Pensiamo che sia giusta e doverosa la diffusione di questa intervista pubblicata dal periodico del M.I.R. (Movimento internazionale Riconciliazione) nel numero di aprile. Si tratta di una testimonianza terribile, sconcertante, dell'"orrore religioso" che la guerra e la Chiesa, unite in una collaborazione dissacrante e disumana, possono realizzare. E' un tremendo chiarimento di responsabilità, al di là di ogni sopportazione, che la Chiesa gerarchica ancora non ha trovato come assolvere. E' un pressante, angoscioso invito, uno scongiurare appassionato e tormentatissimo, ad una liberazione di Dio, di Gesù Cristo, del sacerdozio, dei sacramenti... dall'inferno della guerra, dove non può essere Amore ma dove è esclusivamente ed inesorabilmente dannazione.
Ci auguriamo che questa pagina ma più ancora l'angoscia inconsolabile di questo Cappellano Militare, bussi alla porta e nonostante la sentinella, entri nella caserma, Salita del Grillo - Roma, dove ha la sua sede l'Ordinariato Militare e cioè il Vescovo delle Forze Armate e il suo Stato Maggiore.
L'intervista è del teologo americano C. Mac Carthy al Padre Zabelka, cappellano militare degli squadroni di bombardieri che sganciarono la bomba atomica su Hiroshima e Nagasaki il 6 e 9 agosto 1945.
Padre Zabelka partecipa ad un pellegrinaggio partito dall'America alla volta di Betlemme. Dal 6 luglio al 14 settembre il gruppo dei marciatori per la pace passerà dall'Italia: Aosta, Ivrea, Vercelli, Milano, Bologna, Firenze, Siena, Roma, Frosinone, Campobasso, Foggia, Bari di dove il gruppo passerà in Grecia alla volta della Palestina.
- Padre Zabelka, in che relazione siete con i bombardamenti di Hiroshima e Nahasaki dell'agosto 1945?
- Nel/' estate 1945 ero Cappellano militare del 509° gruppo sull'isola di Tiniam, quello che ebbe l'incarico di portare la bomba atomica.
- Quali erano i vostri doveri verso quegli uomini?
- Quelli soliti. Dicevo la messa la domenica e durante la settimana. Confessavo e parlavo ai giovani, ecc. Niente di diverso da quello che facevano gli altri cappellani durante la guerra.
- Sapevate che il 509° avrebbe dovuto sganciare la bomba atomica?
- No. Sapevamo solo che si doveva sganciare una bomba più potente e molto diversa dalle altre, anche da quelle superbombe che erano state usate in Europa; ma prima del 6 agosto 1945 non l'abbiamo mai chiamata bomba atomica e non sapevamo bene di che si trattava. Prima ne parlavamo come della "cosa".
- Quindi non sapevate che bisognava sganciare una bomba atomica; perciò non avevate ragione per dare consigli particolari agli uomini; o di predicare in pubblico il problema morale di questa bomba.
- Questo è vero, certo. Non parlai mai contro il bombardamento perché ignoravo, come gran parte della gente sull'isola, che cosa si stava preparando; perciò non l'avrei potuto fare. Spero che questa possa essere la mia difesa davanti a Dio. Ma il giorno del Giudizio, credo che avrò bisogno soprattutto di misericordia piuttosto che di giustizia.
- Perché? Certamente Dio non poteva volere che voi agiste secondo idee che non vi erano nemmeno venute in testa.
- Come prete cattolico, il mio dovere era di curare il mio popolo o chiunque altro affinché fosse vicino allo spirito e al cuore di Cristo. Come cappellano militare, dovevo far sì che i giovani si comportassero secondo l'insegnamento della Chiesa cattolica e di Cristo riguardo alla guerra. Quando penso al passato, non mi pare di aver assolto a questi doveri. .
- Perché dite questo?
