Appello contro la guerra

Il cammino della storia
I tempi e i misteriosi corsi e ricorsi della storia spesso hanno maturato momenti nei quali l'umanità veniva chiamata a decidere del proprio destino. E' il camminare della storia che a un certo punto si trova davanti al bivio dell'umanità o della disumanità.
L'esemplificazione disgraziatamente è fin troppo facile specialmente se ci riferiamo alle scelte che hanno segnato l'incamminarsi della storia sulla via della disumanità.
E' praticamente impossibile precisare le responsabilità che hanno pesato sul piatto della bilancia della disumanità vanificando ogni altro valore sull'altro piatto, sapere come è stato possibile che in quei momenti di scelte storiche, l'accecamento possa essere stato di misura tale a far tenebre assolute nel buon senso, nella radice stessa della ragione umana, superando perfino lo stesso istinto di conversazione, al punto da consentire l'affermarsi dell'esaltazione dell'irrazionale più assurdo, della disumanità più impazzita e criminale.
Bisogna però ricordare che sempre la responsabilità di fondo sta nello scadimento, nell'annebbiamento della coscienza individuale e collettiva e nell'incapacità quindi di giudicare il momento storico con oggettività di giudizio. Giudizio oggettivo è vero praticamente impossibile per il pervertimento dei criteri indispensabili per la formulazione del giudizio stesso.
La guerra, questo male assoluto, questa sciagura suprema, questa sintesi di tutte le disumani-tà, non è mai stata giudicata per quello che è, fino alla conseguenza logica di respingerla nello spazio dove è soltanto maledizione. Anzi l'aberrazione dell'irrazionalità umana e la corruzione della coscienza fino alla giustificazione dell'immoralità più assoluta, è giunta all'esaltazione, alla glorificazione della guerra, dalle guerre sante alle guerre come momento supremo di amore alla patria.

Novità storica
Quello che il progresso civile, culturale, morale, religioso, non ha ottenuto nel corso dei secoli, forse lo sta ottenendo la scienza e la tecnologia al servizio del militarismo dell'uomo: il convincimento che la guerra è il male morale, la sciagura storica suprema.
Nella guerra nucleare è impensabile la mascheratura di gloria di patria, di difesa di sacri confini, la ricerca di eroismi militari, le affermazioni ideologiche, le discussioni moralistiche, ecc...
E' finalmente sopravvenuto lo sfrondamento di aloni epici, di sublimazioni eroiche: la guerra non può che mostrare tutta la sua crudele, spietata disumanità. L'unica bandiera che può sventolare in una guerra, adesso, è unicamente quella nera della morte universale e può essere issata soltanto sullo sterminato cimitero del mondo intero. Non sono parole queste e immagini retoriche, ma semplicemente cinquantamila testate nucleari a tutt'oggi pronte all'uso. Perché la guerra oggi e sempre più domani, vuoi dire distruzione d'ogni realtà di vita, conclusione della storia umana, regno assoluto della morte.
Se l'umanità prendesse coscienza e ponesse attenzione a questo camminare della storia sull'orlo dell'abisso della distruzione universale, la guerra apparirebbe, finalmente, smascherata da tutti gli inganni, come criminalità assoluta, da condannare e maledire chi ne fa realtà di potere, argomento politico, soluzione economica, affermazione di ideologie, possibilità di liberazione, necessità di difesa...

Responsabilità universale
Sembra che in questi nostri tempi che pure hanno maturato la disgraziata condizione di un potenziale bellico capace di distruggere l'umanità quindici volte, sembra che l'umanità, vivente attualmente, non abbia maturato quella coscienza umana, morale, culturale, religiosa, politica, da renderla capace di avvertire, dimostrarsi consapevole, dell'orrore della guerra e nemmeno della guerra nucleare, traducendo questo senso dell'orrore in una lotta, a costo di tutto, per arrestare e bloccare la follia del ricorrere alla guerra.
È urgente, perché unica possibilità d'impedire l'esplodere della guerra, che la coscienza universale umana e quindi i popoli nelle loro attuali condizioni, realtà politiche, sappiano e vogliano precisare e isolare i gruppi di potere economico, politico, militare che sul potenziale militare giocano i loro interessi e le loro strategie.

