Lettera a un monaco

Carissimo Padre,
avevo in mente di scriverti per comunicare a voi monaci, un'idea che ormai mi porto nell'anima. In questo momento storico mi sembra che sia in gioco uno di quei richiami da parte dello Spirito, che a non raccoglierlo è gravissima responsabilità: "ho timore di Dio che passa" diceva S. Agostino.
La pace attualmente è valore essenziale davanti a Dio e agli uomini, per le condizioni di una assoluta necessità e urgenza, di essere finalmente scoperto, conosciuto, accolto e risolutamente vissuto, da chi vuole seriamente interessarsi al Mistero di Dio e alle speranze degli uomini di buona volontà. I segni dei tempi sono chiarissimi per un risvegliarsi di coscienza popolare in via di progressiva dilatazione e responsabilizzazione e per un miracoloso raccogliere di questo momento di grazia da parte della Chiesa.
E in modo particolare mi riferisco al documento dell'episcopato degli Stati Uniti "La sfida della pace" che sta scuotendo il secolare torpore e l'equivoco assurdo della cultura cattolica tradizionale.
Ormai s'impone la ricerca di "una teologia della pace", come dicono i vescovi americani, "che dovrebbe fornire un solido fondamento all'impegno per la costruzione della pace in una visione biblica del regno di Dio e dovrebbe collocarlo al centro del ministero della Chiesa".
Mi sembrerebbe giusto e doveroso che la realtà monastica, in tutta la sua altezza, larghezza e profondità, assumesse questo impegno di pace specificandolo, in una profonda visione di Fede, dal punto di vista mistico, contemplativo e quindi con una particolare attenzione, ricerca e conoscenza attraverso e nella preghiera.
Assumere la pace come conoscenza, adorazione, contemplazione, visione di Dio, è certamente penetrare nel Mistero di Dio che è Amore.
Va bene la pace in mano ai movimenti pacifisti che sempre più hanno il merito di coscientizzare le realtà popolari e di provocare pressioni e urgenze alle centrali del potere politico. Va bene anche la pace e la sua evangelizzazione affidata e consegnata alle saggezze ed equilibri diplomatici dei discorsi e dei viaggi del Papa... ma ormai la pace e cioè la salvezza richiede e implora che si "aprano i Cieli e germogli dalla Terra" fiorisca e fruttifichi cioè dall'incontro, come il Redentore, dello Spirito e dell'uomo, del Mistero e della Storia. E forse questo è il momento del compiersi dei tempi.
La visione purissima della Fede ritrovabile nella contemplazione può e deve dare alla pace quella "liberazione" per la conoscenza della pace in Dio e di Dio nella pace, di cui la non-guerra (tutto ciò che non-guerra significa: disarmo, antimilitarismo, blocchi ecc.) è realtà terminale, logica, ma che antepone con antecedenze assolute, la pacificazione dello spirito umano e la purificazione da tutta una cultura anche vetero testamentaria e storico cristiana, dal quarto secolo in poi, inquinata di conflittualità.
Penso che il monachesimo nei confronti della pace dovrebbe assumersi questa missione di purificazione (di penitenza) e di affermazione, di testimonianza. E quindi di Fede, unicamente Fede.
Non vedo (specialmente da noi) altra realtà ecclesiale capace di questa chiarezza e di questo coraggio. Cioè di questa Fede.
Il nostro episcopato sta dolorosamente "dormendo" in attesa di esser risvegliato da Roma, ma a Roma "la purificazione non è ancora cominciata dal T empio". L'America centrolatina di questi giorni attesta che il Mar Rosso non è stato attraversato ancora verso la Terra Promessa "dove scorre il latte e il miele" della pace.
Perché i monaci non si fanno promotori come le comunità monastiche benedettine di clausura degli Stati Uniti di un ministero davanti a Dio e agli uomini (e a tutta la realtà ecclesiale) di un coinvolgimento "contemplativo" nel Ministero della Pace?
Una settimana (come un segno, ovviamente, di tutta una scelta di spiritualità, di preghiera, di ricerca teologica, contemplativa, mistica) di raccolta di comunità monastiche, maschili e femminili - compresa la clausura chiamata ad aprirsi per guardare il cielo e la terra e scoprire dove sta la "Benedizione" e responsabilizzarsene pagando qualsiasi prezzo, in totale dedizione alla Gloria di Dio e all'Amore all'umanità, una settimana vissuta nell'adorazione della Pace che è Dio, Trinità e Unità, che è Gesù Cristo, unità e pace di Dio e di Uomo?
Un messaggio sorprendente e stupendo che concluda una cultura certamente ammirevole e rispettabile di santificazione, ma da tradursi finalmente in un coinvolgimento d'incarnazione in un progetto di storicizzazione di "Cristo nostra pace, lui che ha vinto, distrutto l'inimicizia e ha fatto dei due popoli un solo popolo... riconciliando in se stesso tutte le cose, quelle del Cielo e quelle della Terra"...
So bene che io sono l'ultimo in ogni cosa, ma non posso lasciar cadere tutto "ciò che lo Spirito mi detta dentro... " e "lo Spirito è come il vento non sai di dove viene e dove va". È parola che il nostro tempo attesta che è Verità.
Ho fiducia che tu stia bene di salute e che la pace totale, quella che "Lui solo può dare" sia con te e con i tuoi monaci. Anch'io sto bene assai e continuo a vivere le mie giornate nel mio povero lavoro artigianale e a sognare la "nuove Gerusalemme dove ecc. ecc."
Un abbraccio affettuosissimo
Viareggio 9-3-83


Sirio


in Lotta come Amore: LcA giugno 1983, Giugno 1983

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