- Non dico che ho trascurato i doveri di competenza come cappellano. Ho fatto del mio meglio per mettere a disposizione di tutti la messa e i sacramenti, ho anche guadagnato il brevetto di paracadutista per fare meglio il mio lavoro. Né ho mancato di predicare e insegnare quello che la Chiesa si aspettava che io facessi. Tantomeno mi sono contentato di parlare ai giovani della loro vita sessuale. E come la gran parte dei cappellani militari ero categorico su problemi come l'uccisione o la tortura dei prigionieri. Ma c'erano altri problemi sui quali non si dicevano cose altrettanto chiare.
- Per esempio?
- La Chiesa ha sempre proibito la distruzione dei civili; e se un soldato mi fosse venuto a chiedere se poteva tirare una pistolettata in testa ad un ragazzo glielo avrei proibito formalmente. Sarebbe stato un peccato mortale. Ma nel 1945 l'isola di Tiniam era il campo d'aviazione più grande del mondo. 24 ore su 24 potevano decollare da lì tre aerei al minuto. Molti di questi aerei partivano per il Giappone con lo scopo preciso di uccidere non un ragazzo o un civile, ma di massacrare centinaia, migliaia e decine di migliaia di ragazzi e di civili. E io non ho detto niente.
- Perché? Lo sapevate bene che questi bombardamenti uccidevano civili a migliaia? o no?
- Sì, certo che lo sapevo e lo sapevo con una chiarezza che nessun altro poteva avere.
- Che volete dire?
- Come cappellano dovevo spesso entrare nel mondo dei giovani che rischiavano di impazzire per azioni che avevano compiuto durante la guerra. Mi ricordo di un giovane che aveva partecipato a bombardamenti di città giapponesi. Era internato perché sull'orlo di un tracollo totale. Mi raccontò che era stato in missione a bombardare a bassa quota; volando lungo una via principale della città, apparve, dritto davanti a lui, un ragazzino che alzò gli occhi, meravigliato. Il soldato sapeva che qualche minuto più tardi quel ragazzo sarebbe stato bruciato dal napalm della bomba che stava sganciando. Sì, lo sapevo che si ammazzavano anche i civili. Tuttavia, non ho fatto nemmeno una predica agli uomini che massacravano i civili per condannare il massacro.
- Ancora una volta, perché?
- Perché avevo subito un "lavaggio del cervello". Non mi è venuto mai in testa di dover protestare pubblicamente contro le conseguenze dei bombardamenti. Mi avevano detto che erano necessari; apertamente i militari e implicitamente la mia Chiesa. Per quel che sapevo, non c'era un cardinale né un vescovo americano che si opponeva a questi bombardamenti massicci. In questo caso il silenzio, soprattutto il silenzio di un organismo pubblico quale è l'insieme dei vescovi americani, era equivalente alla approvazione. Tutta la struttura della società civile, religiosa e militare mi diceva che era giusto annientare i "gialli". Dio era con il mio paese, i giapponesi erano i nemici e io ero assolutamente convinto di quello che mi insegnava il mio paese e la Chiesa a proposito dei nemici. Non avevo bisogno di nessun testo teorico specialistico per esserne convinto. L'azione giornaliera dello stato e della Chiesa tra il 1940 e il 1945 dimostrava chiaramente quale doveva essere l'atteggiamento cristiano di fronte ai nemici e alla guerra più di quanto potevano dirlo S. Agostino o S. Tommaso. Io ero sicuro che quella distruzione di massa era giusta; ne ero talmente sicuro che non ho pensato mai a propormi il problema morale. Avevo subito un lavaggio del cervello, senza violenza o torture, ma semplicemente a causa del silenzio della mia Chiesa. Del silenzio e della cooperazione attiva in mille piccole cose con la macchina di guerra del mio paese. Ad esempio, dopo aver finito la scuola di cappellano ad Harvard, il vescovo di Boston del tempo, Mons. Cushing, ha benedetto il mio calice militare. Quale messaggio poteva essere più chiaro? C'è stato un "lavaggio del cervello" bello e buono.
- Allora, siccome non avete protestato contro la morale dei bombardamenti delle città e della loro popolazione civile, credete di essere moralmente responsabile di questi bombardamenti atomici?