Responsabilità delle centrali di potere
Il potere economico e politico attualmente va giudicato con estrema severità nei confronti della realtà del suo affidarsi e confidare sul potere militare, sul potenziale bellico, sulla forza di dissuasione e di persuasione fondata sulla superiorità dei mezzi di distruzione, di annientamento. Questi gruppi di potere è doveroso che siano incriminati a norma dei codici penali per costituzione di banda armata, associazione a delinquere, porto d'armi ecc. All'occorrenza può essere indicativo il codice penale usato a Norimberga contro i criminali nazisti.
È l'assurdo giuridico più clamoroso che si sia dovuto aspettare cinque anni di guerra spaventosa e cinquanta milioni di morti e incalcolabili distruzioni, per giudicare e condannare come criminali quel gruppo di potere politico e militare che poteva e doveva già essere giudicato e condan-nato per criminalità nel 1939. La storia sta commettendo la stessa assurdità giuridica: per giudicare come criminali di guerra e condannare per attentato all'umanità i gruppi di potere che minacciano la guerra nucleare e ne realizzano concretamente il potenziale, c'è bisogno che sia scatenata la guerra, che sia cioè annientata l'umanità fino alla soluzione finale della sua sopravvivenza. Allora e soltanto allora, se ombre di uomini sopravviveranno, raduneranno un'altra Norimberga per condannare i criminali di guerra?
È tempo il nostro di rivedere seriamente i criteri di giudizio nei confronti delle cause di male, di pervertimento morale, di progresso della disumanità, da parte della magistratura, del magistero religioso, della coscienza pubblica, popolare.
Il pericolo estremo che l'umanità corre nel nostro tempo è ancora una volta l'impossibilità che sia posta la scure alla radice dell'albero maledetto della guerra. E adesso è, sembra, l'ultima occasione.

Criminalità della guerra
A livelli mondiali, da sempre, ma con forme e misure inusitate nel nostro tempo, impera sull'umanità e domina incontrastata, la criminalità.
E, attenzione, perché dicendo «criminalità» non bisogna cedere al giochetto politico alienante, accettando il giudizio di criminalità e polarizzandolo, fino all'esaurirne il terribile concetto, nella criminalità comune: quella che sfonda la casa, aggredisce all'angolo della strada, svaligia le ban-che, organizza i sequestri di persona, lo sfruttamento della droga, le organizzazioni mafiose, i terrorismi di destra o di sinistra... Questa criminalità, a qualsiasi livello, è criminalità periferica, ombra, rimbalzo, rigagnolo della criminalità costituita dal potere economico che porta in se stesso la criminalità dell'assolutismo della ragione economica, totalmente al di là e al di sopra dell'umanità e della disumanità. In appoggio e sostegno è la criminalità politica con il particolare aggravamento criminale della copertura, della mascheratura ideologica. Questa impalcatura di criminalità si affida e confida tutta la sua forza di dominio in continuo, inarrestabile movimento di espansione, sulla criminalità militare.
Un giudizio critico sulla storia non può avere incertezze nell'identificare militarismo e criminalità. La storia di ogni guerra è storia di criminalità. Qualche accenno appena.
La realtà militare è fondata sulla violenza e violenza esercitata e con piena giustificazione morale, fino alla più crudele, spietata disumanità. La coscrizione obbligatoria, pena la fucilazione. L'obbedienza equivalente all'annullamento della persona. La disciplina fondata sulla paura gerarchica. L'identificazione del «nemico» con esclusione assoluta della coscienza personale e di qualsiasi sensibilità umana. Giustificazione di ogni orrore purché ordinato ad uccidere. La vittoria determinata dalla misura dello sterminio. L'adempimento del dovere e la gloria che ne deriva proporzionata alla crudeltà della morte inflitta o subita... Realmente la guerra è la sintesi spaventosa della criminalità organizzata, glorificata, benedetta.
Nella guerra attuale chi deve essere prima di tutto sterminata è la popolazione di donne, vecchi e bambini: dal fondo del mare, dalla stratosfera, dalla distanza di 3.000-8.000 Km e più ancora.
È l'esistenza e la potenza di questa criminalità gratificata dalla gloria di difesa della civiltà e della libertà, o propagandata come difesa e affermazione del socialismo, che crea e costituisce l'equi-voco più aberrante e quindi il pericolo più micidiale dal quale è forse impossibile che l'umanità possa essere salvata. Tanto più che è da questa criminalità se è in misure uguali, equilibrata da una parte dall'altra, che la criminalità diventa l'unica possibilità di pace, l'unica speranza di salvezza per l'umanità.
Stando cosi le cose e non si vede come possano essere considerate diversamente se si è disposti a che il parlare sia «si, si e no, no» perché si è convinti che tutto il resto viene dalla menzo-gna, non è possibile non concludere che il tentativo di una lotta contro la guerra è l'ultima possibilità che rimane all'essere umano di avere coscienza di dignità umana e di viverla a costo di qualsiasi prezzo. Lasciare cadere questa lotta è rassegnarsi senza speranza che qualcosa che significhi «uomo» sopravviva a quella realtà di potere criminale che pare irreversibilmente deciso a spazzare via qualsiasi valore umano, ottenendo quindi questa prima distruzione di umanità distruggendo ogni valore umano e preparando la distruzione anche della sopravvivenza del mondo se richiesta e resa inevitabile dai tenebrosi giochi della criminalità imperialista.

