Documento per la marcia della pace - Roma 24/10/81

Siamo oggi a Roma, cosi in questi giorni sta avvenendo in tutta Europa, a testimoniare un profondo impegno per la pace e il disarmo.
Hanno aderito forze politiche, sociali, sindacali, movimenti antimilitaristi e pacifisti, non violenti, antinucleari, ecologici e gruppi di ispirazione cristiana e singoli altrettanto diversi per ideali, orientamenti, opinioni, modi di vivere. Tutti accomunati dal credere in un futuro di pace, senza armi.
Decisive tensioni attraversano oggi il mondo.
Siamo entrati in un decennio in cui, a fronte di grandi possibilità di sviluppo e di trasformazione, stanno gravissimi pericoli per il destino dell'umanità.
I vecchi falsi equilibri sono entrati in crisi profonda: quelli basati sul predominio, sul terrore; sulla politica di potenza sulla divisione del mondo in sfere di influenza. In ogni parte del mondo si affermano nuovi e contraddittori processi rinnovatori, si espandono guerre locali con milioni di morti, cresce e si moltiplica la crisi negli stessi paesi industrializzati, si deteriorano i rapporti tra le grandi potenze. In questo quadro la corsa al riarmo assume dimensioni mai viste.
L'aumento qualitativo e quantitativo degli arsenali ha raggiunto una soglia tale che di per se stesso impedisce non solo un vero sviluppo dell'umanità, ma, accentuando i rischi di guerra, favorisce l'involuzione e la moderna barbarie.
L'attuale ordine internazionale è in realtà un disordine profondo, basato sull'oppressione, sul-lo sfruttamento brutale, sulla rapina delle risorse, senza tener conto delle conseguenze sull'uomo e sull'ambiente, che determinano povertà e fame in grandi aree del mondo.
Per questo milioni di persone muoiono ogni anno. Centinaia di milioni di esseri umani sono costretti a un livello di vita inumano.
La creazione di nuovi rapporti politici ed economici tra il Nord e il Sud del mondo, insieme alle lotte di liberazione contro ogni vecchia e nuova forma di colonialismo e per l'autodeterminazione di tutti i popoli rappresentano quindi le condizioni fondamentali per uscire da questa situazione e per creare un nuovo e più giusto ordine internazionale in grado di soddisfare gli interessi delle masse diseredate dei paesi non industrializzati.
Non possiamo accettare che enormi risorse vengano sottratte alle popolazioni per garantire un equilibrio armato a livelli più che mai spaventosi e oggi incontrollabili, mentre vi sono oggi potenzialmente gli strumenti per elevare il livello e la qualità della vita di tutte le popolazioni.
Dobbiamo anche denunciare, quei sistemi industriali nati dalla guerra e organici al riarmo, presentati come strumenti di pacifico sviluppo economico tra cui primo spesso la costruzione di centrali nucleari è solo il primo passo per disporre di materiale necessario alle armi nucleari.
La corsa agli armamenti è oggi specificatamente un incessante innovazione tecnologica nel settore nucleare. L'enorme volume di investimenti dalla fabbricazione dei combustibili, al ritrattamento dei materiali irradiati, ai prototipi di reattore, all'elettronica di supporto, spinge chi è impegnato nel settore nucleare alle applicazioni commerciali come parziale compensazione. Anche queste valutazioni di ordine economico sono certamente tra le ragioni del rilancio del nucleare da parte di Reagan e dei progetti URSS nel campo dell'energia nucleare.
I programmi nucleari «di pace» tra l'altro servono anche per finanziare la corsa alle armi nucleari.
Se i popoli dovessero accettare le pressioni e i rischi riarmistici, qualora l'Europa dovesse abdicare da un solo ruolo autonomo ed attivo, non solo verrebbe compromessa la possibilità di una emancipazione dei paesi del terzo mondo, ma la stessa Europa verrebbe travolta dalle sue logiche militari ed economiche. Quindi, un ruolo autonomo ed attivo implica che si intervenga sugli equilibri Est Ovest, e fondi una vera politica di solidarietà e di cooperazione con il Sud del mondo che ponga fine al monopolio delle politiche commerciali, ai ricatti economici e militari, al rifiuto di tecnologie operate nei confronti dei paesi in via di sviluppo.
Il riarmo, sia all'Est che all'Ovest è il primo nemico di questa ipotesi. Riarmo vuoi dire distruzione di ricchezze sociali, impoverimento della gente del Nord come nel Sud del mondo, taglio delle spese sociali, possibilità concreta della guerra.
Oggi più che mai battersi per la pace vuoi dire salvare le condizioni di vita di milioni di individui ed opporsi, qui in Italia, alla installazione dei missili, all'aumento delle spese militari, ai provvedimenti economici del governo che premiano la spesa militare e sacrificano i bisogni della gente.
Non è un'ottica eurocentrica a muoverci e quindi consideriamo ogni ipotesi di Europa come terza forza militare una pericolosissima avventura, cosi come vediamo negativamente la funzione degli arsenali nucleari autonomi inglese e francese, ivi compresa l'annunciata decisione francese di costruire la bomba N.
