ancora, alla luce della Fede.
Realtà dì dominio e in misura assoluta, a livelli mondiali fino allo sbriciolamento individuale, è profitto economico. Il potere si manifesta e imperversa in proporzione alla sua consistenza economica.
È un fatto che s'impone voltando l'angolo della strada, seguendo l'impazzimento degli imperialismi. Questo potere provoca i poteri di supporto e di appoggio, di affermazione e di sviluppo: il politico, il militare, il culturale: è assolutamente oggettivo aggiungere, il religioso (in tutta la complessità di rapporti, terreno e celeste, materiale e spirituale, temporale ed eterno ecc. che il termine, sia pure approssimativamente, «religioso» riesce a significare). La mescolanza di queste realtà, in assurda osmosi, è sempre stata esplosiva di spaventose sciagure. È una micidiale, disumana vicenda lunga quanto è lunga la storia,
Potremmo essere alla vigilia, Dio non voglia, ma esiste la reale possibilità che avvenga, della sciagura finale, conclusiva. La fine dell'umanità sta sopra la storia, legata alle migliaia di testate nucleari (e in via di aumento) e al modello di sviluppo, di civiltà (la parola non è più sinonimo di umanità ma esattamente il contrario) imperante e assolutamente determinante. Tanto più pericolosa perché verniciato, camuffato di «benessere». (altro termine da ripulire coscienziosamente).
2) - La Chiesa e quindi il Papa se è vero come è vero che il Papa è il primo cristiano, segno visibile, personale, della Chiesa.
Vi sono uomini singoli (non occorre citare i nomi, sono, si e no, le dita di una mano) che condensano e raccolgono in se stessi le realtà che dominano il mondo e possono decidere del destino della storia. È sempre stato così, ma oggi è davvero altra cosa, anche se non vogliamo accettarlo, obbedienti, come siamo, alla stupidità dello struzzo. L'identità della Chiesa (e non soltanto la sua missione, questa facile e bonaria soluzione di tremende responsabilità) non è ritrovabile sulla strada del potere, delle misure d'importanza temporale, d'incidenza politica, di raccolta di masse, di trionfalismi.
La sua identità è nella pagina delle tentazioni e in quella delle beatitudini. Non è nei 1750 canoni del nuovo codice di diritto canonico, nel moltiplicarsi delle allocuzioni, nell'ammodernizzare la pastorale confidando nei cosidetti mass-media, nel provocare leggi a sostegno della morale, nel confidare in campagne referendarie per la salvezza della vita...
Richiami misteriosi eppure chiarissimi, si sono succeduti e in misure appassionanti, dal Concilio in poi, perché la Chiesa obbedisca alla sua Verità costitutiva di presenza vivente di Gesù Cristo nella storia, un'«Ecclesia» di Fede, di Speranza, di Amore, spiegabile e giustificabile esclusivamente nello Spirito Santo.
E richiami sempre misteriosi eppure chiarissimi se vi era volontà e Fede per capire, venuti da angosciose e provvidenziali sconfitte, da delusioni amare, da stanchezze e crisi... Sono anni che il temporalismo, questa eterna e diabolica tentazione, sempre risorgente per camuffamenti di regno di Dio e si tratta di regno di uomini, inquina il mistero di Dio nella storia, alienandolo e ritardandolo in suggestioni e illusioni puramente terrene.
So bene che sono affermazioni queste giudicabili poco rispettose, superficiali ecc. Ma sono anche e se non altro, sofferenza a seguito di Amore, angoscia di anima in pena. Si, certamente per Fede e Amore alla Chiesa, ma adesso specialmente per Amore verso l'umanità e la sua sorte.
Perché la salvezza del mondo, cosi problematica nel nostro tempo e tanto più nel futuro - e salvezza vuoi dire qui salvezza dalla disumanizzazione progressiva e salvezza dalla consumazione della disumanità nella tragedia nucleare - questa salvezza può essere legata alla Chiesa.
Adesso, anche storicamente e davanti a Dio se è vero come è vero che Dio è la ragion d'essere, valore di convergenza assoluta dell'universo, adesso il mondo ha bisogno della Chiesa, come dell'aria da respirare.
Quale Chiesa reclama il mistero della salvezza del mondo?
A quale Chiesa il disegno misericordioso di Dio lega, come a sacramento immerso nella storia, quel battesimo nell'acqua e nello Spirito, capace di far rinascere l'umanità in una nuova umanità?
È certo che la risposta è possibile intuirla nel profondo segreto dell'anima nostra alla luce unicamente di chiarissima Fede.
Ma non possiamo non riflettere - e il richiamo non è pietistico, misticheggiante, ma rigorosa-mente storico - che a volerla conoscere questa Chiesa di cui Dio e il mondo hanno bisogno per operare salvezza, è nelle pagine del Vangelo, nella storia dell'unico Salvatore, sulla via del Calvario portando sulle spalle la Croce della disumanità che imperversa nel mondo, questa Chiesa.
È venuto il tempo in cui la Chiesa è chiamata a partecipare nella propria carne al mistero della morte che sempre più domina nel vivere quotidiano, nella realtà dei rapporti umani, fino a incombere come morte universale.
Poco più di un anno fa il sangue del Vescovo Romero, sull'altare di una chiesa.
Ora il sangue del Papa sulla piazza s. Pietro. Forse Dio sta costringendo la Chiesa alla Croce.
La Chiesa cioè ogni cristiano. Anche il primo, fra i cristiani, il Papa.
don Sirio
in Lotta come Amore: LcA giugno 1981, Giugno 1981
Luigi Sonnenfeld
e-mail
tel: 058446455