Incoscienza popolare
Altro motivo indicativo e costitutivo della gravità del pericolo di guerra, a livelli locali, nazionali e mondiali, perché già l'individuo ne è, sembra, irrimediabilmente malato, è l'incoscienza. L'incoscienza è l'atteggiamento interiore che poi logicamente si riflette nei comportamento di rifiuto di responsabilità. Rifiuto che comporta l'indisponibilità a conoscere seriamente, a prendere coscienza della realtà oggettiva dei problemi e a farsene carico nella ricerca delle soluzioni.
L'incoscienza individuale è conseguenza e causa dell'incoscienza collettiva. E si concretizza in quella cultura fondata sulla delega, provocata dai centri di potere, suffragata dalla passivizzazione popolare. Praticamente l'incoscienza, attraverso la delega, comporta l'affidarsi, il conseguirsi alla gestione alienata e alienante, con la conseguenza di un consolidamento progressivo del potere, di qualsiasi potere, e di un servilismo per una dipendenza sempre più totalizzante, della base, della realtà popolare. La stessa democrazia risulta inquinata e avvilita quando le misure dell'incoscienza realizzano condizioni di delega e di passività, consentendo l'assolutizzazione del potere. È dalla democrazia rinunciataria che matura il cancro della dittatura. E è altrettanto vero per una correlazione di disumanità che è nel progredire dell'incoscienza, della passività popolare fino ai livelli di delega della stessa sopravvivenza o della distruzione dell'umanità, a determinare centrali di potere, che può esplodere l'orrore supremo della guerra nucleare.
L'incoscienza dell'umanità in questo nostro momento storico, è arrivata al punto di affidare e consegnare alla criminalità del potere economico, politico e militare dell'imperialismo russo e americano, il decidere della vita o della morte di tutta l'umanità attuale e futura.
È assurdità inimmaginabile che uomini si arroghino il potere di giocare le loro strategie di egemonia mondiale, manovrando la sopravvivenza o la distruzione come risorsa diplomatica accrescendo nel frattempo il potenziale bellico fino alle misure della cosiddetta dissuasione, macabro eufemismo per indicare superiorità assoluta della forza di distruzione, di sterminio dell'umanità. E altrettanto è al di là dell'immaginazione l'assurdità dell'incoscienza popolare che passivizzandosi in una delega incondizionata abbandona totalmente alla gestione criminale delle centrali di potere, gli spazi di libertà, di dignità umana, di uguaglianza di popoli e perfino - e siamo ai limiti del suicidio universale - del diritto alla vita, alla sopravvivenza dell'umanità vivente e futura.

