Vado al lavoro al mattino
e sono come l'acqua del fiume
a scorrere dentro le sponde,
varco il cancello di fabbrica
come sfociare nel mare
Fra me e l'utensile non trovo differenza
ci accumuna lo stesso motivo:
la produzione al massimo del rendimento
Mi guardo intorno e vedo anime morte
ombre di esseri umani
organizzati dietro compenso
ad accumulare capitali e potere
nelle mani che ci stanno stritolando
Perché l'operaio in fabbrica con un numero per nome
il contadino piegato sulla terra del campo
l'artigiano del lavoro economia sommersa
il professionista dalla borsa di cuoio
l'impiegato, camicia bianca e cravatta
la donna nel tepore di casa
o a trattare la spesa del supermercato
o a strappare un lavoro per sbarcare il lunario
i ragazzi a scuola e gli insegnanti
il medico, il giornalista, lo scienziato,
la folla che corre per le strade
sospinta dal bisogno, affascinata dal benessere...
quest'immenso ingranaggio umano
a guardare fino in fondo, a cosa serve?
Immagine della storia è il nostro tempo
e forse consumazione estrema
come un lungo cammino che arriva alla meta:
Nei paesi socialisti il lavoro è disumano
rubato dalla burocrazia di regime
e trasformato in potere imperialista
Nei popoli occidentali il lavoro
è sfruttamento capitalista e ripagato
saldando ai piedi la catena del denaro
Uguale imperialismo, identica schiavitù
da affermare e consolidare
minacciando distruzione universale
se questo equilibrio imperialista
da una parte o dall'altra sia minacciato
Forse l'orrore delle armi nucleari
è la morte di ogni libertà
ultima spiaggia dove dignità umana
è affogata dalla disumanità
I due poteri che si dividono il mondo
ci hanno divisi e separati
in blocchi gli uni contro gli altri armati
Da una parte gli asserviti
alla libertà del capitale
dall'altra gli oppressi
dall'utopia del socialismo reale!
E adesso libertà è a prezzo
di arsenali spaventosi di armi nucleari
e la sua difesa è in mano ai generali
Dall'Afganistan al Salvador
dalla Polonia all' Africa del sud
dal Cile fino alla Cambogia...
c'è un soldato a far la sentinella
e a sparare a vista al «chi va là»
se una voce risponde: «sono la libertà»
È forse tramontato il tempo
e svanita è perfino la speranza,
in cui il potere operaio, il sindacato
combatteva quella antica battaglia
per realizzare la storia di un'umanità diversa?
Non sono contro il sindacato
quest'unica forza di speranza proletaria
e detesto l'autonomia sindacale
affermazione di corporativismo qualunquista,
ma il problema, sindacati federali,
non è il costo del lavoro
fatto dei quattro soldi allo scatto contingenza
il problema di fondo, decisivo
è la dignità dell'operaio e la difesa del lavoro
e il peso operaio sulla bilancia dei poteri dello stato
Il nemico è la piovra del capitalismo
questa razza bianca insaziabile bestia apocalittica
che divora due terzi dell'umanità
per impinguare la sua disumana obesità
E alleato è l'infernale macchina dell'esercito
ingranaggio orrendo di obbedienza e carri armati.
Si annida questo orrore nella gerarchia dei generali
e corre a forza di «signor sì" fino ai caporali
e avverrà che i nostri figli un fucile imbracceranno
e spareranno ad altezza d'uomo
se si apriranno i cancelli delle fabbriche
e usciranno gli operai cantando: «Libertà»
Questo popolo deve sapere e scegliere
se vuole una pace garantita dal mitra dei soldati
e dai missili puntati a testata nucleare
o se vuole una pace fiorita dall'immensa risata
degli uomini e delle donne libere del mondo
che nel ridicolo seppellisca
della Russia e dell'America i presidenti
i generali della Nato e del patto di Varsavia
tutti i gonfiati di potere economico, politico, militare
insieme a quelli del potere religioso e sindacale.
Sirio
(dal teatro contro la guerra "Le ombre di Hiroshima" in via di allestimento)
in Lotta come Amore: LcA gennaio 1982, Gennaio 1982
Luigi Sonnenfeld
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