2° Il mistero

"Dov'è il tuo Dio?" (Sal. 41)

Mistero è parola che non piace a tutti: è giudicato contro la razionalità, la cultura, la scienza e cioè contro l'uomo, se non altro perché indica i limiti o le impossibilità della sua conoscenza. Può apparire come un ridimensionamento dell'orgoglioso sapere tutto, fino alla restrizione, ad un ridottissimo diametro del cerchio, dentro il quale la scienza può non riuscire che ad agitarsi e ribollire allegramente.
A me, povero operaio dello spirito e della materia, questa parola "Mistero" dice, insegna, rivela tantissime cose, inconoscibili, inspiegabili, eppure chiarissime, mi è come una sintesi di tutto ciò che non conosco e che pure mi sembra di conoscere profondamente e cosi tanto da ritrovarmi come quando il sole mi accende di luce e mi colma di calore: non so niente di fisica e di astronomia eppure una conoscenza meravigliosa mi splende nell'anima, mi avvolge, mi penetra e mi dilata nel Mistero. Cosi è tutto nell'esperienza della vita, nel rapporto con le cose, le persone, la vicenda della storia, questo immenso mistero che fascia e raccoglie in sé tutta l'esistenza, da ogni battito di cuore al palpitare delle stelle.
Piaccia o no, sta il fatto, è concretezza indubitabile, che siamo e viviamo immersi nel Mistero. L'inconoscibile se fosse un muro ci sbatteremmo sempre di contro, è ad ogni passo, quando alziamo gli occhi a guardare o quando li teniamo chiusi, strinti, per non voler guardare. Se fosse un mare, un abisso ci precipiteremo continuamente: camminiamo sempre sull'orlo del precipizio e la profondìtà ci richiama e ci risucchia irresistibilmente.
Io ho accettato il Mistero con semplicità e serenità. Esattamente come l'aria che respiro, l'acqua da bere, il pane da mangiare. E cioè accogliendone dolcemente la dipendenza, immensità della sua misura,i1 mio perdermici come in uno spazio senza limiti, orizzonti. Il Mistero non mi è nemico, una realtà al di fuori, un opposto, un contrario e cioè una consistenza a se stante, un vuoto a perdita d'occhio, un buio impenetrabile, un'esistenza non esistente eppure alternativa, in contrapposizione nonostante la sua inafferrabilità.
Non è cosi per me. Alla conflittualità preferisco l'accoglienza, all'irrazionalità l'intelligenza (facoltà assai altra cosa della razionalità) alla scienza la conoscenza e forse al cervello il cuore.
È qui che il Mistero non è "altro" da me anche se è "oltre" e cioè spazio infinito dove tutto e ogni cosa è contenuta, si muove, si completa, perché il Mistero è l'esistenza nella sua totalità, mentre il conosciuto e il conoscibile è una parte e forse estremamente ridotta. Ma non mi offende. Questa riduttività, non mi dispiace prima di tutto perché è perfettamente normale, logica e giusta e poi perché tutto il resto (che è praticamente il tutto) è Mistero cioè modo diverso di rapporto, conoscenza capace di comunicarmi (a me e all'universo) ragion d'essere, il sapere essenziale e pienezza, compiutezza di vita.
Volevo semplicemente dire che il Mistero è per non essere imprigionati, costretti, chiusi, oppressi. Perché anche l'orizzonte, quando cerco lo spazio dove respirare la totalità, mi chiude e mi rinserra, tanto più la ragione; la razionalizzazione. Perfino la rivelazione scritta, dentro le pagine di un libro che racconta, mi soffoca spesso come catena al piede e le ali servono per troppo breve volo. Così la ricerca teologica, questo camminare costretto su strade tracciate e obbligate: anche i dogmi li sento spesso imposizione di razionalismi storicizzati e mi servono non di più che una porta, una finestra che si apre per la libertà della visione, della contemplazione. L'unica respirazione di purissimo ossigeno è la preghiera non legata alla parola, né all'elevazione interiore e nemmeno alle intuizioni della Fede, ma alla perdizione di sé, tutta nello smarrirsi del Mistero, come camminare senza sapere dove, ma semplicemente "verso" orientandosi al richiamo delle stelle avvertite in quel segreto, in quel nascosto del sé stesso e dell'universo, dove unicamente palpita e trepida il Mistero.