Potere e incoscienza
Realmente il destino dell'umanità è tutto giocato in questa maledetta confluenza della criminalità del potere e dell' incoscienza dei popoli. E stranamente succede, adesso come sempre, che il crescere della misura di criminalità del potere, verificabile nella sua assolutizzazione progressi-va, specialmente economica e militare, provoca l'accentuarsi dell' incoscienza popolare riscontrabile in una progressiva normalizzazione del clima di guerra, in un accentuarsi della sua inevitabilità e quasi della sua necessità. È di qui il consenso agli investimenti militari, il favorire l'industria bellica, l'accettazione delle basi missilistiche, l'adesione incondizionata e subalterna ai patti Atlantico e di Varsavia. E più ancora favorisce il clima di guerra e la sua normalizzazione come componente della realtà attuale, la convinzione che la guerra non può esplodere perché sarebbe la fine del mondo (e la pace che fiorisce sull'equilibrio del terrore) con la conseguenza dell'attenuarsi della paura e della crescita dell'incoscienza. E altrettanto favorisce il clima di guerra e la sua normalizzazione, il senso di sicurezza che proviene, secondo tutta una criminale propaganda, dalla protezione del Patto Atlantico, dal suo potenziale bellico esistente e in via di formidabile rafforzamento.

Responsabilità dell'Europa
Forse impedirebbe la guerra e la fine apocalittica dell'umanità, salverebbe la pace e la soprav-vivenza, se i popoli dell'europa dell'est e dell'ovest, avessero coscienza della tremenda realtà strategica che li riguarda: in una guerra scatenata fra i due imperialismi, America e Russia, per risolvere il problema del ruolo primario o subalterno nel mondo, questa guerra, almeno nella fase ini-ziale ma sufficiente per fare terra bruciata annientata, dalla Finlandia alla Sicilia, sarà combattuta in Europa.
È assolutamente urgente annullare la separazione e l'opposizione dei popoli europei. Il patto Atlantico e il patto di Varsavia sono il detonatore del potenziale nucleare che spazzerà via dalla storia e dall'esistenza l'Europa.
Se i popoli europei non opereranno questa gigantesca ribellione al tentativo criminale di coinvolgimento dell'Europa nell'ingranaggio disumano degli interessi imperialistici e delle strategie militari delle centrali di potere americane e russe, la guerra si abbatterà sul mondo scatenando quella violenza attualmente equivalente a ottantamila Hiroshima.
Sui popoli dell'Europa occidentale pesa la tremenda responsabilità di essere nella condizione politica capace di favorire un recupero di coscienza, un dilatarsi dell'opinione pubblica di respinta della guerra, un imporsi di volontà popolare di disarmo, si sganciamento da servitù militari, di gestione libera dei propri destini.
Nella fiducia (senza fiducia non c'è pace ma unicamente guerra) che anche i paesi dell'Europa orientale risveglino quella coscienza, sicuramente soltanto oppressa e soffocata, di liberazione da servitù militari e insieme la volontà d'incontro e di collaborazione di un'Europa unita nella pace.
Quest'Europa che da che mondo è mondo non ha mai avuto un respiro di pace. Adesso che i popoli europei non hanno motivi di guerra lungo i propri confini, finalmente senza filo spinato, quest'Europa è la famosa «terra di nessuno» fra le due trincee e le baionette sono innestate, pronte all'assalto mortale.


don Sirio Politi


in Lotta come Amore: LcA novembre 1981, Novembre 1981

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