- Infatti, un bombardamento al napalm, vicino Tokio, in una sera bruciarono 75.000 persone. centinaia di migliaia furono distrutte a Dresda, Amburgo e Coventry. La novità dei 145.000 esseri umani uccisi a Nagasaki stava solo nel fatto che là ci fu una sola bomba. Non aver parlato della deplorevole corruzione morale del massacrare dei civili, è stato, secondo me, un fallimento sia come cristiano che come prete. Hiroshima e Nagasaki sono capitati quando il mondo cristiano voleva proprio questo; tanto che poi ha preparato la coscienza a sfuggire alle responsabilità e a giustificare l'impensabile.
Sono sicuro che ci deve essere qualche documento che deplora la morte dei civili nella guerra moderna, e che quelli che hanno il potere nella Chiesa lo tireranno fuori per mostrare che la Chiesa aveva mantenuto una direzione morale chiara ai suoi fedeli durante la seconda guerra mondiale. Ma io l'ho vissuta e posso dirvi che nella Chiesa l'atteggiamento morale ed operativo era al massimo indifferente, silenzioso e connivente, se non sosteneva queste attività facendo leva sulla fede, benedicendo quelli che le facevano. Non dico questo per giudicare gli altri, perché non conosco la loro anima, né ora né allora. Lo dico come uno della gerarchia cristiana dell'epoca. Capite bene allora che il giorno del Giudizio finale io non cercherò tanto la giustizia. Solo la misericordia mi salverà.
- Voi dite che il bombardamento atomico di Nagasaki è capitato quando la Chiesa lo stava cercando? Che volete dire?
- Durante i primi tre secoli - i secoli più vicini ai tempi di Cristo la Chiesa era pacifista. Con Costantino, la Chiesa ha accettato l'etica romana della guerra giusta e ha cominciato a coinvolgere i suoi fedeli in nome dello stato; dopo in nome della fede. Cattolici, ortodossi e protestanti, per quante divergenze teoriche avessero, erano tutti d'accordo che l'insegnamento chiaro e senza equivoci di Gesù, sul rifiuto della violenza e sull'amore dei nemici, non bisognava prenderlo sul serio. Ogni confessione cristiana ha modificato, secondo giustificazioni teoriche diverse, l'insegnamento di Nostro Signore fino al punto di fare ciò che Gesù aveva condannato: rendere occhio per occhio, massacrare, storpiare, torturare. Mi sembra che fu inevitabile che diciassette secoli di terrore e di massacri cristiani ci abbiano condotti al 9 agosto 1945. Io ero l'erede, così come lo era il pilota cattolico dell'aereo di Nagasaki, di un cristianesimo che per diciassette secoli si è impegnato nella vendetta, l'assassinio, la tortura, la ricerca della potenza e della violenza; e tutto questo nel nome di Nostro Signore. Io prego affinché Dio ci perdoni per aver falsato l'insegnamento del Cristo e per aver distrutto il mondo che lui ci ha portato. Io sono stato cappellano militare là dove il processo storico, iniziato dal tempo di Costantino, ha raggiunto il suo livello più basso, quello attuale.
- Che volete dire quando parlate del livello attuale?
- In poche parole, che l'atteggiamento generale rispetto alla guerra, nella Chiesa e fuori, è cambiato di ben poco dal 1945. Le massime autorità delle chiese cristiane insegnano qualcosa che il Cristo non ha mai insegnato e neanche suggerito, cioè il principio della guerra giusta; un principio che mi sembra del tutto screditato, sotto l' aspetto teorico, storico e psicologico.