Conseguentemente esprimiamo la ferma volontà affinché tutti i paesi della CEE decidano di non costruire più armi atomiche o dispositivi nucleari di guerra per loro stessi o per altri stati. In particolare riteniamo che l'Europa, in quanto tale, debba svolgere il suo ruolo sul disarmo, al di fuori di ogni logica dei blocchi, e rimuovendo la tremenda eventualità di conflitto nucleare limitato sull'Europa, anche recentemente ribadita dal presidente USA Reagan.
A questo punto è bene che se il dialogo tra le superpotenze va richiesto al fine di trattenere il mondo al di qua del baratro della guerra, noi pensiamo che solo la mobilitazione delle popolazioni, dei movimenti, può innescare un reale processo di pace e disarmo, costringendo ogni singolo governo a concreti atti in questa direzione.
Già grandi movimenti, partiti, forze sociali e perfino governi stanno lavorando nella direzione del disarmo. Riteniamo che un passo importante possa essere la realizzazione di aree libere dalle armi nucleari del nostro continente. Ma questo implica una svolta; la via della pace dipende innanzitutto da tutti i cittadini, dal rispetto della loro volontà, e oggi la prima scelta da fare per rovesciare la corsa al riarmo è lottare in ogni paese contro l'installazione degli euromissili, un passo per aprire la strada ad un processo che deve concludersi con l'eliminazione di tutte le armi.
La pace è indivisibile, e quindi lottare oggi per la pace e per il disarmo, a cominciare da un'Europa smilitarizzata, vuoi dire anche lavorare perché le contraddizioni e i fermenti (esempio Polonia), le lotte per l'autodeterminazione dei popoli (esempio Afghanistan, El Salvador, Palestina, ecc.) aperte in diverse parti del mondo possono svilupparsi a raggiungere soluzioni positive fondate sul rispetto del diritto fondamentale di ciascun popolo all'esistenza e all' autodeterminazione.
Vogliamo dare con questa manifestazione un contributo al rafforzamento e all'estensione del movimento per la pace che già con forza si è venuto affermando in altri paesi europei, e che viene significativamente esprimendosi nel nostro paese.
Un movimento che in Italia sappia negare con forza ogni avallo alla politica di riarmo: quali punti qualificanti di questo impegno assumiamo:
1) il riconoscimento in Italia e nel mondo del pieno diritto all'obiezione di coscienza al servizio militare e al sostegno di ogni altra forma di obiezione alla preparazione bellica.
2) La riduzione annuale, significativa e non simbolica delle spese militari nel nostro paese.
3) Una legislazione adeguata nel nostro paese in materia di produzione, commercializzazione ed esportazione delle armi, che contempli il divieto immediato di esportare, direttamente o indirettamente, armi verso i paesi retti da regimi dittatoriali o in stato di guerra, come primo passo per il blocco assoluto di ogni esportazione di armi, in collegamento anche con la graduale riconversione dell'industria bellica nazionale.
4) La sollecitazione dell'impegno fattivo delle forze sociali e sindacali per la riconversione graduale dell'industria di guerra in industria di pace.
Non ci sono armi buone e armi cattive. Vogliamo aprire un processo per il disarmo che abbracci l'Ovest come l'Est, con questo spirito siamo per il blocco e lo smantellamento degli SS 20 sovietici cosi come ci opponiamo all'installazione dei Cruise a Cosimo o altrove nel nostro paese e in Europa.
La lotta contro l'installazione in Italia delle nuove testate nucleari non è che il primo passo di una mobilitazione continuativa che deve nascere collettivamente da coloro che credono in un futuro senza armi nucleari, non come vaga utopia, ma come obiettivo realistico dei prossimi anni. Ma dobbiamo compierlo, questo passo, con urgenza, per bloccare i lavori in corso a Cosimo, per imporre un primo significativo segnale di disarmo, per propagare e rendere attivo ed efficace ogni sentimento, ogni singola volontà di pace. E da qui, da oggi, da tutti, e da ciascuno di noi nasca una campagna per il disarmo nucleare nel nostro paese perchè non più migliaia ma milioni di nostri concittadini dichiarino - con la forza che è consentita dalla democrazia che da noi stessi è nata - la loro indisponibilità ad ogni gesto di riarmo, la loro volontà di imporre dal basso la distruzione degli strumenti di morte.
E chiediamo subito ai comuni italiani, agli enti locali di decentramento democratico di farsi anch'essi - insieme e in nome dei cittadini - promotori di disarmo e di pace, sull'esempio dell'impe-gno che la regione Umbria ha già assicurato contro l'installazione dei Cruise sul suo territorio.
Da questo momento nessuno può esprimere da un solo, grande impegno: fare in modo che il decennio da poco iniziato sia per l'intera umanità il decennio del disarmo, dello sviluppo, della pace, che trovano la loro base nella solidarietà tra le popolazioni per rovesciare quel destino di distruzione senza ritorno che per oggi appare tragicamente realistico.
Il collettivo di coordinamento
della manifestazione



in Lotta come Amore: LcA novembre 1981, Novembre 1981

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