Perché Conoscenza e Amore sono possibili soltanto quando Mistero e Mistero s'incontrano e si abbracciano perché è allora, e unicamente, che fiorisce la Verità.
È quando la razionalità, questo orgoglio sciocco dell'uomo, dilata i propri spazi e diminuisce o tenta di diminuire quelli del Mistero riducendolo all'inconoscibile, all'irrazionale e quindi all'assurdità, che fanno tenebre e buio e non rimane che il brancolare a tentoni, aggrappandosi a tutto per evitare l'abisso.
Non è il Mistero che impedisce o restringe la conoscenza, piuttosto è la conoscenza che non accetta e respinge il dilatarsi nel Mistero. Perché spesso gli occhi chiusi vedono assai più di quelli aperti e nel buio può illuminarsi splendore di luce più che all'aurora del mattino.
E qui che spesso amo il non capire, il non sapere e certamente non per predilezione dell'igno-ranza, ma perché spesso perfino l'evidenza mi oscura e mi annebbia l'anima, la chiara visione delle cose e la profondità del loro Mistero. la conoscenza del cuore umano e l'abisso senza fondo del suo Mistero, l'intuizione del filo conduttore della storia e la terribilità sconcertante ed esal tante del suo Mistero.
E poi amo il Mistero perché nel Mistero mi incontro con Dio e con tutto il suo inconoscibile e ineffabile Mistero.
Cosa giova all'uomo, è detto da Chi parlava dalle profondità infinite del Mistero, cosa giova all'uomo guadagnare (il verbo usato è estremamente indicativo) tutto il mondo se poi perde1'anima sua?
E lo sconcertante del nostro tempo è che tutta la nostra cultura attuale è ordinata, finalizzata a conquistare e possedere tutto il mondo con il convincimento che qui in questo possesso universalizzato dall'atomo agli spazi siderali, è anche la salvezza, cioè l'affermazione, la compiutezza dello spirito umano, cioè del suo destino, del suo Mistero.
È la terribile, tragica irrisione che ad ogni giorno che passa si tramuta e forse irreversibilmente, nella prospettiva paurosa di perdere tutto e corpo e anima, esistenza e speranza.
Forse e lo penso e lo credo, nel più nascosto di me, nel cielo interiore, là dove vibrano le certezze più radiose come il brividìo delle stelle nel firmamento, se l'umanità recuperasse e ritrovasse la preziosità essenziale del Mistero e ne vivesse lo spazio e s'inebriasse liberamente della sua pace, la salvezza e la sua gioia sostituirebbe l'incubo dell'incerta sopravvivenza, dell'irrazionalità di una civiltà ammalata cronica di possesso, di potere, di assurdo benessere.
Bisognerebbe, è certo, disfarsi, liberarsi di molte cose, lasciar cadere tutta una cultura, ritrovare la volontà di un ridimensionamento di troppi assoluti e più che tutto purificarsi dalla disumanità di quell'assoluto, irrazionale e pazzesco, del proprio io. A livelli individuali, collettivi, di popoli, di blocchi imperialistici, di razze.
Perché il Mistero insegna e la sua Parola non passerà, non sarà smentita. che è conveniente, opportuno, ragionevole, intelligente, umano... vendere anche tutto quello che si possiede per comprarsi la perla preziosa, il campo dove, scavando, è possibile e unicamente, trovare il tesoro.
Ecco, la perla e il tesoro, sono il Mistero. Perché il Mistero si apre e aprendosi rivela, manifesta, offre Dio. Tutto Il Mistero di Dio e quindi anche la conoscenza di te, di lui, di lei, del mondo, del tempo, dell'universo, della vita e della morte.
Perché sulla porta del Mistero (non è lassù o lontana o chissà dove, ma, qui, davanti a te e aspetta soltanto di spalancarsi) è scritto: "Chiedete e vi sarà dato. Cercate e troverete: Bussate e la porta vi sarà aperta. Perché chiunque chiede riceve, chi cerca trova, a chi bussa sarà aperta la porta".


don Sirio


in Lotta come Amore: LcA marzo 1983, Marzo 1983

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