Per me, se le Chiese cristiane non si pentono e non cominciano a proclamare con le parole e con le azioni quello che Gesù ha proclamato sulla violenza e sui nemici, sarà inevitabile che la violenza e la distruzione aumenteranno senza limiti. Fino a quando l'appartenenza alla Chiesa non vorrà dire che un cristiano sceglie di non impegnarsi nella violenza qualunque sia la sua giustificazione, ma al contrario sceglie di amare, di aiutare, di perdonare e di pregare per tutti i nemici; fino a quando l'appartenenza alla Chiesa non vorrà dire che il cristiano non può essere militare americano, polacco, russo, inglese, irlandese ecc.; fino a quando l'appartenenza alla Chiesa non vorrà dire che un cristiano non può pagare le tasse per uccidere altri e fino a quando la Chiesa non dirà tutto ciò in un modo chiaro anche per l'anima più semplice; fino ad allora l'umanità non può aspettarsi che delle notti tenebrose di massacro. In una dimensione ancora sconosciuta per la storia, a meno che la Chiesa non riprenda l'insegnamento di Gesù in una maniera inequivocabile e senza tentennamenti, non sarà il lievito celeste (divino) nella "massa umana", così come dovrebbe essere. "La scelta è tra la nonviolenza o la non esistenza" ha detto M. Luther King, e lui non parlava e non parla in maniera figurata. Per la Chiesa e per la gerarchia delle diverse Chiese cristiane è il momento di mettersi in ginocchio e di pentirsi per aver falsato la parola di Cristo. La comunione con il Cristo non ci può essere quando si disobbedisce al suo insegnamento più chiaro. Gesù non ha autorizzato nessuno dei suoi discepoli a sostituire la violenza all'amore, né me, né Jimmy Carter, né il Concilio Vaticano e nemmeno il Consiglio Ecumenico.
- Padre Zabelka, quali sono le azioni immediate che voi vi augurate affinché la Chiesa divenga "il lievito divino nella massa umana'?
- La prima è insegnare a tutti i cristiani che ci sono nel mondo che l'insegnamento del Cristo, che è l'amore dei nemici, non è facoltativo. Nella mia vita, ho frequentato molte parrocchie, ma non ne ho trovata nessuna nella quale si domandasse esplicitamente all'assemblea di pregare per i suoi nemici. Io credo che questo sia essenziale.
La seconda azione che propongo rischia di farmi apparire disperatamente fuori dalla realtà. Suggerirei la necessità immediata di convocare un Consiglio Ecumenico il cui scopo preciso sia di dichiarare che la guerra è totalmente incompatibile con l'insegnamento di Gesù e che i cristiani a partire da questo momento non possono né partecipare né finanziare la guerra. L'effetto sarebbe quello di avvertire tutte le nazioni del pianeta che a partire da ora esse dovranno scannarsi senza la partecipazione dei cristiani, senza la partecipazione né fisica, né finanziaria né spirituale. Certamente ci sarebbero tanti altri problemi dei quali i cattolici, gli ortodossi e i protestanti vorrebbero discutere durante un Consiglio Ecumenico senza affrontare il duro insegnamento di Cristo sui nemici e sulla violenza. Ma mi sembra che i problemi come il primato di Pietro sono di gran lunga meno urgenti e distruggono molto meno la credibilità della Chiesa e del mondo di Dio che il problema della partecipazione dei cristiani alla violenza e al massacro o della loro giustificazione. Io credo che il fatto che la Chiesa continui a non annunciare chiaramente gli insegnamenti di Gesù distrugga quotidianamente la sua credibilità e la sua autorità negli altri campi.
- Credete che ci sia un minimo di probabilità che le diverse confessioni del cristianesimo si uniscano in un Consiglio Ecumenico per dichiarare che la violenza e la guerra non sono accettabili dai cristiani in qualsiasi circostanza?
Ricordatevi che l'ho detto che rischio di apparire irrealista. Ma d'altra parte quello che è impossibile agli uomini e alle donne è tuttavia possibile a Dio, purché la gente impegni un po' della sua libertà per cooperare un poco. Chi può immaginare che succederebbe se il Papa, il Patriarca di Costantinopoli e il Presidente del Consiglio Mondiale delle Chiese chiedessero unanimemente questo Consiglio? D'una cosa sono sicuro, che il Signore Nostro sarebbe contento se la sua Chiesa insegnasse di nuovo, senza equivoci, quello che lui ha insegnato, senza equivoci.
in Lotta come Amore: LcA giugno 1983, Giugno 1983
Luigi Sonnenfeld
e-mail
tel: 058446455