I carrieristi dell'ins. religioso nella scuola

Premetto che sono una cattolica non favorevole all'insegnamento della religione nella scuola statale che ritengo una delle conseguenze negative del Concordato.
In questa sede non è mia intenzione analizzare i diversi motivi di questa mia posizione ma, in qualità di cattolica e di collega, proporre agli insegnati di religione lettori di ReS il seguente quesito: è giusto che gli insegnanti di religione usufruiscano di un punteggio valevole per ogni graduatoria della scuola statale mentre la stessa Curia, nel conferire loro la nomina, usa i criteri più diversi e non si avvale di alcuna graduatoria?
In tal modo essi sono, da parte della Curia, oggetto di nomina più o meno arbitraria, conseguita la quale diventano essi stessi soggetto di ingiustizia nei confronti degli altri colleghi.
Si verifica infatti, e sempre più spesso, che insegnanti di religione, laici e non, usano quel punteggio per passare ad altro insegnamento una volta conseguito un titolo di studio statale.
Cosi chi non ha voluto o potuto accedere, per proprie convinzioni o per altri motivi, all'insegnamento della religione è costretto ad un lungo precariato o alla disoccupazione mentre chi usufruisce del punteggio accumulato insegnando religione è chiaramente avvantaggiato.
Ed ancora: non sembra agli insegnanti di religione che questa situazione privilegiata possa nuocere o screditare lo stesso insegnamento della religione dato che questo può essere ambito per fini di carriera o può apparire come un insegnamento privilegiato più di quanto in realtà non sia?
Sembrerò un'illusa ma mi auguro vivamente che proprio dagli stessi insegnati di religione venga la proposta di eliminare la palese ingiustizia e l'assurdità del punteggio valido per ogni graduatoria.
L'ingiustizia è dovuta al fatto che tale punteggio avvantaggia gli insegnati di religione "atipici" nel possesso di un titolo non statale e perché nominati dalla Curia, nei confronti di chi con titolo statale aspira alla nomina da parte dell'istituzione scolastica; l'assurdità è data invece dal fatto che il punteggio, che non serve per il reclutamento degli insegnanti di religione, diventa utile quando si passa ad un altro insegnamento.
Infine ritengo che una tale iniziativa, qualora venisse attuata nulla toglierebbe all'insegnamento della religione che si purificherebbe da ogni velleità carrieristica; e nulla toglierebbe alla categoria degli insegnanti di religione che potrebbero pur sempre usufruire di un punteggio valevole per una loro graduatoria nel rispetto della quale ottenere che l'Autorità diocesana effettui annualmente le nomine.
Ringrazio per l'attenzione e spero che il problema da me sollevato susciti l'interesse e l'impegno soprattutto di quelli, tra gli insegnanti di religione che privi di ambizioni carrieristiche, intendano portare in tale insegnamento una autentica testimonianza cristiana.

Antonia Ragusa
Grottaglie (TA)


in Lotta come Amore: LcA settembre 1982, Settembre 1982

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